Il 31 dicembre è apparso in rete un nuovo numero del periodico dello Stato Islamico, Dabiq 6, che si chiude con un altro articolo di John Cantlie, il giornalista ostaggio per il quale il Governo inglese non intrattiene con Isis – secondo quanto è dato sapere – contatti utili al rilascio e a preservargli la vita. Se Cantlie non è stato giustiziato, come altri compagni di prigionia, è per la caratteristica professionale che il Califfato utilizza nel suo accorto progetto comunicativo.(articoli precedenti).
Il giorno 3 gennaio, al magazine è seguito a sorpresa un video. Mostra Cantlie in veste di reporter da Mosul, come in precedenza avvenuto da Kobane/ Ayn al Arab.
In alternativa a YouTube, il video è visibile a questo link
I colleghi della stampa internazionale evitano di commentare gli articoli di Cantlie, sia nel merito della drammatica situazione esistenziale, sia nella sua critica politica e, questa volta, economica. John Cantlie dipinge un quadro preoccupante: un tracollo, una dissoluzione del sistema monetario internazionale legato alla coppia petrolio-dollaro. La sua tesi non si può dire settariamente ispirata dai carcerieri perché si ritrova in decine di pubblicazioni a firma di grandi esperti internazionali, tenuti lontano dai talk-show e quindi largamente ignorate dal pubblico.
L’elemento che Cantlie aggiunge, e sottolinea poiché portato avanti dallo Stato Islamico, è la necessità di un ritorno a un sistema di valute legate a un valore reale: l’oro. Si esprime in modo semplice perché si rivolge a noi, non esperti. Sicuramente chi, invece, esperto è potrà fare dei distinguo o delle parziali contestazioni, ma difficilmente screditare in toto, se non squalificando contemporaneamente grandi nomi della politica e della scienza delle Finanze. La ragione per cui il suo articolo non viene lasciato alle cure critiche degli esperti può dipendere proprio dall’incisiva espressività e da quel tanto di “moderno” che l’argomento sovrappone all’immagine dell’Isis che si vuole… colà dove si puote sia esclusivamente e irredimibilmente arretrata di 1600 anni. Come i ribelli in campo uccidono con le stesse armi degli eserciti moderni che li fronteggiano, così i livelli intermedi e di vertice dell’Isis si destreggiano con le stesse tecniche di comprensione e analisi del presente adottate dai think tank cui si affidano i nostri governi.
La pubblicazione in questo blog dell’articolo di Cantlie, leggibile in inglese: MELTDOWN John Cantlie, e qui di seguito nella versione in italiano, intende darne conoscenza e possibilità di un’analisi critica.
Non secondariamente, intende essere modesto contrasto alla cortina di silenzio sulla sua prigionia, prassi non rara nei casi di occidentali sequestrati in Medio Oriente, i quali entrano nella cronaca al momento dell’uccisione.
MELTDOWN
John CantlieE’ semplice: oggi ci sono troppi “soldi” in giro per il mondo e la conseguenza sarà che nei prossimi anni le cose non gireranno più altrettanto bene. Lo si può vedere nell’economia di quasi tutti i paesi. Il costo della vita è in costante aumento e la moneta ha sempre meno valore, mentre le Banche Centrali gonfiano il problema continuando a inondarci di pezzi di carta con dei numeri stampati sopra.
Si è visto decine di volte nel corso della storia e ogni volta fu un fallimento. Il dollaro sta andando giù, ma questa volta con sé porterà a picco il mondo.Dal 1971, il sistema finanziario mondiale si è basato sulla fiducia. La valuta vale qualcosa scambiandola con dei beni solo perché le banche ci dicono che, se il caffè e il panino ieri si scambiavano con 5 dollari, voi siete fiduciosi che domani sarà ancora così. Ma, quando la fiducia in ambito finanziario, tra cittadini e governi, scende a un minimo che non si vedeva dal 1930, e nessuna delle valute mondiali è legata a qualcosa che abbia un effettivo valore, la realtà della crisi economica globale è sempre più vicina.
