Dall’inizio del XX° secolo i Curdi sono descritti in modo schematico. Si ignorano i diversi sensi di identità di natura religiosa, locale, transnazionale, familiare. Varianti che poterono coesistere per millenni senza contraddizione interna e conflittualità con l’esterno.
La categorizzazione etnica si distingue da altre identità sociali perché si fonda sul passato: credenze, condivisioni d’antenati, storia e tradizioni. Etnie diverse convivono fra contaminazioni culturali e meticciato. E’ all’apparire di un potere superiore che introduce gerarchie sociali che la fluidità si interrompe e l’identità etnica si irrigidisce, diventando monodimesionale, nascondendo le pur persistenti differenze. L’interazione, sia fra gruppi di medesima etnia che con gli altri gruppi etnici, diventa difficile o conflittuale.
L’appartenenza all’etnia curda assunse crescente importanza con le migrazioni; i nativi vivono l’identità senza necessità di interrogarsi, mentre l’impatto con popolazioni straniere obbliga a evidenziare la propria specificità. Scrive Lorenzo Kamel, docente Università di Torino (ndr. tutte le fonti sono elencate in fondo all’articolo)
“Con la possibile eccezione del filosofo Ahmad-i Khani (1650-1707), non ci sono prove che si pensasse in termini di un intero popolo curdo fino alla fine del XIX secolo. C’è un consenso quasi completo tra gli studiosi sul fatto che il popolo curdo rappresenta un gruppo identificabile da forse due millenni, ma è altrettanto chiaro che è stato poco più di un secolo fa che, come arabi e turchi, ha acquisito un senso etnico di identità. Ciò è accaduto al posto dell’idea di cittadinanza ottomana e di appartenenza a una comunità religiosa, e non ha portato ad alcun chiaro senso di lealtà politica”.
La frequente locuzione “più grande popolo senza stato” non è fedele al passato e neppure al presente. Il territorio geograficamente definito Kurdistan è politicamente diviso, in forza del Trattato di Losanna del 1923, fra Iraq, Siria, Turchia e Iran. (nota1)
Non esistono istanze comuni che rivendichino oggi la formazione di un onnicomprensivo stato curdo, viceversa procedono istanze locali di autonomia. Le rivendicazioni etniche locali sono state grosso modo simili, differisce l’ampiezza dell’azione condotta e la controazione dei governi.
Curdi dell’Iraq
Dal 2005 la Costituzione federale dell’Iraq riconosce l’autonomia del Kurdistan, con capitale temporanea a Erbil. Nel 2017 un referendum “non vincolante” ottenne la quasi totalità dei sì per l’indipendenza, ma non produsse effetti. Non poche le ragioni: dinamica politica interna, disconoscimento internazionale, conflittualità con Baghdad sui confini. Kirkuk è contesa per ragioni economiche, dai Curdi anche simboliche essendo designata come futura capitale. Non ultima causa è il radicamento di altri gruppi etnici verso i quali l’amministrazione locale curda difetta di equità. Si veda la situazione dei Turkmeni (link) che fino agli anni ’40 erano l’etnia maggioritaria in Kirkuk.
Curdi della Turchia
Attualmente i Curdi di Turchia sono circa il 18% della popolazione con status di cittadini a tutti gli effetti: parità di diritti e doveri. Gran parte degli eventi relativi all’etnicità sono residuo della politica autoritaria di Kemal Atatürk, celebrato “padre” della Turchia moderna, e del Trattato di Losanna, nel quale si concedeva lo scambio di popolazioni con la Grecia. Di fatto questo divenne pratica di espulsione e spostamento di minoranze, soprattutto religiose in nome dell’imposta laicità dello stato. Dopo la sua morte sorsero i partiti di opposizione, ma l’esercito rimase garante del Kemalismo.
E’ del 1960 il primo dei colpi di stato che, a scadenza quasi decennale, segneranno la storia turca.
Mentre il paese cercava una via democratica con il governo di Bulen Ecevit, destreggiandosi fra intromissioni di Gladio (nota2), Russia e Siria, dal fronte curdo emergeva nel 1978 il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, o PKK, di Abdullah Öcalan. L’ideologia era marxista, il progetto era la creazione “dell’uomo nuovo”. Il conflitto tra PKK ed esercito turco tocca l’apice negli anni ’80 ’90 – paradossalmente anche durante la maggiore apertura verso il mondo curdo con il presidente Turgut Özal, di discendenza materna curda – con costi enormi in termini di vite umane, spese militari, spopolamento e mancato sviluppo delle province del “Kurdistan turco”.
