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La strage alla sede di Charlie Hebdo non è tutto ciò che suscita il cordoglio, l’attacco prosegue con l’apertura di un secondo punto di crisi il giorno 9. Da 48 ore due terroristi tengono in scacco, concreto e psicologico, una delle più grandi nazioni del mondo.
Ascoltando il fiume di ipotesi con cui i giornalisti in video, su carta, nel web riempiono l’attesa della fine delle operazioni, sebbene esclusi dai reportage in luogo, si trova ben poco che non sia surf sul risaputo. Buono per tutte le occasioni.

Sono barbari, noi difendiamo la libertà d’espressione, è l’islamismo non l’islam, sono i combattenti di ritorno, prendete le distanze musulmani moderati… Pochi i punti di vista atti ad aprire alla consapevolezza, innanzitutto su di “noi”.
Qua e là i timidi distinguo fra il dileggio ammiccante e la vera satira. Nei media la 

copertina cuore gesù
S A T I R A

libertà di  satira è discussa in modo pertinente dal NY Time che compara le affermazioni francesi con la prassi americana; non potrebbe esistere negli Stati Uniti una sia pur piccola pubblicazione come Charlie Hebdo: mai irridere alla razza e alle religioni.
Solo nel blog di unLucano trovo uno sguardo oltre la cronaca: questa ridda del mainstream descrive  uno scontro di civiltà o una incivile chiamata alle armi?

Le forze speciali francesi sono in tragica difficoltà, ma è colpa loro? E’ chi ha il compito di lanciare gli alert a rivelarsi  tragicamente in difetto. Il senso di superiorità dei politici e del parterre di consiglieri è debordante. Non permette loro di soffermarsi sulle pubblicazioni dello Stato Islamico.
Non si sa chi ha organizzato l’attacco, i siti autentici Isis non lo rivendicano, neppure ne parlano per ora, tuttavia è il loro Dabiq_04_en ad aver esposto un programma che doveva essere un allarme, una chiamata ad adottare precauzioni concrete dentro un cambiamento della visione complessiva del fenomeno jihadista.
La comunicazione del Califfo, molto più di quella di Osama Bin Laden,  tocca i nostri nervi scoperti. Si fa forte del nostro bisogno di cittadini comuni di avere “tranquillità e sicurezza” e lì colpisce, facendo annaspare la leadership politica ed evidenziandone la pochezza.

Dabiq4,  pagina 8,  rivolti a noi

Dunque mobilitate le vostre forze, o Crociati. Mobilitate le forze, ruggite come il tuono, minacciate chi volete, complottate, preparatevi, colpite…

Da pagina 44,
l’arruolamento dei combattenti

“A questo punto della Crociata contro lo Stato Islamico, è molto importante che gli attacchi avvengano in ogni paese che è entrato nell’alleanza contro lo Stato islamico, in particolare gli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Australia e Germania. I cittadini delle nazioni crociate devono essere presi di mira ovunque si possano trovare. Ogni musulmano deve uscire dalla casa, trovare, un crociato, e ucciderlo. È importante che l’ uccisione, anche anonima, venga attribuita alla obbedienza allo Stato Islamico, altrimenti questi attacchi sarebbero presentati  dagli amici dei Crociati come uccisioni casuali.”

 accusa/condanna:
“Americani, Europei, lo Stato Islamico non ha iniziato una guerra contro di voi, come i vostri governi e i media cercano di farvi credere. Siete voi che avete iniziato a trasgredire contro di noi, quindi siete in colpa e pagherete il giusto prezzo. Pagherete quando le vostre economie crolleranno. Pagherete il prezzo quando i vostri figli saranno mandati a fare la guerra contro di noi e vi ritorneranno disabili, amputati o dentro una bara, o malati mentali. Pagherete il prezzo, quando avrete paura di viaggiare in qualsiasi paese. Quando camminerete per le vostre strade guardandovi intorno, a destra e a sinistra, pieni di paura”.

E’ davvero possibile credere che l’Islamismo si sia “offeso” per le vignette “di” Charlie Hebdo? O il magazine è stato prescelto  perché prevedibilmente avrebbe profondamente scosso l’opinione pubblica, creato un clima politicamente critico per la Francia? Un simbolo. Come lo erano le Twin Towers, e l’attenzione ai simboli sembra spostare più verso Al Qaeda la regia. Ma c’è una regia specifica su questo attacco?
Non è possibile accorgersi che Al Baghdadi parla ai musulmani, ma vellica la disperazione degli esclusi, l’astio degli emarginati delle grasse società?  

Chi trabocca di rabbia e non possiede grande spiritualità ha remore nel “convertirsi”? E’ una faccenda di pochi minuti e poche regole da seguire, lo Stato Islamico non rifiuterà certamente il rifornimento di carne da cannone. Sono davvero i “combattenti di ritorno” il vero pericolo? 

La promessa che i Governi ci avevano fatto nel 2001 “loro non cambieranno il nostro stile di vita” non è stata mantenuta.
Non è tardivo, ora che lo Stato Islamico ha pubblicato il suo bilancio, chiedersi come si finanzia? E’ astuto archiviare come propaganda i video, o tacere degli articoli, di John Cantlie, invece di leggerli come moniti? Imbarazzanti, certo: non provengono da un barbuto ma da un giornalista occidentale, un cittadino britannico la cui famiglia compare nella storia della nazione.

Non c’è alcun segnale di ripensamento dalle nostre élite, malauguratamente. Allora chiediamoci se, sì,  il mainstream trasmette una  chiamata alle armi perché siamo considerati capaci solamente di combattere. Alla cieca, fanaticamente.

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