Shireen Abu Akleh muore colpita da un proiettile durante un servizio giornalistico, Walid a-Sharif, giovane palestinese ferito negli scontri ad Al-Aqsa, muore dopo tre settimane di coma.

Shireen, una giornalista palestinese nota in tutto il mondo arabo per le sue decennali corrispondenze che hanno documentato la violenza e le malefatte dell’occupazione israeliana, viene colpita da un proiettile l’11 maggio durante un servizio. A questa morte – che è un caso è un caso penale, politico e diplomatico sul quale Israele deve dare risposte – si aggiunge uno sfregio. La scena indegna di un paese civile, un comportamento inspiegabile per uno stato che ha alle sue radici il dolore di una subita ecatombe.
In Israele ci sono voci di dignità e proprio una di queste, Nir Hasson, riportiamo, attraverso brani del suo articolo La violenza della polizia israeliana al funerale del giornalista di Al Jazeera rivela un problema più profondo, su Haaretz.

“La polizia, vestita di nero, con elmetti e indumenti protettivi, usa i manganelli per aggredire le persone che trasportano una bara durante un corteo funebre. Si battono le gambe finché la bara non scivola, quasi toccando il suolo. Questo è ciò che la maggior parte del mondo ha visto – ed è ciò che la maggior parte del mondo ricorderà – del funerale della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh  venerdì 13 maggio 2022 a Gerusalemme.”

“Il giorno della morte di Shireen Abu Akleh, gli agenti di polizia sono andati dalla sua famiglia in lutto e hanno chiesto loro di rimuovere le bandiere palestinesi che sventolavano fuori dalla casa, di evacuare la strada e di abbassare la musica all’esterno. Il giorno del funerale, poco dopo la processione, la polizia è stata documentata mentre strappava le bandiere palestinesi dalle auto. Non sapremo mai cosa passava per la testa di chi ha mandato i poliziotti a casa della famiglia, o di chi ha abbattuto le bandiere. Come pensavano che avrebbe reagito la famiglia in lutto o i partecipanti al funerale?”

“La polizia si è affrettata a pubblicare un videoclip registrato da un drone al funerale che mostra due giovani che lanciano quella che sembra essere una bottiglia d’acqua contro gli agenti di polizia, prima della carica. Eppure questa è una scusa inconsistente per un simile comportamento, in un evento che avrebbe dovuto essere gestito con la massima sensibilità. “

Il giorno successivo al funerale di Shireen, muore Walid, uno dei 30 ragazzi feriti durante gli scontri alla Moschea di Al-Aqsa del 22 aprile. 

“Se ciò non bastasse, un giovane palestinese, Walid a-Sharif – che tre settimane fa ha lanciato pietre contro la polizia sul Monte del Tempio e ha riportato gravi ferite alla testa – è morto sabato mattina all’Hadassah Medical Center. La polizia ha affermato che le sue ferite sono state causate da una caduta, ma non ha fornito prove per tale affermazione. E’ diventato un “martire di Al-Aqsa”, la prima vittima al Monte del Tempio dal 2017, quando due terroristi armati sono stati uccisi dopo aver sparato e ucciso due agenti di polizia. Questa volta era un giovane che lanciava pietre.”

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La polizia israeliana e Walid a-Sharif gravemente ferito il 22 aprile. Deceduto il 14 maggio (Ahmad Gharabli/ AFP)

” L’idea che una pietra possa effettivamente uccidere può essere vera quando si fa riferimento a una pietra lanciata contro un’auto non protetta in autostrada, ma la possibilità che un poliziotto che indossa un casco e un giubbotto protettivo muoia a causa di una pietra è minuscola. La polizia non ha rischiato di morire quando a-Sharif gli ha lanciato pietre contro  e sparare alla parte superiore del suo corpo è stata una violazione ingiustificata delle regole di ingaggio. “

“Tuttavia, il diavolo è nei dettagli e, quando si tratta della polizia, il fallimento risiede nelle azioni degli agenti sul campo, nei loro comandanti e nelle loro decisioni. Dall’uso dei manganelli della polizia sui partecipanti al funerale che trasportano una bara, all’invio di poliziotti a casa di una famiglia in lutto per abbattere le bandiere, all’alzare la canna di una pistola verso la parte superiore del corpo di qualcuno. Evidentemente c’è un problema all’interno delle forze di polizia.”

E’ un problema annoso e volutamente ignorato, ma in questo blog avevamo pubblicato nel 2014 la denuncia di Eran Efrati, ex soldato israeliano che dalla sua esperienza in Cisgiordania aveva compreso di star difendendo una causa sbagliata, diventando dopo una grave crisi personale attivista per i Diritti dei Palestinesi.  La sua è una denuncia dettagliata e il racconto di ciò che può provare un soldato costretto ad obbedire a ordini che pongono i Palestinesi nella condizione a priori di “nemici”

Eran Efrati
La Storia bussa di nuovo alla porta: in Palestina 

 

Maria Carla Canta