L’inchiesta della Giustizia belga è stata rapidamente definita Qatar-gate, il che lascia in ombra l’infiltrazione a lungo praticata dal Marocco nelle sedi UE. Rabat vuole il silenzio sulla sua  posizione di Paese Occupante del Territorio ricchissimo che non gli appartiene: il Sahara Occidentale.

Al momento, secondo le rivelazioni dei media internazionali, potrebbero essere più di  60 gli eurodeputati finiti nell’inchiesta della Giustizia belga. Tutto nasce cinque mesi fa. I Servizi Segreti del Belgio in collaborazione con colleghi di altri stati europei scoprono una rete che lavora in favore del  Qatar e del Marocco e compie svariate attività di ingerenza nelle sedi dell’Ue, su personaggi chiave e,  ampiamente, all’interno del Parlamento.

Se il Qatar mira a spalmare sul suo Emirato il make up dei diritti umani, il regno del Marocco gode già – e fino a qualche giorno fa si poteva dire inspiegabilmente – di un’aura democratica immeritata per la repressione delle popolazioni berbere del Rif e della Catena dell’Atlante [nota*], sulla quale l’Onu chiude un occhi, mentre segue con l’inconcludente Missione MINURSO l’Occupazione del  ricchissimo territorio dei Saharawi: il Sahara Occidentale.

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Il territorio in giallo è quello sul quale i Saharawi hanno diritto. La linea rossa è il Muro, la parte che si estende verso il mare è occupata dal Marocco

La Corte internazionale di giustizia aveva riconosciuto che il Sahara Occidentale non era una terra nullius nel XIX° secolo che il Marocco poteva, nel XX°, liberamente annettersi. Era una terra abitata da un popolo nomade, con rappresentanti ufficialmente riconosciuti dalla Spagna.
Completato il censimento della popolazione, nel 1974  Madrid si dichiarò pronta a dar corso al referendum per consentire l’autodeterminazione del popolo Saharawi.
Il Marocco iniziò una persistente e multiforme opposizione.
Più di dieci anni occorsero per arrivare alla risoluzione ONU 621 del 1988 che autorizzava  il Segretario generale alla nomina di un rappresentante speciale, assistito da un “gruppo di appoggio”, con responsabilità unica ed esclusiva su tutte le questioni relative al referendum, alla sua organizzazione ed alla sua realizzazione. Tale referendum non è mai avvenuto. e la vita dei Saharawi è in parte simile a quella dei Palestinesi della Cisgiordania Occupata.

Ora la Giustizia belga ci fa scoprire che membri italiani nelle Istituzioni UE sostengono la protervia rapinatrice del regno marocchino. Da Repubblica: “Lo sfondo è il ruolo di Rabat nel Sahara Occidentale e i flussi migratori. Il Marocco vuole che l’Ue non si metta di traverso sull’occupazione di quel pezzo d’Africa e punta ad avere meno problemi possibili dal punto di vista dei flussi dei migranti. […] nel Palazzo che ha preso il nome di Altiero Spinelli c’è una parte politica decisamente “influenzata”: il gruppo socialista di S&D, attraverso una sorta di cricca composta da tre italiani: Panzeri, Cozzolino (europarlamentare) e Giorgi. Anche se alcuni media della Grecia, addirittura ipotizzano che dentro il Parlamento europeo potrebbero essere una sessantina i nomi coinvolti.”

Erano soprattutto Cozzolino e Panzeri a gestire  incontri, colloqui, cene con i più alti dirigenti dei servizi segreti di Rabat. Il crocevia degli accordi aveva come base l’ufficio dell’ ambasciatore marocchino a Varsavia: Abderrahim Atmoun.

Già a novembre 2018 Antonio Tajani era stato sollecitato a indagare su possibili violazioni del codice di condotta da parte di eurodeputati in materia di lobbying, soprattutto a favore del Makhzen [ndr. complesso di interessi che ruotano intorno al sovrano] da Philippe Lamberts, dei Verdi, che faceva riferimento ad un articolo di EuObserver [nota**]
Per i cittadini europei tutto questo è una sorpresa, non può esserlo nei palazzi della UE dove, forse, su molte questioni  si pratica il non vedo-non sento-non parlo all’ombra del quale prosperano interessi privati. 

Maria Carla Canta 

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NOTE

nota* Sulla carta costituzionale il regno del Marocco si dichiara multiculturale, ma la ridistribuzione della ricchezza penalizza enormemente i Berberi. Secondo il movimento del nord Hirak al shaabi il Governo investe più nelle forze di polizia locale e negli strumenti di repressione che nelle infrastrutture, nella sanità e nell’istruzione.

nota ** Esplicitamente l’articolo in questione mostrava come gli eurodeputati avessero creato una fondazione con ex ministri marocchini nella società di lobbying Hill Knowlton Strategies, situata a circa 150 metri dal Parlamento europeo. Gli stessi eurodeputati stavano anche lavorando per ratificare un controverso accordo commerciale tra l’UE e il Marocco, che doveva essere votato in plenaria nel gennaio 2019.

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