Il potere effettivo dei militari si riduce, anche a seguito di scandali, con le elezioni del 2002. Il governo passa al vincente AKP, Partito della Giustizia e dello Sviluppo. Formazione islamica che si autodescrive di democrazia conservatrice, guidato da Recep Erdogan che ottiene consenso anche dalla popolazione curda. Nei governi da lui presieduti fino ad oggi si registrano almeno tre Ministri di questa etnia.
La svolta di Öcalan, dal marxismo verso il confederalismo democratico non confliggeva più con l’unità dello stato fissata nella Costituzione. Il suo invito a deporre le armi instaurava nel 2013 una tregua biennale (link) che non verrà rinnovata. Il PKK, intanto, continuava il conflitto avendo stabilito i suoi santuari bellici nel Kurdistan Iracheno, il che nelle parole delle autorità locali è “un problema interno turco che si è riversato in Kurdistan, divenendo così un problema anche per noi.”
Curdi della Siria
Nel 2005 il curdo-siriano Mashaal Tammo fonda il Movimento Futuro Curdo che si oppone al regime monopartitico degli Assad. Rivendica democrazia, non indipendenza. Ottiene scarso successo sia per la repressione – giunta fino all’assassinio di Tammo – sia per il contrasto con i gruppi curdi filo-governativi. Il Movimento alla morte di Tammo interrompe la collaborazione con il PKK turco.
Dal 2003 nella Siria settentrionale agiva il PDY, Partito del’Unione Democratica, con le sue milizie: Unità di Protezione Popolare,YPG, e il ramo femminile YPJ. (nota 3), la cui missione è dichiarata nel sito web (link): Sicurezza in una libera e democratica Siria.
A marzo 2011 inizia la guerra che devasta la Siria, anni di orrori in cui tutti sono carnefici. La storia del YPG/PYD evidenzia le strutturali divisioni tra gli stessi Curdi. Ad esempio, il Consiglio nazionale curdo (KNC, anch’esso siriano) protesta contro i metodi autocratici dell’YPG/PYD, i suoi legami con il PKK e con il regime di Assad.
Quando l’esercito di Assad abbandona i cantoni curdo-siriani per impegnarsi sui fronti più caldi, l’occasione è colta dal PYD per istituire l’Amministrazione autonoma Siria del Nord-Est, “Rojava” con capitale Kobane. Progressivamente occupa aree a maggioranza araba, turkmena e assira, con le prevedibili dinamiche d’imposizione del potere.
Nel 2019, al ritiro degli americani disposto da Trump dalla zona del Rojava, seguono l’invasione dell’esercito turco a nord e il ritorno delle truppe siriane a sud. Comporta per l’ AANES, acronimo dell’Amministrazione Autonoma di Rojava, un pesante limite. Pur conservando un’impostazione laica e modernista, l’Amministrazione cerca di conquistare il consenso degli Arabi “L’AANES ha cercato di instaurare relazioni positive con le tribù ed è stata in grado di attirare i leader tribali nel progetto democratico” si legge in Rojava Information Center (link) .
Curdi dell’Iran.
Il Kurdistan iraniano è abitato 1,6 milioni di persone, ma i Curdi con cittadinanza raggiungono forse gli 8 milioni, tuttavia di tutti loro poco si parla, perfino le grandi manifestazioni seguite alla morte Jîna (Mahsa) Amini, sono state esclusivamente raccontate come ribellione femminile all’imposizione del velo, omettendo che l’origine etnica di Masha aveva innescato la rivolta dei Curdi.
Dopo la cacciata dello Scià, nel 1979 Khomeini torna in patria. Trova sia il giubilo sia i nostalgici e i gruppi etnici con le loro rivendicazioni. Si susseguono mesi convulsi e nelle regioni curde – dove la popolazione era stata espropriata di lingua, costumi e tradizioni – i partiti prima soppressi si muovono bruscamente in direzione di un’autonomia laica locale.
Inizialmente si tennero colloqui del governo col Partito Democratico del Kurdistan iraniano, PDKI, ma gli accordi vennero posposti all’istituzione dell’Assemblea Costituente. Il 18 marzo, capodanno persiano, Nowruz, a Sanandaj scoppia una feroce battaglia tra peshmerga (ndr. in curdo: coloro che fronteggiano la morte) e forze governative. Dalla feroce repressione seguì un ciclo di battaglie sanguinose e trattative infruttuose.
Khomeini in estate ordina all’esercito di invadere la regione, assumendo toni ultimativi verso tutti: “Ripetuti messaggi dalla regione dicono che il governo e le forze armate non stanno intraprendendo alcuna azione quindi [annuncio] che, se un’azione positiva non avrà luogo entro le prossime 24 ore, riterrò responsabili i capi dell’esercito e della polizia.” Alla rivolta di Paveh, i militari e i pasdaran (ndr.guardiani della rivoluzione) attaccano con artiglieria pesante, coi caccia e gli elicotteri. Centinaia di persone uccise, abitazioni devastate, arresti e torture, il partito PDKI bandito.