Come riserva valutaria nel mondo, e finora unica valuta nelle transazioni del petrolio, il dollaro USA rappresenta circa il 60% del valore di tutte le valute del pianeta, e oltre la metà di questi dollari sono fuori degli Stati Uniti. Così appena il dollaro crolla, si crea un effetto domino e il resto crolla in conseguenza.Adesso il mondo guarda a qualcosa che abbia un po’ più di valore della carta, per sostenere le proprie finanze. Una cosa con un valore intrinseco, un valore che non sale o scende selvaggiamente appena una Banca Centrale manovra qualche leva. Potrebbe anche andar bene una mucca, un sacco di grano o un barile di petrolio, ma da millenni la scelta più popolare per rappresentare il valore è stata l’ oro. E’ in quantità finita, il che significa che non perderà mai il suo valore; le banche non possono decidere di stamparne di più. Vale quanto stabilisce il mercato, non quanto le banche impongono. E’ duraturo, lo si può scambiare con altre merci e vale tanto, o di più, oggi quanto valeva migliaia di anni fa. Ecco: questo è il denaro reale.
E’ stupefacente, a pensarci, che un pezzo d’oro che potrebbe essere stato utilizzato nello scambio commerciale per migliaia di anni sia ancora in circolazione. Potrebbe essere stato fuso, diventato un lingotto o essere stato al collo di qualcuno, ma è ancora qui in giro. Provate a farlo con un pezzo di carta!
PERCHE’ PARLIAMO DI SOLDI?
Il mese scorso lo Stato islamico ha annunciato l’intenzione di battere la propria serie di dinari d’oro e dirhams d’argento come mossa svincolante dalle monete legali connesse al dollaro, creare, cioè, la propria valuta dotata di valore intrinseco.
Ogni paese ha bisogno di una propria valuta, e il dinaro oro può essere una mossa brillante da parte dello Stato Islamico nell’odierna turbolenza dei mercati. Il sito Financial Quartz ha scritto “Il dinaro d’oro pesca profondamente nella storia dei sistema monetario islamico che risale quasi ai tempi di Maometto. Il dinaro islamico è apparso nel 696 d.C. quando l’impero Omayade – con capitale Damasco – si estendeva dalla penisola iberica al fiume Indus in Asia meridionale “.Il prezzo dell’oro è in una fase d’impennata. Nel 2006 avevo un lingotto d’oro da un kg e valeva, allora, intorno ai 17.000 dollari. Purtroppo non era mio, me l’aveva prestato un operatore per scrivere un articolo. Tutto il personale della sede quando lo è venuto a sapere, faceva la fila per dare un’occhiata, tanto era bello. L’oro fino dà un po’ alla testa a tutti. Se io avessi avuto i soldi per comprarlo, quello stesso lingotto oggi varrebbe oltre 60.000 dollari.
Nel procedere verso l’espansione del Califfato, sarebbe appropriato per lo Stato Islamico introdurre i propri dinari e dirhams. Una forma concreta praticabile di valuta che mette il potere d’acquisto nelle mani delle imprese e dei consumatori. Il dinaro d’oro è una delle valute più durature del mondo. Ricorrere all’oro ha senso quando c’è una crisi economica in rapido avvicinamento, e del calibro che non si era più visto da lunghissimo tempo.La morsa con cui il dollaro ha stretto il mondo dall’accordo di Breton Woods del 1944 – quando le valute di tutto il mondo sono state agganciate al dollaro, che a sua volta si fissava a 35 dollari per un’oncia – è finita da un pezzo.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli stati avevano spedito, per metterlo al sicuro, il loro oro in America, che aveva così accumulato circa 20.000 tonnellate di metallo. Nel giro di pochi anni nel dopoguerra, il dollaro divenne la moneta di riserva del mondo attraverso un gold standard riconosciuto a livello internazionale.L’America si rotolava nei soldi, ma l’eccesso di spesa, il continuo warfare e una palese avidità hanno fatto sì che dagli anni ’60 venissero stampati molti più dollari di quanti se ne sarebbero potuti riscattare in oro. Si calcola che gli Stati Uniti abbiano speso 546 miliardi di dollari solo durante la Guerra Fredda. Si stampavano banconote come se fossero modelli che andavano fuori moda e il mondo aveva cominciato a impensierirsi: a chiedere di restituire dollari e riavere indietro oro. Cominciò una frana, la Federal Reserve fu costretta ad ammettere di non avere abbastanza oro per effettuare il cambio.
Nel 1971, il presidente Nixon dichiarò che l’America non avrebbe più riscattato i dollari di carta contro l’oro, a meno che ciò non fosse nell’interesse degli Stati Uniti.
Fu il più grande default della storia moderna. Nixon sostituì al volo l’oro con il petrolio, nel 1973, dichiarando che tutte le transazioni internazionali con i paesi produttori dell’OPEC avrebbero dovuto avvenire in dollari.
