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L’operazione Ninfa e la “scoperta” di un giro di prostituzione minorile
Adolescenti che fornivano prestazioni in cambio di soldi. Motivo? Comprare capi griffati e droga. Due ragazzine, 14 e 15 anni, svelano agli inquirenti un giro di prostituzione minorile a Roma.
Facilissimo coinvolgersi: “Un giorno ci siamo collegate su una bacheca di annunci e incontri per trovare dei lavoretti ed essere indipendenti”. Hanno permesso di individuare i “clienti” e raccontato di rapporti sessuali completi con uomini consapevoli di intrattenersi con prostitute minorenni. Compenso fino a 300 euro a seconda delle (molteplici) prestazioni nelle 24 ore. Una madre è accusata di induzione alla prostituzione. “Non chiedeva, ma io cercavo di aiutarla”, racconta la figlia, perché “ne avevamo bisogno”.
Ma al di là del fatto clamoroso di cui si parla, il fenomeno adolescenti e sesso a pagamento è vasto e noto da tempo: “ragazze doccia” che si prostituiscono per una ricarica telefonica nei bagni delle scuole, e migliaia i “ragazzi di vita”. In tre mesi del 2007, l’Arcigay di Roma ne ha contati più di mille, anche al di sotto dei sedici anni, con guadagni da 50 a 200 euro a sera.
L’ottusità dei meccanismi impersonali del web fa sì che sotto gli articoli sulla baby-prostituzione possano comparire pubblicità come questa: Eros dalle manette alle sculacciate Guarda tutte le Foto !!, seguite dal link…
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Pena o sdegno per queste notizie quanto dureranno? Quante volte dovranno ritornare nei titoli affinché albeggi il sospetto che tutto questo non è una devianza criminale di qualche privato cittadino, ma il segnale di un’urgente responsabilità collettiva di iniziare a correggere la svolta impressa negli ultimi decenni all’immaginazione dei ragazzi?
In questo blog, l’articolo Sono bambini o adulti mignon? –corredato dai dati allarmanti di una ricerca sui costumi degli adolescenti in materia di sesso e droga– faceva il punto sui vari “obblighi” che l’educazione contemporanea pone all’infanzia ed i fatti che si finge di scoprire ora si inquadrano nell’obbligo di essere “sexy” imposto fin dai primi anni con fumetti, cartoons, show televisivi, moda, concorsi per Miss …
La fabbrica dei “narcisi”
Il secolo scorso ha introdotto nella nostra vita invenzioni che hanno assestato un colpo mortale al concetto di “limite”. Scienza e tecnologia suggeriscono, apertamente o in modo occulto, che la meta possibile è vivere eternamente pimpanti e danarosi per soddisfare ogni desiderio, per lo più inculcato, e abbattere ogni paura, artatamente insinuata .
Queste invenzioni, di cui parla il post “I quattro “ictus” dell’umanità nel XX° secolo” non sono state integrate psicologicamente, si sono semplicemente innestate come trojan che nascostamente muove l’immaginazione e da questa, si sa, derivano i comportamenti.
E’ la società dell’inibizione della riflessione
e con frivola stoltezza l’adulto ignora che il comportamento e i “valori” esibiti costituiscono il modello cui si conformano i ragazzi senza possedere ancora strumenti critici. Tempo fa, una mamma intervistata esclamava rapita “Beata lei!” riferendosi alla biondina napoletana che chiamava “papi” Silvio Berlusconi ricevendone in cambio favori e monili.
E’ la società dell’ambiguità
per ricavarne cose, visibilità, carriera ed espone un numero crescente di ragazzi a compiere un passo in più, dalla scuola al bordello, perlomeno fino a che l’omertà circostante lo consente, apparentandosi a tacita approvazione. E’ comprovato che il fenomeno dei prostituti adolescenti, maschi e femmine, è in aumento in ogni paese. Non si finga di scoprilo talvolta per poi subito dimenticarlo.
Si dà la caccia ai pedofili in rete, ma non manca – come si è visto dalla pubblicità sotto le notizie – l’atteggiamento ammiccante, e contemporaneamente si attiva la sessualità dei piccoli, modellandola alla maniera degli adulti, storpiando il loro sviluppo intellettuale, emotivo e sentimentale.
