Il 20 ottobre 2011 Gheddafi venne assassinato in circostanze che mai saranno chiarite. Puntualmente emergono “rivelazioni” che sono in realtà reiterazione dei sospetti legittimi fin dalla prima ora. Si trattò di una trappola della Nato conclusa con un’esecuzione alla quale presero parte agenti stranieri. Nulla si dice dei giorni precedenti il 20, quando anche Saif Al Islam lasciò precipitosamente la roccaforte di Bani Walid, sotto i bombardamenti a causa dei quali perse due dita di una mano, per iniziare la rocambolesca fuga verso il sud, conclusa con la cattura grazie al “tradimento” della guida (che si dice in seguito assassinata) e la consegna alla tribù Zentan.
Tutto ciò che venne raccontato sugli ultimi giorni di Muhammar Gheddafi, e quello che è possibile comprendere senza averne tuttavia le prove, si trovano nel post Dossier Gheddafi. La vicenda tuttora in corso di Saif è oggetto di altri post classificati alla tag omonima .
Si nutriva in quello scorcio finale del 2011 la superficiale aspettativa che da un assassinio potesse nascere la democrazia. Sarebbe occorso “un po’ di tempo” poi il paese sarebbe rifiorito nella “libertà”. Nessuno si curò di definire il senso dato a questa parola da coloro che l’avevano pronunciata per mesi durante le interviste ai media stranieri.
Emerse, poi, che v’erano quelli che cercavano la libertà di fare business e altri per i quali era libertà di rivalsa per antiche rivalità stracittadine. C’era chi voleva la libertà di aprirsi maggiormente all’ Occidente, altri che volevano chiudersi nei dettami più arcaici delle tradizioni religiose o tribali.
Ad impedire l’emergere del dialogo concorse l’afflusso della diaspora arrogante, dei terroristi, degli emissari di paesi stranieri votati a curarne gli interessi, cui si oppose la resistenza di chi, rimasto in patria, mirava alla supremazia degli interessi locali. La pigra superba borghesia di Tripoli e l’ottuso localismo di quella bengasina, estranee fra loro, furono parimenti cieche sulle popolazioni del Sud che sempre più subivano infiltrazioni dei gruppi di Al Qaeda del Maghreb.
I libici erano diventati inconsapevoli d’essere un rissoso insieme di diverse storie ed etnie perché il regime di Gheddafi aveva steso una quarantennale parvenza di unione.
E’ stata, quella della Libia, la “primavera araba degli equivoci”.
Le spinte autonomiste sempre più forti della Cirenaica , di Misurata e recentemente del Fezzan, l’indipendenza della tribù Zentan che si oppone al potere giudiziario nazionale, la morsa delle milizie capaci di bloccare l’attività petrolifera e quella dell’Assemblea Nazionale stanno rivelando quanto sempre più evanescente sia il concetto di stato libico e quanto poco presenti siano nel sentire collettivo i limiti della libertà d’azione affinché non si realizzi nello strapotere dei più forti.
L’evento clamoroso delle ultime settimane è emblematico. Il sequestro del primo ministro Ali Zeidan è stato compiuto da una milizia “regolare”, che risponde al Ministro della Difesa, rivale di un’altra milizia “regolare”, che risponde al Ministro degli Interni. La motivazione del sequestro è altrettanto significativa: la vendetta. Gli Stati Uniti hanno catturato in territorio libico il terrorista Abu Anas Al-Libi, pezzo grosso di Al Qaeda. Zeidan si era dichiarato all’oscuro, aveva protestato e chiesto la restituzione del prigioniero per sottoporlo a processo in Libia. Contemporaneamente John Kerry dichiarava che il governo libico era stato preventivamente informato. In un caso o nell’altro, spicca un vuoto di potere nel cuore delle Istituzioni, oltre a una raffazzonata politica estera della presidenza Obama. (Per maggiori dettagli sul “personaggio” vedere. Zeidan e gli altri «bugiardi di guerra» che nessuno ricorda)
Si rivelarono nel 2011 anche gli equivoci sui quali si era adagiato Gheddafi, convinto di esercitare nel paese un ruolo “paterno”. Si accorse che alla sua politica africana gran parte dei libici era avversa, i fondi da lui destinati allo sviluppo continentale erano considerati un furto, la sua ricerca di un ruolo internazionale di spicco per la Libia era incompreso e la vita dispendiosa della sua famiglia nel jet set suscitava invidia e odio, non ammirazione.