L’infame e corrotta famiglia reale saudita accettò. In cambio dell’esclusività del dollaro come moneta delle transazioni, e dell’investimento di miliardi in bond degli Stati Uniti, l’America promise supporto miliare e protezione dei giacimenti petroliferi. Concluso l’accordo da parte dei Sauditi, gli altri paesi dell’OPEC scivolarono, allineandosi: nacquero i petrodollari. Il dollaro, che prima era agganciato all’oro, venne agganciato al petrolio.
“No dollari, non accesso alle materie prime importanti del mondo” dice Nick Giambruno *1, consulente finanziario di Casey Research *2. “Se l’Italia voleva comprare petrolio dal Kuwait, doveva acquistare prima dei dollari sul mercato dei cambi per poter pagare il petrolio. Meccanismo creatore di una domanda artificiale di dollari, che non avrebbe luogo se l’Italia potesse regolare gli acquisti in euro.”
PER UN PO’ TUTTO E’ FILATO SECONDO I PIANI.
I Sauditi hanno fatto miliardi a palate. L’America ha fatto miliardi a palate. Poi nel 1991 Saddam si è annesso il Kuwait e gli Stati Uniti, fedeli al patto concluso, gli hanno distrutto il suo esercito baathista. Ma non si sono fermati lì. Gli hanno imposto sanzioni paralizzanti per lo stesso popolo iracheno e la conseguente povertà ha provocato la morte di oltre 500.000 bambini, limitandoci a parlare di loro, fino a che nel 2000, l’ex regime baathista dichiarò che avrebbe cominciato a vendere il petrolio solo in euro e non a “uno stato nemico”. E l’America è tornata, nel 2003, con il pretesto delle “armi di distruzione di massa” e con la “guerra al terrorismo” ; dopo aver rovinato il paese e gli Iracheni, ristabilì nuovamente la regolazione delle vendite del petrolio in dollari.
L’America è capace di cominciare guerre e uccidere centinaia di migliaia di persone pur di proteggere il valore del dollaro, oltre agli altri suoi interessi economici. E’ stato evidente quando gli Stati Uniti e i fidi alleati sono rimasti a guardare mentre Assad faceva uccidere oltre 200.000 persone in Siria. Tuttavia, non appena lo Stato Islamico si è spostato verso i giacimenti petroliferi dell’Iraq e dell’Arabia, l’America si è immediatamente coinvolta.
Nonostante l’aggressione per proteggere il valore a livello mondiale del dollaro, i leader americani della politica e della finanza sanno di avere i giorni contati. Il deputato repubblicano Ron Paul *3 prevede un imminente collasso del dollaro: “Noi sappiamo che si avvicina il giorno in cui i paesi produttori di petrolio chiederanno l’oro, o un suo equivalente, per dare il proprio petrolio, piuttosto che accettare dollari o euro” .
Sta accadendo in questo momento. Russia e Cina regolano le vendite del loro petrolio nella propria moneta e accumulano tanto oro da poter seppellire dollaro e petrodollari come strumenti internazionali del commercio. La Cina ha una montagna d’oro: 6.500 tonnellate di lingotti. Altri paesi stanno commerciando in euro e oro o hanno intenzione di farlo nel prossimo futuro.
Il più grande produttore di gas naturale del pianeta, la società russa Gazprom, ha recentemente firmato accordi per passare i pagamenti da dollari a euro. Gazprom è anche una grande produttrice di petrolio e ciò è un grande passo nello sforzo della de-dollarizzazione della Russia. La Cina farà altrettanto.L’attività militare dello Stato Islamico ha dato un’altra stretta al monopolio del petrolio americano attaccando, che scocciatura…, e impadronendosi degli impianti nelle zone conquistate.
L’Iraq è il secondo più grande fornitore di petrolio dopo l’Arabia, ma lo Stato Islamico guadagna terreno e distrugge impianti estrattivi. Le forniture dalla Libia sono interrotte da attacchi dello Stato Islamico, la produzione nigeriana viene ostacolata dai Mujaheddin locali.
Non è un caso colpire intelligentemente l’America dove le fa male, così gli Stati Uniti devono fare affidamento sulla propria fornitura. In preda al panico per allontanare il peggio, hanno investito miliardi nei propri programmi di perforazione per petrolio e gas; ora sono il più grande produttore di petrolio al mondo, 11 milioni di barili al giorno, e in guerra dei prezzi del petrolio con gli amici sauditi.Così improvvisamente il mercato è invaso da petrolio a basso costo, che tutti possono ora acquistare con i loro sempre più inutili dollari americani. Non è necessario essere un esperto finanziario per vedere verso dove procede tutto questo. Guerre, implosione economica, deflazione cronica e, infine, un nuovo sistema finanziario globale che emergerà dalle ceneri.