E’ la società della falsificazione
Nichi Vendola in una intervista rilasciata a Repubblica, il 19 marzo 1985 e ancora presente in archivio ( link ), argomentava:
Certo l’ età conta, ognuno forma la propria cultura in un momento storico preciso.
Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti – tema ancora più scabroso – e trattarne con chi la sessualità l’ ha vista sempre in funzione della famiglia e dalla procreazione.
Per convinzione o con un lapsus rivelatore, Vendola ribalta il significato della parola pedofilia e la trasforma nel “diritto” dei bambini ad avere rapporti con gli adulti.
La sessualità che è “loro” propria consiste nell’istinto naturale che induce alla reciproca scoperta nei sempre esistiti giochi e discorsi fra bambini. L’esposizione a un bombardamento di suggestioni sessuali e la corrente ideologia del tornaconto – sia denaro oggetti o altro – aprono, invece, la breccia per le pratiche sessuali ricercate dagli adulti pedofili con effetto destabilizzante per la psiche infantile. Un contatto doppiamente destabilizzante in quanto l’adulto che ricerca il rapporto fisico con un bambino rivela un radicale squilibrio emotivo, e l’incapacità di intrattenere rapporti paritari, per quanto ricca di denaro, successi, opere d’arte possa apparire la sua vita sociale.
La pedofilia è oggi ancora considerata una devianza sessuale che provoca repulsione ai più, ma per quanto tempo se non si batte ciglio davanti allo stravolgimento dell’adescamento pedofilo in “diritto” dell’infanzia a praticare il sesso con gli adulti? Così stando le cose, quanto tempo ancora prima che la pedofilia venga derubricata dalle patologie del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders e assimilata alla salute mentale, come accaduto già per altri comportamenti sessuali?
Amore è…. non trasformare la tua bimba in un attaccapanni per abiti firmati e il tuo bambino in un medagliere sportivo.
Si ha quel che si semina, MA NON BASTA seminare bene, occorre difendere la piantina dai parassiti dell’ambiente…. Fuori di metafora, bisogna mettere il naso, non dare niente per scontato, far sentire una presenza tanto amorevole quanto rigorosa. MA NON BASTA ancora: occorre essere esempio vivente di quei principi e comportamenti che si vogliono inculcare.
Lo penso da sempre e concordo su tutto , tua affezionata lettrice Mariposa 🙂
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Che vergogna..
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Questa la scrive in un articolo ( e apposta non metto link e nome) della consigliera di un ministro ” Un’Italia moralista da quattro soldi, pronta quotidianamente a mettere le mutande alle statue, posseduta da un demone maschilista plateale, sciatto e consapevolmente sfacciato. È sempre colpa delle donne, per natura puttane, tentatrici.””
Di solito dare del moralista agli altri è sciacquare i propri panni sporchi.
E trova anche il colpevole che è il solito “Nessuno adesso, davanti a questo scempio, si permetta di dire che è colpa di Berlusconi. Perché Berlusconi, che andava con le ragazzine, la gogna mediatica la ha subita, giustamente.”
Berlusconi ci ha messo del suo con le televisioni delle veline, ma è troppo comodo considerare quelle ragazze solo come vittime, come se fossero state sequestrate come capitava alle albanesi, ce l’hanno una testa o no?
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A prescindere dall’educazione, ho sempre creduto in un concetto fondamentale: la naturalità. E, da quando si osno inculcati il dogamtismo educazionale assimilato alla religiosità (e viceversa), l’accezione minima di naturalità del comportamento ha perso ogni via di fuga. Le prospettive si sono ribaltate, portando dei super-minori a essere il centro dell’attenzione (mediatica e sessuale). Prendo un esempio, forse sciocco: a me tutti sti zecchini d’oro sparsi qua e là non vanno proprio giù. Decenni o poco più che tirano fuori vocioni e competono manco fossero chansonnier consumati. Vivere – ma soprattutto: far vivere, lasciar vivere – il tempo è cosa sacra. Eppure in nome – talora nel nome di… – si sono consumati e continuano a consumarsi le peggiori perversioni che mai attengono alla sfera del periodo in questione: infanzia e adolescenza. La sessualità, poi, climax del marketing, non conosce arresto. Via semplice e semplicistica per l’ottenimento di ogni traguardo. Compulsioni feroci di predoni. Ma chi è la preda e il predone, mi vien da chiedere? Il tuo contributo è sempre fondamentale!
