“Esistono cinque categorie di bugie; la bugia semplice, le previsioni del tempo, la statistica, la bugia diplomatica, e il comunicato ufficiale.” George B. Shaw

Con la violazione della Barriera di Separazione il 7 ottobre 2023 i  miliziani di Hamas sono entrati in territorio israeliano, per la prima volta dilagando nell’area detta Gaza Envelope e assaltando alcuni kibbutz. Evento subitaneo e fantasmagorico che l’intero mainstream ha reso brutalmente spettacolare accettando senza filtro comunicazioni ufficiali e non ufficiali da Israele che ha guidato l’attenzione sull’entità numerica stimata delle vittime che, a oltre tre mesi, non è possibile quantificare con certezza. 

L’Ansa il 15 ottobre: Oltre 1.400 i morti in Israele per l’attacco di Hamas, il 23 Haartez  indica 1.105, 1.139 riporta Wikipedia, il governo israeliano in novembre dichiara 1.200, considerandone altri 200 come miliziani di Hamas, numero non verificabile, come vedremo.  
I dati provengono, spiega Haaretz, da nove organismi ufficiali o semi-ufficiali: ​​Polizia, IDF, Ministero dei Servizi Religiosi, Autorità Israeliana per le Antichità, Ministero della Sanità e dell’Interno, Istituto Nazionale di Previdenza.
A questi si aggiungono: l’Istituto Direzione nazionale della diplomazia pubblica, la ben nota Hasbara dell’ufficio del primo ministro che ha la missione di proteggere l’immagine di Israele, e Zaka, organizzazione ebraica ultra-ortodossa i cui membri recuperano i corpi dopo gli attacchi terroristici.

E’ precisamente Zaka ad aver diffuso le più orrende accuse di atrocità: bambini decapitati, stupri di massa, corpi smembrati, feto estratto dal corpo della madre; i bambini cotti nei forni fu, invece, invenzione di un altro gruppo denominato United Hatzalah, smentita poi da un’indagine di Haartez .
La narrativa di Zaka  è stata assunta come fonte dal mainstream, accreditata dalle autorità per l’apertura delle indagini e, incredibilmente, avvalorata dalle ripetizioni del presidente americano Biden e dal Segretario di Stato Blinken.

Il noto giornalista Max Blumenthal ha eseguito un dettagliato smascheramento di tale narrativa e pubblicato l’articolo Il gruppo di “salvataggio” israeliano macchiato da scandali alimenta le invenzioni del 7 ottobre, rivelando altresì il coinvolgimento del vertice dell’organizzazione in crimini sessuali. 

A distanza di tre mesi, l’indagine ufficiale principalmente basata sulla narrativa di Zaka non procede. La polizia ha raccolto un modesto numero di “testimonianze” oculari di violenze sessuali, torture e uccisioni ma, scrive Haartez il 4 gennaio, non si riesce a dare un nome alle vittime: “Il sovrintendente Edri ha detto che [la testimone] S. ha assistito allo stupro e all’omicidio di almeno due donne al festival musicale Nova e ha anche visto  corpi mutilati […] Ma gli investigatori non sono ancora riusciti a identificare le donne che, secondo S. e altri testimoni oculari, furono violentate e uccise. Ho prove circostanziali, ma alla fine è mio dovere trovare prove a sostegno della sua storia e scoprire l’identità delle vittime.”
Le autorità si affidano a un appello pubblico chiedendo alle “vittime di stupro” di presentarsi.  

Via via nei media appaiono correzioni o prese di distanza dalle prime dichiarazioni, come il caso di Wired sui bambini decapitati, ma l’amplificazione dell’orrore ha a lungo messo in secondo piano  la grande domanda:
Perché un ritardo di 7 ore prima che le forze militari di Israele arrivassero sul posto?

Quando non è più stato possibile eludere la domanda la risposta è stata affidata, per così dire, al NYT da sempre la voce filo-israeliana che pilota la narrativa del mainstream occidentale.
L’inchiesta dal titolo Dove erano i militari israeliani?
imputa il ritardo alla mancanza di un piano per contrastare un attacco in grande da parte di Hamas, pur avendone ottenuto in precedenza “i piani di battaglia”.
Singolare la dichiarazione del NYT che afferma di aver avuto accesso a documenti interni del governo israeliano, a rapporti di intelligence, a un’analisi del deposito di materiali dell’esercito, ma nel contempo dichiara di non aver avuto risposte alle domande poste all’esercito.

Con l‘insistenza sul biasimevole comportamento delle forze israeliane si oscura la portata sorprendentemente  organizzata del blitz di Hamas.
Lancio di 2200 razzi contro l’Iron Dome per coprire lo sciame di droni che lo sorvolavano e andavano a distruggere il controllo remoto delle comunicazioni; introducendosi attraverso 20 brecce praticate  nella barriera i miliziani hanno preso il comando dei siti militari e  distrutti i server.
La tempestività delle informazioni sugli accadimenti è stata resa impossibile, l’esercito israeliano si è trovato nella condizione di agire alla cieca in modo caotico. Lo testimoniano persone che hanno vissuto l’attacco,  come Yasmine Porat.
yasmine-porat-hamas

Missili lanciati da elicottero israeliano sul kibbutz Be’eri,  testimonia un veterano dell’IDF, e sul medesimo kibbutz spari da un tank israeliano, non un errore, ma una decisione consapevole confermata da un soldato IDF  (Nota1)

Immediatamente dopo il 7 ottobre una fonte vicina a Hamas ha dichiarato a un’ agenzia iraniana che le informazioni sui migliori  “punti di infiltrazione” provenivano da militari israeliani  e che la cooperazione non si limitava all’intelligence: da tempo gran parte dell’equipaggiamento dei miliziani proverrebbe da elementi dell’esercito israeliano. Per corroborare la stupefacente affermazione, la fonte ricorda i numerosi articoli in pubblicazioni israeliane sulla dipendenza dalla droga diffusa tra i soldati, in particolare fra i riservisti, e che questo sarebbe il movente  dei  soldati che si accordano per scambi d’informazioni e di  materiale bellico con denaro o droga.

Si tratti di caos o di applicazione della Direttiva Hannibal , che sacrifica vite per impedire la cattura di ostaggi,  israeliani hanno ucciso israeliani.
Non sarà mai possibile stabilire quanti miliziani di Hamas sono stati conteggiati come vittime perchè un’indagine conclusiva sui fatti è stata resa impossibile con il fuoco. 

Maria Carla Canta

Nota 1
Nel  Twitter – X tre account Stefano Alì  Roberto Iannuzzi , Davide Ravera si sono prodigati nella minuziosa verifica delle dichiarazioni sul 7 ottobre; una raccolta dei loro post si trova in Pearltrees a questo link