Tornare all’oro in questi momenti ha un senso. Oro e argento sono ancora considerati i mezzi di scambio più forti del mondo perché è la gente a chiederli, conoscendone il valore confermato da un utilizzo millenario. Nessuno ha inventato per gli esseri umani un posto migliore dove vivere che una casa. Nessuno ha scoperto un modo migliore per tenere calde le persone che indossare vestiti. Nessuno ha trovato un denaro più stabile di oro.
Se nel 1944 il dollaro è stato agganciato ai 35 dollari per oncia d’oro, oggi avremmo bisogno di 15.400 dollari per oncia, volessimo coprire la quantità di dollari in circolazione!Il leader venezuelano Hugo Chavez l’aveva intravisto, e iniziato nel 1998 una campagna per rimpatriare 211 tonnellate di oro depositate negli Stati Uniti. *4 Ci sono state una quantità enorme di dispute prima che l’oro tornasse a casa; a un paese non piace restituire quello che ha nei suoi forzieri. Ma la palla è entrata in campo e tutti vogliono giocare: riavere i propri lingotti. Svizzera, Ecuador, Olanda e Austria ne chiedono la restituzione. La Germania ha chiesto alla Fed il quantitativo di sua proprietà nel 2012 per sentirsi dire semplicemente che non c’era. *5
I paesi prendono sempre più rapidamente le distanze dal dollaro prima che si verifichi il prossimo disastro. Pertanto, ha enorme senso per lo Stato islamico coniare i suoi dinari aurei. Se puoi negoziare con una valuta che ha valore sul mercato libero, mentre in altri paesi si va in giro con la carriola piena di carta moneta per pagare un tozzo di pane, sei in una posizione molto più forte della loro. La tua economia fiorirà mentre la loro crollerà.
Oro e guerra sono sempre andati di pari passo, come scrive l’esperto di Finanza David Graeber. “Nel corso delle guerre di espansione durante il periodo dell’impero Omayyade, enormi quantità di oro e argento sono state saccheggiate dai palazzi, templi e monasteri e fusi, permettendo al Califfato di produrre dinari d’oro e dirhams d’argento di notevole purezza “
Naturalmente, molte banche centrali di tutto il mondo trattano come spazzatura l’idea di un ritorno all’oro o un gold standard nel 21° secolo, bollandolo come enorme passo indietro. Ma è lavoro dei banchieri disprezzare l’oro, perché se il mondo dovesse tornare a un sistema monetario basato sui metalli preziosi, il controllo che i governi hanno sul paese e il benessere finanziario del pubblico cesserebbe di esistere. Loro sarebbero disoccupati. Non è possibile modificare il valore dell’oro.
E’ ciò che il mercato richiede che sia, mentre coi soldi di carta si può smanettare a piacimento. Tutto progettato per salassare quanto più denaro possibile dalla tasca del consumatore medio.
“Il nostro sistema monetario ruba dalla classe media e trasferisce la ricchezza alle banche” dice l’esperto di Finanza Mike Maloney. “L’abbiamo visto nel corso della storia e si ripete più e più volte.” *6Il sistema bancario mondiale è una truffa progettata per alimentare se stesso e i governi. Niente di tangibile esiste, solo una grande quantità di carta e una fila di numeri su computer. Con il sistema attuale, i governi e le banche possiedono tutto l’oro, mentre il pubblico ha pezzi di carta senza valore con cui giocare, e quando crolla l’economia indovinate chi avrà ancora l’oro …
Ecco perché mettere metallo prezioso in circolazione è un bene per tutti, tranne che per le banche. Si inverte il processo: si mette la carta moneta nel sistema, mentre la vera ricchezza, i metalli preziosi, è nelle mani del popolo.La Federal Reserve sta stampando oltre 1 trilione di dollari all’anno per “Quantitative Easing3″ *7 nel disperato tentativo di allontanare la deflazione e stamparsi una via d’uscita dal collasso. Possono anche esaurire la carta a disposizione in questi loro sforzi, ma ancora non funzionerà. Il tempo del dollaro volge al termine, come ogni altra valuta a corso legale prima e, nonostante la morte di centinaia di migliaia di persone per allontanarlo nel tempo, la storia dimostra che è un evento inevitabile.
