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I Tuareg, o Imāzīghen, sono il ramo meridionale dell’etnia berbera stanziato nel Sahara. Il colonialismo europeo ha tracciato nel loro territorio i confini di Mali, Algeria, Libia, Niger e Burkina Faso facendo di loro uno dei gruppi umani più poveri e isolati del mondo, nonostante il suolo sul quale vivono nasconda immense ricchezze che a loro sono precluse.
Nell’era di Gheddafi i Tuareg affluirono in massa in Libia, spesso con le famiglie; molti si arruolarono nelle brigate combattenti. Ricevevano la paga del soldato libico e alcuni venivano promossi ad alti gradi di comando; con quei compensi salvavano dalla fame i famigliari rimasti nei territori d’origine.
Caduto Gheddafi, I Tuareg dovettero fuggire per la spietata caccia all’uomo delle milizie ribelli. Tornarono in Mali e in Niger con le famiglie; i militari portando con sé equipaggiamento e armi.
I Tuareg del Mali portarono anche un’aspirazione: creare nel nord, povero e abbandonato dal governo di Bamako, uno stato indipendente. (ved. Vogliamo la Repubblica indipendente dell’Azawad). La Francia non restò indifferente. Il progetto urtava gli interessi minerari che i governi “su misura” della zona le consentono, ma urtava anche con l’ agenda dell’Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb) e dei suoi affiliati di Ansar Dine. Questi ultimi apertamente miranti all’imposizione della sharia, in realtà dediti al commercio delle armi e al narcotraffico. L’intervento francese, denominato operazione Serval, ha di fatto interrotto la lotta per l’indipendenza e costretto a migrare la popolazione per fuggire alle vendette dell’esercito regolare del Mali.
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Gli insediamenti Tuareg sono lontani dai servizi indispensabili: acqua corrente, elettricità, ospedali.L’unica istruzione che i bambini hanno possibilità di ricevere è quella delle improvvisate scuole coraniche; i più piccoli nati e scolarizzati in Libia sono tornati conoscendo l’alfabeto ma senza aver imparato a comporre le parole. Secondo i nostri standard, sotto il governo di Bamako e nei campi profughi del Niger, sta crescendo una generazione di Tuareg totalmente analfabeti.
L’acqua! Da decenni la zona è funestata dalla siccità e ciò significa camminare quattro cinque ore verso il pozzo, e ritorno, per abbeverare i pochi ed esausti animali. C’è chi ha perso la ragione in questi viaggi sotto il sole e vaga per l’accampamento con la mente in delirio. Ogni villaggio ha le sue vittime della sete: uomini seppelliti dalla sabbia mentre tentavano di scavare manualmente un pozzo.
“Sono cresciuto in Libia nell’abbondanza e credevo che anche in Niger la gente vivesse così… mio padre non mi aveva detto che qui non c’era niente” mormora un giovane, mentre un altro – indicando una casa – “Tutto quello che abbiamo è grazie a Gheddafi”
—Alle tag Tuareg e Azawad in questo blog , la storia della lotta per l’indipendenza, e dell’ottava ribellione, nel 2012, per staccarsi dal Mali.
—Con i link delle immagini qui sotto, il film in tre parti di AlJazeera che descrive con bellissime riprese e toccanti interviste la persecuzione in Libia, l’abbandono di quello che ormai i Tuareg libici consideravano il loro paese, le traversie del ritorno e la difficoltà di riadattarsi a una vita che non conoscevano o avevano dimenticato, la ribellione in Mali e lo sfruttamento in Niger, la difficile condizione delle donne.
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I Tuareg…un popolo affascinante.
A parte questa mia considerazione…il resto che sento è rabbia, naturalmente…
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http://oichebelcastello.wordpress.com/ shine on award ; se ti va di partecipare al gioco ! 🙂
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Gentilissimo sei … Ti ringrazio molto. Ho già partecipato a due percorsi simili, allora penso sia meglio saltare un turno. Congratulazioni per essere stato nominato. E’ una cosa che fa piacere, perciò ancora dico grazie per aver nominato Maktub. Buon proseguimento per il tuo blog.
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