(aggiornato in calce il 29 aprile)
Il 6 febbraio l’Autorità Palestinese ha annunciato di aver indetto per il 13 maggio le elezioni municipali per Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme est. Già le elezioni di ottobre dovevano portare al voto la generalità dei Palestinesi, ma erano state “fermate” dalla Corte Suprema Palestinese a seguito delle eccezioni sollevate da Hamas contro i candidati di Fatah nelle circoscrizioni di Gaza, nonché per l’impossibilità di dar corso alla consultazione a Gerusalemme Est dove Israele frappone ostacoli.
Immediatamente dopo l’annuncio dell’Autorità Palestinese vi è stata una reazione negativa da parte di Hamas. Quanto c’è di vero e/o cosa significa?

Dopo le mancate elezioni (Palestina, the day after), a fine ottobre Abbas ha incontrato in Qatar i leader di Hamas, Meshal e Haniyeh.
In dicembre, si è tenuto il Congresso di Fatah, maggior partito palestinese, al quale Meshal ha inviato un messaggio dai toni concilianti.
In Gennaio, Abbas (nella doppia veste di leader governativo, con AP, e di partito, con Fatah) ha incontrato Meshal per colloqui indetti da Vladimir Putin a Mosca. Il comunicato conclusivo riporta che i due massimi esponenti politici palestinesi si sono accordati per la formazione di un governo di unità nazionale, cui arrivare attraverso la formazione di un Consiglio Nazionale (nota1) – che comprenderà anche i Palestinesi in esilio e rappresentanti del Jihad Islamico – e le elezioni politiche per il Parlamento e il Presidente.
In questo clima di riconciliazione indire delle elezioni locali, prettamente amministrative, non dovrebbe essere un obiettivo illusorio.
Nel comunicato ufficiale da Ramallah l’Autorità Palestinese precisa che le candidature verranno presentate a partire dal 25 febbraio, le liste saranno pubblicati il 9 aprile e la campagna elettorale inizierà il 29 e durerà fino all’11 maggio; aggiunge che esse sono “il tentativo di porre fine al conflitto, unire i palestinesi, tracciare la via alle elezioni presidenziali e legislative.”
Speculare l’argomentazione del portavoce di Hamas che ribatte “le elezioni dovrebbero aver luogo dopo la composizione dei conflitti e il raggiungimento di una riconciliazione.”
Poiché i vertici politici si incontrano e raggiungono accordi, a quale “riconciliazione” alludono da Gaza?
In realtà il conflitto è quello che prosegue, molto terra terra, nelle reciproche accuse di compiere “arresti politici”; ed è anche la spia di un conflitto interno ad Hamas: fra i vertici che vivono spesso all’estero e i rappresentanti locali, a contatto con la popolazione e i più esposti alle attività israeliane.
Anche Hamas ha da poco indetto il convegno per eleggere il nuovo capo del politburo, nonchè Primo Ministro, di Gaza. Ismail Haniyeh non era ricandidabile per raggiunto limite degli incarichi, ma ciò lo lascia libero per la possibile successione a Khaled Meshal. Probabilmente non è casuale che abbia trascorso gli ultimi mesi in viaggio nei paesi del Golfo, in Egitto e in Turchia.
A succedergli è stato eletto

Yahya
Ibrahim
Hassan
Al-Sinwar
classe 1962,
famiglia originaria di
Ashkelon,
profuga
per la Nakba
del 1948
e rifugiata a Gaza.
Lo Shin Bet lo descrive “carismatico, modesto, incorruttibile e dedito all’azione”; si aspetta che sarà una controparte dura nei negoziati sulla restituzione dei corpi dei soldati IDF e del prigioniero israeliano nelle mani di Hamas; prevede un “maggior numero di attacchi terroristici” .
Al Sinwar ha trascorso più di vent’anni nelle carceri israeliane. Come capo dell’intelligence investigava sui collaborazionisti; Israele gli imputò la responsabilità nell’uccisione di alcuni di questi. E’ tornato a Gaza con gli altri Palestinesi liberati in cambio del soldato Gilad Shalit.
Al Sinwar è diventato progressivamente l’uomo forte di Hamas, anello di collegamento fra l’ala militare, Brigate Izz ad-Din al-Qassam di cui il fratello Mohammed è uno dei comandanti più influenti, e l’ala politica; secondo il Guardian questa elezione ricuce la frattura.
Numerosi sono gli articoli che parlano di lui in questi giorni, ma nessuno dà risposta a un quesito cruciale: in quali rapporti è Al Sinwar con Mahmoud Abbas e il parterre politico di Fatah?
A questo se ne dovrebbe aggiungere un altro: poiché si dice abbia “ricucito” i rapporti con l’Egitto di Al Sisi – che è sponsor del nemico giurato di Abbas, Mohamed Dahlan – Al Sinwar ha volontà di tenere lontano da Gaza la montagna di petrodollari che Dahlan usa come passaporto?
Si dice che il nuovo leader di Gaza non abbia l’abitudine di fare dichiarazioni ai media. Si vedrà, pertanto, dalle prime decisioni che prenderà se il progetto di Governo di Unità ed elezioni politiche si avvierà concretamente con l’adesione alla consultazione amministrativa di maggio.
nota1 – Tale Consiglio Nazionale sarà un organo nuovo- presumibilmente di nominati, presumibilmente temporaneo, da non confondere con il Consiglio Nazionale Palestinese, assemblea elettiva in cui sono presenti tutte le componenti dell’OLP, Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che è la voce politica di tutto il popolo palestinese.
AGGIORNAMENTO 29 APRILE
LE ELEZIONI SI TERRANNO SOLAMENTE IN CISGIORDANIA
http://www.elections.ps/tabid/40/language/en-US/Default.aspx?IDL=661
Speriamo bene…
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come se non bastassero le loro fratture arrivano anche le dichiarazioni di Trump sullo stato di Palestina … speriamo bene.
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