Per la prima volta, tutte le valute del mondo sono anche moneta legale sostenuta dall’assoluto nulla. Quando il crollo arriverà, sarà devastante…
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Dabiq 6, magazine integrale Dabiq_6
Per facilitare il lettore, propongo una bibliografia sulle tesi e i nominativi citati nell’articolo
*1 http://www.internationalman.com/articles/timing-the-collapse-ron-paul-says-watch-the-petrodollar
*2 http://www.caseyresearch.com/
*3 http://www.trend-online.com/prp/ron-paul-petrodollaro-crollo-cina-russia/
*4 https://mcc43.wordpress.com/2012/11/13/loro-delle-riserve-nazionali-una-luccicante-finzione/
*5 http://www.geopolitica.info/la-fed-si-oppone-alla-richiesta-tedesca-di-rimpatriare-il-suo-oro/
*6 http://hiddensecretsofmoney.com/blog/death-of-the-dollar-update-mike-maloney
7 http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2009/03/quantitative-easing-banca-inghilterra.shtml?uuid=1eed0b1a-0e31-11de-8d17-a3d409d4aa4c
Sono impressionata…davvero tanto.
Il fatto che il discorso sul peso dell’oro é davvero notevole…
Poveri noi….
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Ciao Marta, prima di tutto grazie anche per il commento dell’altro giorno. Star dietro a questi argomenti mi prende tempo e … meningi. Ieri poi per arrivare a capire che le due povere Vanessa e Greta non sono prigioniere della grossa Nusra, come ripetono tutti i giornali, ma di un gruppetto alleato ci ho messo un pomeriggio. E’ importante, perchè meno è strutturata e potente l’organizzazione maggiori sono i pericoli di essere rivendute come oggetti. Speriamo bene per loro, poi quando ci racconteranno per bene come e perchè sono andate, potremo approvare o criticare a ragion veduta; mentre ora si leggono cattiverie da far accapponare la pelle.
Tornando all’Oro, impressionante davvero, inquietante per i più giovani che devono costruirsi una base economica per la loro vita. Il merito di Cantlie è aver dato un disegno globale, apprezzabile avendo cercato le conferme, quei link in fondo. Sono altrettanto coinvolta nella sua storia di ostaggio, così dimenticato, che sa di aver perso il padre, morto disperato per la situazione del figlio…
Ci sono persone che diventano simboli di un’epoca, per me questo giornalista che può scrivere più liberamente contro il ns sistema ora che è in prigione con la vita appesa a un filo mi lascia stupefatta e sempre meno capace di dare giudizi definitivi.
Buon anno, mia cara, buon anno in attesa di tutte le belle immagini e poesie e musiche che ci regalerai.
MCarla
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Grazie a te e non preoccuparti assolutamente di venire a trovarmi…capisco bene
Perciò verrò io volentieri ad informarmi.
Grazie sempre per il tuo impegno.
Ciao
In bocca a lupo per tutto!
.marta
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Il QE3 degli USA è sintomatico: è il terzo intervento della Fed sull’economia usamericana. La stessa BCE per mano di Draghi ne fa uso, cercando di “iniettare” liquidità fittizia, artificiale ovvero elettronica al fine di determinare uno “stimolo” alla “ripresa”. La stagflazione è un dato di fatto di cui pochissimi ne rilevano l’esistenza: noi siamo in stagflazione da almeno il 2011, tanto per parlare di italiastan. Ma, bando alle ciance finanziarie e veniamo all’oro e a John Cantlie. Sai, è un tuo preciso merito farmi soffermare sulle parole di questo giornalista: per curiosità ne avevo letto, ma è solo grazie a te che lo approfondisco. La faccenda dell’ISIS stento a delinearla, visto e considerata la sua nascita e le sue derive, oltre tutta la propaganda occidentale. Detto questo – che è veramente tanto per me – l’analisi descritta da Cantlie è una fotografia assolutamente realistica: non sono un economista, ma ho avuto la fortuna di leggere, studiare e, qualche volta, dover applicare alcuni dei concetti di economia e di finanza. Perciò, sì: Cantlie non mente. Io, però, semi-OOT aggiungo una cosa su cui batto da tempo; cosa che per altro sposa ciò che sta accadendo: il petroldollaro è destinato a esaurire la propria esistenza, perciò dovrà trovare altro modo di rigenerarsi come valuta d’importanza mondiale. Se molti, incluso Cantlie, pensano all’oro – e ne parlano probabilmente perchè il mondo arabo ne è ricchissimo – io propendo per il nucleare. Il dollaro si aggancerà alla detenzione di materiale nucleare. Non starò qui ad annoiare te e i tuoi stimabili lettori con le teorie personali, ma lascio un paio di indizi per riflettere: perchè Obama ha fatto incetta di materiale nucleare e contestualmente ha aggredito – come i suoi predecessori – chiunque volesse dotarsi di impianti nucleari di paesi non allineati – alias canaglia – alla NATO? Ben conoscendo la fine delle risorse petrolifere – o di idrocarburi, a meno della distruzione della superficie terrestre per avere del carburante o dell’energia – qual è il futuro già scritto dell’approvvigionamento energetico a medio termine? Perchè vanno avanti gli esperimenti usamericani in particolare per rendere sempre più sicuro e profittevole il comparto nucleare civile-industriale, quando nel mondo non si fa altro che cercare il “pulito”? L’oro, naturalmente ha diverse forme di declinazione. E questa di Cantlie – speaker ISIS – la prendo come provocazione ulteriormente realistica all’occidente e come avvertimento piuttosto manifesto di ciò che l’ISIS stesso metterà in piedi. Grazie ancora per avermi dato la possibilità di leggere con altri occhi una faccenda che sto metabolizzando con estrema lentezza.