Negli anni successivi oltre alle azioni effettivamente compiute si imputano ai movimenti curdi anche azioni di cui non si conosce l’autore, denuncia il sito del PDKI (link). Esiste, però, una milizia curda dichiaratamente separatista. E’ il PJAK, Partito della Vita Libera del Kurdistan, apparso dall’invasione americana dell’Iraq, nelle stesse aree controllate dal PKK. Racconta il premio pulitzer Seymour Hersh che George Bush aveva avviato un programma segreto per addestrare ed equipaggiare il PJAK con l’assistenza israeliana. Lo scopo era effettuare incursioni transfrontaliere clandestine in Iran come parte di uno sforzo per esplorare mezzi alternativi per esercitare pressioni sull’Iran. Questo gruppo ha partecipato a ogni episodio di conflitto interno all’Iran dal 2009 ad oggi.
La narrazione occidentale
Oltre un secolo sotto i governi di stati diversi ha impedito il nascere di rivendicazioni comuni. A ciò si aggiunge la disponibilità dei vari gruppi armati curdi ad accordarsi con gli interessi delle potenze occidentali, gli Stati Uniti soprattutto. Washington si è servita dei combattenti curdi contro Saddam, contro Bashar Assad con la giustificazione della guerra all’Isis, di cui gli Usa stessi avevano promosso la nascita (link), e contro Erdogan nel tentativo di destabilizzare la Turchia.
Meno noto è che i Curdi sono stati aiutati e strumentalizzati da Israele in funzione anti-araba o anti-iraniana. Almeno centomila ebrei d’origine curda emigrarono in Israele dopo la fondazione dello stato e, anche per questo, il Mossad riuscì a penetrare nei paesi arabi e nell’Iran; un pò più complicata la relazione con il PKK per l’ostilità di Öcalan verso lo stato di Israele, il che gli procurò nomea di antisemita.
L’anglosfera attraverso le massime agenzie di notizie (nota4) detiene la leadership dell’informazione mondiale; appoggiata dalle diaspore curde, opposte ai governi degli stati di origine, impone la narrazione di un intero popolo in guerra, che ignora i milioni di Curdi integrati nella vita sociale e politica, e trascina le opinioni pubbliche a credere a un’istanza mai posta: lo Stato curdo unico e indipendente.
I Curdi non sono “un popolo senza stato”, sono un’etnia proditoriamente derubata di una narrazione rispettosa e reale.
Maria Carla Canta
Nota 1 Alla Conferenza del Cairo del 1921 Gertrude Bell e Lawrence d’Arabia si opponevano al progetto di porre i Curdi sotto governo di altre etnie (link)
Nota 2 Bulen Ecevit riteneva che Gladio fosse stata responsabile del massacro di Istanbul in Piazza Taksim del 1º maggio 1977, quando i cecchini spararono su un raduno di mezzo milione di lavoratori turchi, uccidendone 38 e ferendone varie centinaia.
Nota 3 La donna che il 13 novembre 2022 ha piazzato l’ordigno esplosivo nel cuore di Istanbul, causando 6 morti e quasi cento feriti, era una militante del YPG, addestrata in un campo americano nel nord-est della Siria.
Nota 4
- Associated Press ( Stati Uniti)
- United Press International ( Stati Uniti)
- Reuters ( Regno Unito)
Fonti
Lorenzo Kamel, Università Torino
https://tinyurl.com/yn5r3t3k
OrienteXXI, Gruppo interdisciplinare Italia
https://tinyurl.com/mwaeaw3j
Debora Russo, Ist.Universitario Orientale, Napoli
https://tinyurl.com/4mdn6xvy
Istituto Euroarabo
https://tinyurl.com/32664uu8
EastJournal, Testata online Italia
https://www.eastjournal.net/archives/66553
Open Edition Journal , portale di Scienze Sociali, Francia
https://journals.openedition.org/ejts/4925#tocto2n8
Università Ca’Foscari
https://tinyurl.com/mryacz9h
Clingendael Institute, Think tank Paesi Bassi
https://www.clingendael.org/pub/2021/the-ypgpyd-during-the-syrian-conflict/introduction/
Limes, Rivista geopolitica
https://www.limesonline.com/i-curdi-diran-un-popolo-sospeso-tra-autonomia-e-radicalismo-jihadista/101149
Iran Human Rights Center
https://tinyurl.com/c4mjeyew
The Cradle, Rivista online
https://thecradle.co/article-view/19494/a-us-tool-against-iran-kurdish-militancy-on-the-iran-iraq-border
Middle East Forum, Think tank Stati Uniti
https://www.meforum.org/3838/israel-kurds