Dovette rendersi conto, Gheddafi, che i capi di stato che gli tributavano omaggio non lo stimavano più di quanto facessero i loro predecessori negli anni in cui si architettavano attentati alla sua vita. Aver preteso il versamento di miliardi alle famiglie delle vittime dell’attentato Lockerbie era stato un modo per confermarne la responsabilità nonostante le inaudite falle dell’indagine e del processo contro Al Megrahi. Particolarmente bruciante deve essergli stata la delusione dall’amico Silvio Berlusconi, con il quale intratteneva rapporti fraterni, da Nicolas Sarkozy, la cui campagna elettorale aveva finanziato, e da Barack Obama, da lui definito “ figlio dell’Africa”.
Aveva voluto credere, nonostante la ragione gli suggerisse il contrario. Nel 2008 durante il vertice della Lega Araba a Damasco, ricordando anche la vicenda di Saddam Hussein in ottimi rapporti con gli Usa e poi nemico da abbattere, esortò gli stati arabi a unirsi nonostante le differenze e a diffidare della diplomazia degli Stati Uniti: i prossimi sarete voi disse e tre anni dopo gli Usa effettivamente abbandonarono gli autocrati alleati di Tunisia ed Egitto, Ben Ali e Mubarak che in quella riunione a Damasco risero delle parole di Gheddafi come di una battuta di spirito.
Angelo Del Boca, storico del colonialismo italiano e profondo conoscitore della Libia, ha dichiarato a Il Manifesto : La Libia che abbiamo conosciuto non esiste più, si è «somalizzata», con l’aggravante che è una «Somalia» dall’altra parte delle nostre sponde mediterranee.
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Raccolta articoli sulla situazione in Libia (It-En-Fr) in continuo aggiornamento
http://storify.com/mcc43_/libia-libya
Ammiro la continuità della tua attenzione su quello che fu un tempo un pezzo dello sgangherato impero italiano, constatando l’amnesia collettiva. Imbarazzo per aver partecipato a un’aggressione pretestuosa? Non credo, il caos non disturba se non c’è una faccia conosciuta contro la quale sputare.
Stranamente è la Radio Vaticana a parlare oggi della situazione libica, più avanti ti metto il link, ma , a differenza di Del Boca, l’intervistato non è ben ferratt sul passato.
Dopo aver riconosciuto a Gheddafi di tenuto insieme il paese, lo accusa di “aver annichilito la burocrazia e l’amministrazione: reso molto deboli le proprie forze militari.””
Mi risulta per conoscenza diretta che almeno la giustizia civile era velocissima nel passare dalle denunce al dibattimento, che l’amministrazione era caotica in misura non molto superiore a quello che constatiamo qui, ma soprattutto è falso che abbia voluto indebolire le forze militari. E’ stato un ricatto al quale cedere, come il risarcimento per Lockerbie, allo scopo di vedere ritirate le sanzioni e la Libia cancellata dall’elenco degli stati canaglia.
In quanto alla libertà, hai perfettamente ragione, quelli che la intendono in modo democratico, come rispetto dei diritti di tutti, al momento sono ammutoliti, se prima non esisteva la possibilità di dissentire dalla linea del regime, ora non c’è una linea accettabile, o si tace o si finisce sparati, derubati, sequestrati. Volare basso, molto basso per restare vivi.
Ciao.
http://it.radiovaticana.va/news/2013/10/20/due_anni_fa_la_morte_di_gheddafi:_la_libia_ancora_alla_ricerca_di/it1-738650
del sito Radio Vaticana
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Concordo. Onore al merito, mcc fa il blog più serio sulla questione Libia.
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Festeggiano l’assassinio con Tripoli sconquassata dagli scontri seguiti al sequestro del premier, si vede che era solamente un avvertimento di quello che potrebbero far accadere, infatti due giorni fa hanno ammazzato il capo della polizia di Bengasi, e proprio oggi la Cirenaica tiene la prima assemblea del parlamento indipendente. Tutto questo non l’ho letto sul Corriere o il Fatto o Repubblica, l’ho visto da un articolo che hai messo nella tua raccolta. Come dice Marc non penso sia imbarazzo ma dichiarata volontà di non far sapere che cosa abbiamo aiutato a provocare facendo da portaerei alla Nato.
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@Marc e @Yuri Vi ringrazio per l’apprezzamento e per il contributo.
Ho appena postato in Storify l’ultima news in italiano: Egitto chiude la frontiera con la Libia, dopo il rapimento di 20 operai egiziani a Ajdabiya, per ottenere il rilascio di prigioni libici nelle carceri del Cairo.
E’ preoccupante che non si voglia cogliere l’evidenza della totale destabilizzazione di metà del nord Africa, preludio a nuovi sovvertimenti in Tunisia e nuvola nera sulle presidenziali in Algeria…
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“Si nutriva in quello scorcio finale del 2011 la superficiale aspettativa che da un assassinio potesse nascere la democrazia.”… ci vuole ‘na bella faccia di tolla politically coVVect mista a rifiuti radioattivi… ah sì, eh?… “si nutriva”??????!!!!!… VERGOGNOSO
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