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E’la mia reazione leggendo il tuo commento. Ti confido che affronto questi argomenti e ne scrivo perché desidero capire, non perché convinta di aver lezioni da dare. L’ipotesi di un (necessario nuovo) aggancio del dollaro al nucleare, e le motivazioni sono per me del tutto nuove e massimamente interessanti. Riconosco bene però l’incetta di materiale richiamato da ogni dove, Italia compresa…
Penso in questo momento che, con lo sviluppo della ricerca e delle tecniche scientifiche, le voci del nucleare potrebbero perfino crescere, sia con ritrovamenti in Natura sia aumentando la capacità di indurre la fissione artificiale in altri elementi non naturalmente radioattivi. Allora: l’aggancio al nucleare sarebbe un cambio di paradigma, da un bene “finito” a uno in regime di abbondanza che verrà regolata da una potenza egemone…
Ti chiedo il permesso di dare maggiore visibilità a quello che hai scritto, è una “risposta a Cantlie” nel merito dell’argomento, seriamente più su della provenienza forzatamente settaria cui è costretto l’ostaggio.
O suggerisco di fare delle tue considerazioni un contenuto del tuo blog.
In ogni caso per me è stato un arricchimento e come gli elettroni può aver doppia natura, se non sarà corpuscolo (un post) sarà onda (un memo per comprendere gli eventi). 🙂
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Beh, io sono solo “unucano”. E non ho nè arte nè parte per poter essere definito una voce dotata di minima “autorevolezza” sull’argomento. Per lo meno, in questa materia: esistono centinaia di persone molto più autorevoli e certamente qualificate per poter dire e dare contributi effettivi a questa domanda. Le mie sono solo teorie personali, frutto, come scrivevo prima, per lo più di studi personali. Il tuo invito, comunque, non verrà disatteso: ho solo bisogno del tempo necessario per riprendere in mano gli argomenti, lasciati a decantare da qualche tempo. Perciò, sì, accetto l’invito e cercherò di offrirti la maggior collaborazione possibile per dare un’altra – o ulteriore – visione possibile. Intanto, alla tua risposta non posso far altro che contraccambiare con l’estremo rispetto che nutro per te e il tuo lavoro. A presto! PS, ti ho scritto in privato, perchè m’è partita la mano sulla tastiera, producendo un numero infestante di parole e righe:)!
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Hai accettato, so che è promessa di un gentleman! Attendo con piacere tutto il tempo necessario.
Ciao …. boschivo 🙂
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Rileggerò con più calma e con l’attenzione che meritano sia l’articolo che i vari link.
Intanto, grazie per il post.
Alcune provvisorie osservazioni, che essendo frutto di pareri personali vanno prese con le molle:
In linea di massima sono d’accordo con l’autore circa l’ormai precaria supremazia del dollaro. Le tragiche tensioni geopolitiche a cui assistiamo mi sembrano la conseguenza dei goffi tentativi USA di mantenerla.
Sono invece perplesso sull’idea di un ritorno al gold standard.
È vero che Cina e Russia stanno effettuando massicci acquisti (la Cina è anche un produttore importante), ma questa a mio avviso è solo una strategia di differenziazione delle riserve, non di sostituzione. La quantità di oro disponibile in natura è insufficiente a coprire il valore della ricchezza prodotta globalmente in un anno, tanto meno quella in stock. Questo significa che nel caso del gold standard (ma anche altri materiali pregiati, come l’uranio ipotizzato ragionevolmente da Unlucano) non ci sarebbe abbastanza valuta per alimentare l’economia mondiale e questo porterebbe alla deflazione, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero.
