mcc43

Si avvicina l’anniversario della rivolta bengasina del 17 febbraio 2011. Il CNT si presenta al festoso appuntamento con alle spalle settimane che per moltissimi versi  sono state un disastro, come constatato dal presidente del consiglio  italiano, Mario Monti nella Libia allo sbando, che non ha potuto carpire al collega AlQeeb firme su accordi importanti. Dal sito  Globalist.ch  aggiungono:

Che la cosiddetta Libia democratica somigli molto più all’Iraq del dopo Saddam che alla Tunisia del dopo Ben Alì, lo hanno capito in molti. A cominciare dal presidente del Consiglio, Mario Monti, che le cronache dipingono come sconvolto dopo il suo viaggio a Tripoli. Gli avevano descritto una situazione tutto sommato tranquilla e sotto controllo, si è ritrovato in una città in preda all’anarchia, nelle mani di bande armate e di gruppi delinquenziali, con la Cnt sempre più all’angolo. Scampato il pericolo, Monti ha avuto molto da ridire sulla campagna libica. E forse non aveva e non ha tutti i torti.

L’unica impresa che agli occhi dei cittadini libici il CNT  ha all’attivo è stata quella di scalzare dal potere la famiglia Gheddafi. Una manovra  ottenuta facendo leva sull’invidia per trasformarla in feroce odio, ben più che su una sana voglia di libertà, e ciò non è estraneo alla litigiosità e alle violenze fra le bande tribali.  A rinverdire il ricordo  dell’unico successo e a riaccendere gli animi il CNT  si sta applicando alacremente da qualche giorno. 

Il 5 febbraio c’è stata una prima dichiarazione che ha fatto scalpore, riportata in  Libia delle torture e delle fandonie:

“Il ministro degli Interni libico , Fawzy Abdil al,  in visita a Londra rilascia (il 5) un’intervista esclusiva alla CNN  nella quale afferma:  ”Saif al Islam Gheddafi potrebbe andare sotto processo “tra qualche settimana o mese” [ could go on trial “within weeks or months,” ].  Nel ripetere,  shabab libici e media eliminano  mese e conservano settimane, altrimenti non avrebbe neppure l’ombra della notizia.  

Contemporaneamente, la macchina della Giustizia si metteva in moto per  il  primo processo a una quarantina di  sostenitori bengasini di Gheddafi ma, preparato troppo in fretta, è stato immediatamente sospeso , causa  la ricusazione del tribunale militare da parte del collegio di difesa  degli imputati.

Il 10 febbraio:  scoop della tv Al Arabia che ripesca dall’oblio Saadi Geddafi diffondendo una sua esplosiva “intervista”

**********

Di Saadi le ultime notizie – aventi come fonte l’interessato stesso –  risalgono a novembre, ma non avevano  interessato granché il nostro mainstream. Si trovano in questo post  A Tripoli per affari? Solo con il bodyguard e non sempre basta ,  

Saadi in Niger è stato intervistato  (link) – alcuni giorni fa- un po’ controvoglia: non c’è più traccia del calciatore in lui – vive sotto protezione di soldati nigeriani in borghese, sogna di istituire un emirato del sud della Libia,  si è avvicinato all’ideologia islamista salafita, non segue le notizie ed è stato il giornalista ad informarlo delle nubi che minacciano la Siria.

Stranamente, la pagina del sito in cui avevo trovato la notizia è sparita (gli amministratori non hanno ancora risposto alla mia richiesta di spiegazioni)  ma ne resta traccia in un altro  

Poco dopo, il 7 dicembre, una notizia che appare priva di costrutto: “Saadi ha un piano per fuggire in Messico” sia alla luce di quella precedente che di quella successiva. Il  9 gennaio un blog “verde”, infatti, riprendendo una notizia di terza mano annuncia: “Saadi comunica la costituzione di un  governo libico nel quale Saif  sarà primo ministro e Aisha ministro degli esteri”. Considerando che uno è prigioniero e l’altra in quarantena in Algeria, sembra solo cattiva propaganda, dalla quale i blog “verdi” sono tutt’altro che esenti. Al punto che talvolta nascono forti dubbi sulla loro autentica volontà di resistenza al nuovo corso.

**********

La nuova intervista  di Al Arabia, invece, galvanizza i media e ha effettivamente una conseguenza politica. Si tratta di  un colloquio telefonico, pertanto, esige fiducia nell’emittente   che, come Al Jazeera, si è distinta per le false informazioni a supporto del CNT durante tutto il 2011.

Le dichiarazioni di “Saadi” sarebbero, in sintesi queste:

E’ in contatto con la resistenza libica, ma anche con molti della ribellione del 17febbraio perché il 70% dei libici è scontento della situazione, potrebbe tornare in qualunque momento perchè sta per scoppiare una nuova grande rivoluzione e invita tutti a tenersi pronti per l’ora zero, quando anche molti che fiancheggiano il CNT parteciperanno. E’ in costante contatto telefonico anche con i libici all’estero e con la sua famiglia.

Sorprende nuovamente il silenzio sulla prigionia di Saif al Islam, mentre  sarebbe logico attendersi la promessa di un’azione per liberarlo. Se l’intervista è autentica, ciò sta ad indicare che, come Saif, non ha una visione completa della situazione, o è manovrato dai suoi nuovi amici salafiti; se non è autentica, l’ omissione non è facilmente spiegabile.

****

I fatti che ne sono seguiti: immediatamente  il CNT  ha chiesto al Niger di estradare il rifugiato e il Niger, stando alle ultime notizie , ha opposto un no, così motivato: 

“ La nostra posizione è quella di sempre: consegneremo Saadi Gheddafi a un paese che abbia una giustizia indipendente e imparziale”  aggiungendo di aver più volte invitato la Corte Penale internazionale a farsi carico del prigioniero ma di non aver mai avuto risposta.

Le accuse rivolte a Saadi, rampollo viziato ed ex-calciatore, sono risibili a paragone di quelle di crimini contro l’umanità rivolte dalla Corte Penale Internazionale al padre e ai fratelli, e sono di fonte libica: appropriazione di fondi della Federazione Nazionale del calcio libico. Il cartellino rosso, la Red Notice dell’Interpol,  che si può vedere  qui , riporta come crimine:  Thefts, Furti.

Il testo dell’intervista, tradotto in inglese,  e il video che Al Arabia ha creato con vecchie immagini di Saadi  e l’audio della “voce” al telefono,  si trova in questo articolo del blog  Libya 360 ° di Alexandra Valiente. 

La conseguenza di questo scoop di Al Arabia è che le relazioni, già fredde, fra i due paesi ora sono diventate molto tese.  Non era il momento migliore per il Niger che, come gli altri paesi del Sahel, è alle prese con una tremenda crisi alimentare. e avrebbe bisogno dell’aiuto di tutte le nazioni confinanti.

La situazione di Saadi è in evoluzione, secondo l’ultimissima della CNN  è stato messo agli arresti domiciliari. Notizia che sembra più un annuncio diplomatico che un fatto nuovo, poiché, nel suo status di rifugiato, non godeva di libertà di movimento.

Fino ad ora, tutta la vicenda sembra essere una performance di politica spettacolo.