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Cari Amici visitatori, rispondo a tutti con un ringraziamento duplice. Per la visita e l’attenzione, ovviamente, ma anche per quel sentimento di accorata perplessità che esprimete o che si percepisce.
C’è qualcosa di completamente disallineato dalla naturalità, come dice UnLucano. La Natura si serve del Tempo per far crescere, mentre oggi si sovrappone alla fase esplorativa dell’infanzia quella astuta e mercantile. A ben vedere i molti business tendono ad accorciare l’infanzia per anticipare la giovinezza ed estenderla, pateticamente, a quella che era intesa come età matura.
E’ ancora troppo confusa in me per poterla discutere, ma c’è la sensazione inquietante che sloggiare precocemente i bambini dalla loro fase di dipendenza stia lasciando una mancanza psicologica negli adulti. Lo sospetto perchè innumerevoli volte ormai ascolto
discorsi, epiteti, vezzeggiamenti che erano tipicamente riservati dai genitori ai bambini, rivolti al cane o al gatto. L’animale “da compagnia” non ha più padroni, ha un papà e una mamma!
Ancora sono turbata dal ricordo di una signora che avvicinandosi a un bel cagnone lo accarezza, gli si rivolge direttamente (non alla persona non vedente che lo teneva al guinzaglio) e gli domanda “Come ti chiami?”
C’è qualcosa nell’aria, e non mi sembra salutare …. 😉
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La prostituzione minorile è una vecchia piaga italiana e sin dall’unificazione italiana del lontano 1861. I ricchi signori della germania, della benestante e ricca borghesia inglese e sopratutto dell’illuminista Francia popolavano le nostre coste in cerca di avventure giovanili a poco prezzo, ma uniche. Il neoclassicismo e le correnti esoteriche del nord erano dei brodi ideali dove cucinare le idee pedofile di quella gentaglia. Nel 900 e nella sua più fervente epoca del liberty l’uso delle giovani leve italiane era diventata quasi una moda, tanto che il fascismo, per non mettere in crisi un settore turistico ricco, chiudeva tutti e due gli occhi.
Purtroppo è storia, triste, infamante e putrida come una carogna in decomposizione, tanta è l’immagine che provo per questa italia.
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ma la domanda è: i minori al tempo ne erano orgogliosi o subivano non potendo fare diversamente? Qui si tratta di moti spontanei, questo è il degrado del degrado! Si affianca a quella neolaureata di cui hai raccontato nel tuo ultimo post e che mi ha lasciato di stucco per il disprezzo assoluto per se stessa.
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Quando per oltre 60 anni si è andati a distruggere quel palco di tradizioni (a volte anche sbagliate, ma facenti comunque parte della cultura di uno stato) secolari cosa vuoi aspettarti? Il problema non è il disprezzo per se stessi, ma il desiderio “animale” di fare parte di una comunità decerebrata di giovani svuotati di tutto: senza famiglia, senza regole, senza orgoglio senza arte (vedi che lo studio della musica nelle scuole è relegato a una o due ore alla settimana), senza quel pizzico di orgoglio, ma anche semplicità che spesso caratterizza la gioventù.
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Lo studio condotto dalla “task force” dell’ American Psychological Association, ha evidenziato il ruolo non trascurabile di genitori e altri adulti che vivono in stretto contatto con i bambini nell’erotizzazione del loro mondo e nel fiancheggiare coloro che, per fini commerciali, cercano di trasformare i bambini in piccoli adulti. Evidentemente molti genitori si adeguano, senza troppe riflessioni, alle mode del momento quanto invece serve riappropriarsi del proprio ruolo educativo. Serve anche ribadire che, nonostante il forte impatto che hanno i media e le pubblicità, genitori e insegnanti continuano ad essere dei modelli “forti” per i bambini, assai più di quanto non lo siano per gli adolescenti che, per le esigenze di emancipazione legate all’età, tendono a prendere le distanze dagli adulti e ad entrare in polemica con loro.
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