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“Quali sono gli obiettivi di You Stink ?”
“Vogliamo tre cose.
Primo: smantellare il monopolio politico sulla raccolta dei rifiuti. Chiediamo che sia lasciata alla competenza della municipalità. Secondo: non vogliamo che la raccolta rifiuti venga parcellizzata, significherebbe tante fette per i vari partiti. Terzo: responsabilità, chiediamo che siano designati dei responsabili. “

libano spazzaturaA dirlo è Mark Daou, in qualità di portavoce del movimento “You Stink”, a France24 il 27 agosto.
I cittadini di Beirut si sono mossi individualmente, senza leader, è l’opinione condivisa dai partecipanti al dibattito televisivo. Pur dichiarando nelle interviste la loro appartenenza politica, sottolineano che a farli protestare è il cumulo d’immondizia davanti all’uscio e il disgusto per l’inerzia del governo.

La raccolta dei rifiuti è entrata in crisi per motivi tecnici e politici insieme. Il sito di Al Naima dove da anni venivano buttati e non smaltiti i rifiuti, era saturo. Gli abitanti, all’inizio del 2014 hanno protestato. paragonandosi agli italiani della zona di Napoli per la bomba ecologica presso le loro case, e bloccato l’accesso alla discarica. Beirut si è trovata per qualche giorno con cumuli di immondizia. Poi unagarbage lebanon immondizia libano  soluzione provvisoria, come sempre sono quelle del Libano, l’ha fatta riaprire e la crisi puntualmente si è ripetuta in luglio.
Walid Jumblat ha ordinato ai suoi “seguaci” di impedire il passaggio dei camion verso la discarica. La raccolta nuovamente sospesa, nelle strade cittadine montagne di spazzatura, preventivi delle aziende con cifre stratosferiche, Jumblat che giura di non essere dietro a nessuna di queste aziende della raccolta…..

Il Libano è un paese paralizzato dalle strade fino alla cima: da un anno la presidenza è vacante. Ogni decisione del governo deve essere presa, per statuto, secondo il principio della “democrazia consensuale” che consiste nel potere di veto delle opposizioni. Un veto che non resta nel palazzo, ma può arrivare perfino a servirsi dell’esercito. A questo si aggiungono il sistema consociativo, la corruzione e il “padrinato” straniero alle varie forze politiche.

Il Libano è di tutti, tranne che dei cittadini.

“C’è nel paese un senso di disgusto, di umiliazione per come il governo tratta i cittadini. Fra la gente è diffusa la sensazione che di fronte alle disfunzioni dei servizi: l’elettricità erogata per 6 ore al giorno, l’acqua potabile sempre più salina, le montagne di rifiuti dappertutto, il governo sia completamente indifferente” dice Rami Khouri, scrittore e docente della American University di Beirut.

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beirut wall protesters La protesta, di dimensioni e spontaneità senza precedenti, nel week-end del 22 agosto è iniziata pacificamente. La gente si conosce perché la città è piccola e l’atmosfera estroversa, perciò è stato facile notare che ad un certo momento sono comparse circa duecento persone mascherate, armate di sassi e di molotov che hanno tentato di abbattere il “muro” eretto a protezione della sede del Governo. La polizia ha lanciato lacrimogeni, sparato cannoni ad acqua e proiettili di gomma (che sono di metallo rivestito di gomma!). Totale: 400 feriti, anche fra i soldati, manifestanti intossicati, un morto.

Agli slogan mirati alla crisi dei rifiuti si sono mescolati quelli per la caduta del governo e del “cambio di regime”. Questo crea un’ombra ansiogena in un paese che ha conosciuto una terribile guerra civile. C’è il timore di diventare come la Siria, per questo una parte della cittadinanza si tiene in disparte.
Volete far cadere il governo? “chiede il giornalista a Daoud “No, noi vogliamo un cambio di atteggiamento del governo, qualunque esso sia.”
Gli organizzatori del movimento, dice Khouri, stanno dimostrando saggezza, imparano presto a gestire i tempi. Infatti, lunedì scorso in una conferenza stampa hanno annunciato la sospensione delle manifestazioni previste, rimandandole a Sabato 29. 

Nell’immediato, al culmine della protesta del week-end, il Primo Ministro Tammam Salam si è dichiarato disposto alle dimissioni, ma i governi occidentali e dei paesi arabi hanno incaricato gli ambasciatori di comunicare la loro preoccupazione per il rischio che il Libano entri nel caos.
Non poteva essere che un ballon d’essai. Impensabile decapitare il Libano, avendo Salam nelle sue mani sia la presidenza nazionale pro-tempore sia il governo, con un Parlamento che, incapace di darsi una nuova legge elettorale, si è auto-incaricato oltre la scadenza dello scorso novembre, fino al 2017, con il terrorismo jihadista già entro i confini e un partito, Hezbollah, impegnato nella guerra in Siria.

Questa situazione di stallo istituzionale, sempre che la protesta riesca a emarginare i gruppi della violenza e della provocazione, paradossalmente può essere d’aiuto al movimento nel braccio di ferro su una questione precisa – il passaggio della raccolta rifiuti alle realtà amministrative locali – fra la cittadinanza e una classe politica senza vie di fuga.
Sabato 29, sarà cruciale, e, a ben vedere, sarebbero giustificati slogan contro la comunità internazionale, sempre coinvolta nella politica e nel business delle armi, ma che mai ha risposto alla richiesta di aiuto economico per provvedere a un milione e mezzo di rifugiati siriani.
Anche a questo aumentato fabbisogno si deve la crisi nell’erogazione dei servizi pubblici e quella di cassa. Dal mese di settembre, infatti, dipendenti pubblici e militari potrebbero non ricevere lo stipendio: da mesi la legge finanziaria è in discussione e non si trova l’accordo. Il Ministro delle finanze Ali H. Khalil ha proposto due giorni fa di coprire il fabbisogno attingendo alle riserve ma attende che il Governo approvi questo provvedimento… Ma quando, se Salam difficilmente convocherà una riunione del Governo prima che  i Ministri del Free Patriotic Movement e loro alleati abbiano sospeso il boicottaggio delle sedute iniziato martedì scorso? 
Sì, sabato sarà un giorno cruciale.

—————- Come si è arrivati a questo punto?

Libano: le difficili alchimie per eleggere un Presidente

17 MAGGIO 2014

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