Tanto per dare un’idea, il PIL cinese è pari a circa 8.500 mld di dollari. Non so quanto attendibile sia la cifra di 6500 tonnellate in lingotti d’oro indicate da John Cantlie, ma ammesso che lo sia il controvalore ai prezzi correnti sarebbe i circa 310 miliardi – cioè nemmeno il 4% della ricchezza che la Cina produce in un anno, e solo l’8% del totale delle riserve valutarie che detiene, stimate in 4.000 mld di dollari.
La decisione dello Stato Islamico di battere monete in metallo pregiato può essere visto come una mossa di cui è intuibile la portata simbolica, visto il contesto in cui è pensata, ma probabilmente destinata ad avere scarsa rilevanza pratica. Dovessero davvero entrare in circolazione sparirebbero in un batter d’occhio.
L’uso di moneta fiduciaria di per sé non è negativo, se ben regolata. La non deperibilità dell’oro sotto questo aspetto non è un particolare vantaggio, dal momento che della massa monetaria in circolazione solo un 8% circa è costituito da contante; il resto è moneta elettronica, indistruttibile e molto meno costosa dell’oro – i cui costi di produzione, ambientali e di stoccaggio sono incomparabilmente più alti.
Un nuovo ordine valutario mondiale che superasse il petrodollaro senza replicarne le distorsioni dovrebbe adottare una soluzione sulla traccia di quella proposta da Keynes nel 1944, che prevedeva una valuta (virtuale) mondiale, il Bancor, di valore fissato sulla base di un paniere di monete e/o commodities, con cui venivano scambiate le monete nazionali nelle transazioni di import/export, e con un meccanismo di penalizzazione sia in caso di deficit che in caso di surplus della bilancia commerciale per assicurare l’equilibrio negli scambi mondiali.
Gli USA rifiutarono, ovviamente, e imposero il dollaro come valuta di riferimento, ancorata all’oro secondo un rapporto fisso garantito. Un impegno che si rivelò insostenibile mano a mano che la domanda di dollari aumentava con l’aumentare del commercio mondiale, finché nel 1971 Nixon dichiarò la fine della convertibilità del dollaro. Il mondo ne prese atto senza troppi traumi, “grazie” al potere convincente della potenza militare USA e all’impegno dell’alleato saudita (principale produttore mondiale) a vendere il proprio petrolio solo in cambio di dollari (petrodollari).
Rimane il fatto che prima di cedere “l’inaudito privilegio”, vitale per la loro economia, gli USA venderanno cara la pelle. E questo è mooolto preoccupante. 😦
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Grazie Mauro dell’arricchimento di notizie e considerazioni. Non sono nemmeno lontanamente capace di entrare nel merito, per me è un apprendere, per esempio ignoravo la proposta di Keynes e ora mi documenterò. Con Francesco, mi state aprendo l’orizzonte 🙂
Un pò più vicino a me è invece l’aspetto psicologico, come il tuo riferimento alle intenzioni più simboliche che pratiche da parte dell’Isis sul sistema aureo. La credo infatti una intenzione che va dal risveglio dell’orgoglio per quelli che possiamo dire ormai “i suoi cittadini”, al suggestivo per il mondo arabo in generale, al provocatorio per noi, facendo ampliare la percezione del nostro camminare su un ghiaccio sottile. Il silenzio dei media rivela quanto si preferisce che ciò non avvenga.
Le provocazioni Isis sono molto articolate, c’è il livello truculento che vuole intenzionalmente terrorizzare, ma anche un suggerire “normalità” secondo i nostri canoni. Un’ora fa è uscito un video di Cantlie di nuovo in veste di reporter in Mosul che dalle riprese appare come una operosa e tranquilla città. Penso che, mentre dal punto di vista strettamente economico, il gruppo dirigente sia un semplice orecchiante degli analisti mondiali, dal punto di vista della psicologia di massa non sia per niente sprovveduto. Ho messo qui in testa il video, che fa pensare a quanto è difficile salvarsi la vita se un governo abbandona l’ostaggio.
Grazie ancora.
