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marco-arnaboldi-ricercatore-islam-politicoEstratto da  [ANALISI] Perchè l’Islam non è il nemico. Riconoscere la pluralità per fermare la paura.

di Marco Arnaboldi – Esperto di Relazioni Internazionali e ricercatore sull’ Islam politico

Estratto:

[…] Esistono gruppi armati e idee armate. Fra le seconde è la finzione jihadista di negare l’esistenza di pluralismo nel Medio Oriente, di (ri-)attivare una identità religiosa per lo più fittizia nel tentativo di amalgamare tradizioni islamiche assai diverse fra loro. Campione di questa narrazione è lo Stato Islamico, che la concretizza tramite la delegittimazione di pratiche ad esso estranee e il tentativo di annientare il consenso musulmano verso altre organizzazioni, in primo luogo i rivali qaidisti. Per intenderci, se dovesse scegliere una frase di presentazione, Abu Bakr al-Baghdadi non direbbe mai “morte ai miscredenti”, ma “noi siamo l’Islam, rappresentiamo la Sunna (tradizione)”.

Paradossalmente, accade in questi giorni che una buona fetta di opinione pubblica e, in maniera più allarmante, di pensatori e politici, si schieri contro lo Stato Islamico pur sposandone la retorica. Infatti è ormai facile sentir dire che il nemico è l’Islam, parole un tempo smistate fra intimi sussurri, oggi pronunciate con arroganza di verità celata. Eguagliare Islam e jihadismo è non solo operazione per lo più errata, ma nella maggior parte dei casi dannosa. Significa ampliare all’intero spettro storico dell’Islam il campo di esistenza dell’identità fra i due termini, mossa che combacia con il nichilismo confessionale dello Stato Islamico. In parole semplici, ricondurre le recenti azioni terroristiche all’Islam tout court è un autogol clamoroso perché significa confermare la pretesa di rappresentanza universale dello Stato Islamico (e, in maniera minore, di altri gruppi simili).

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