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Rispondo, cercando di evitare l’inarrestabile piega del mio definitivo OOT. Concordo su tutto quanto Mauro ha scritto. Questo per rimanere in tema di realismo economico-finanziario odierno. Preciso che, parlando dell’uranio, mi riferisco alla sommatoria delle scorte disponibili da estrazione mineraria + lo smantellamento degli ordigni nucleari + le fonti secondarie e non convenzionali. Tra queste, c’è l’estrazione di uranio dall’acqua marina, tecnologia che per gli ottimisti del nucleare basa le proprie previsioni sulle dichiarazioni del fisico Cohen degli anni 80. Secondo questo scienziato – sto citando materiale reperibile addirittura su Wikipedia, ed evito link ad altre fonti – l’uranio può essere ritenuta una fonte energetica pulita proprio perchè rinvenibile anche dall’acqua marina e che, se utlizzato con i reattori “auto-fertilizzanti”, costituirebbe una fonte di energia infinita, o finita quanto la vita del Sole stesso. Questo, naturalmente dev’essere rapportato ai processi di estrazione – economici più del petrolio stesso per la resa in termini di profittabilità energetica, oltre che di eliminazione di oneri ambientali, di certo finanziari e non di ecosistema – e ai processi finanziario-speculativi a esso associati. Senza tenere conto dell’evento storico della fine del progetto Megatons to Megawatt (programma USEC, la cui bancarotta dicharata non riesco più a trovare in rete!!) della trilaterale USA/Ucraina/Russia, finita in coincidenza temporale con le drammatiche vicende ucraine. Ad ogni modo, l’accostamento di uranio-valuta mondiale o usdollaro è una materia troppo infarcita di numeri e probabilità per continuare ad annoiare! In sintesi: Mauro, concordo con te, sebbene personalmente non sopporti Keynes e il suo lascito di una teoria che ha reso il capitalismo accettabile. La stagflazione e la deflazione sono argomenti che nessuno vuol toccare: noi abbiamo appena sfiorato la stagflazione, toccando il tracollo reale, e siamo in piena deflazione (tassi percentuali di interesse ridotti o molto prossimi allo zero). Ma la stagflazione è sempre dietro l’angolo a ricordare quanto sia pericoloso il danno numerico irreale e i giochi di potere ad esso associati. Il QE (Quantitave Esing) è un palliativo ufficiale artificioso per evitare il Bancor o misure analoghe e/o derivate. Pertanto, pescare Keynes, risulta attualmente inevitabile: se fossero state applicate le sue teorie, non avremmo avuto austerithy e i relativi danni da spending review; non veleggeremmo felicemente idioti verso la deflazione (che FMI detta e la BCE applica); non ci ostineremmo nel mantenimento del sistema attuale; e avremmo una spesa statale reale che consentirebbe un ammortamento della crisi ben superiore dei danni strutturali prodotti dalla “finanziarizzazione” delle società (intese come gruppi sociali in questo caso). Ora, e per tornare su Cantlie, leggo questo: se questo speaker anglofono occidentale dell’ISIS parla di tracollo, possono esserci diversi motivi. Ma bisogna andare alla radice dell’ISIS stesso, ovvero dire che è una creazione di Washington – “sfuggita di mano” come nella migliore tradizione hollywoodiana – e perciò difficilmente si può comprendere quanto funzionale a Washington. Se il petrolio e il comparto idrocarburi è passato per il proprio picco, vuol dire senz’altro che le guerre hanno un altro scopo (cioè, oltre all’industria delle armi, al mercenarismo, alle ricostruzioni, etc). E non scopro di certo l’acqua calda scrivendolo: il mantenimento di uno stato di terrore è strettamente funzionale all’esistenza stessa degli USA e delle sue colonie imperialiste e/o dei suoi partners (a cominciare da Israele/UK/Francia/Germania, etc). Quindi, la guerra per il finto o relativamente reale accaparramento delle scorte di idrocarburi, serve certamente per altri scopi. Farla fare all’ISIS – per contrappasso – o lasciare che la faccia l’ISIS mentre si crea un altro baluardo terroristico, non fa altro che avvalorare la tesi per cui il petroldollaro serva più agli arabi-occidentalisti che agli USA stessi. Mettendola su un piano più provocatoriamente elementare, ed evitando accuramente di aggrovigliarmi in ipotesi da fantageopolitica, io sto ancora aspettando la notizia che riporti l’attacco dell’ISIS a Ryadh come a Tel Aviv (non augurandola, ovviamente)! Ciò non toglie che la posizione di Cantlie sia un aspetto molto importante da tenere sotto osservazione. Infatti, ringrazio ancora Maria Carla per questo suo impagabile lavoro. E ringrazio te, Mauro, per lo stimolo a questa conversazione a distanza. Auguro una buona domenica a tutti
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