” Il pericolo è insito nel rischio che questa guerra fra Mosca e Kiev sfoci nella destabilizzazione di entrambe, creando in Asia opportunità mai pensate anche per Pechino. Ma non minore attenzione va posta per l’ipotesi di un ulteriore allargamento della NATO all’Ucraina, inaccettabile per Mosca, Putin o non Putin.”

da associazioneeuropalibera.wordpress.com

La tensione tra Russia e Nato non avrebbe dovuto spingersi fino ad un aperto conflitto militare e non promette nulla di buono. Schierarsi con una delle due potenze è anche oggi un errore analitico prima ancora che politico. Il pericolo è insito nel rischio che questa guerra fra Mosca e Kiev sfoci nella destabilizzazione di entrambe, creando in Asia opportunità mai pensate anche per Pechino. Ma non minore attenzione va posta per l’ipotesi di un ulteriore allargamento della NATO all’Ucraina, inaccettabile per Mosca, Putin o non Putin.

Stiamo tutti facendo conti senza nominare l’oste, a parte l’accenno fattone da Draghi nella sua informativa alla Camera. Draghi ha detto: «La crisi di portata storica che l’Italia e l’Europa hanno davanti potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre, anche perché sta confermando l’esistenza di profonde divergenze sulla visione dell’ordine internazionale mondiale che non sarà facile superare».

Ecco il centro del problema non è Putin e non è Kiev, ma l’ordine internazionale mondiale.

 -La guerra di Putin è contro gli Stati Uniti e sembra che questi l’abbiano gradita, a giudicare dalla rapidità con cui si sono dati a ricostruire una difesa aerea ucraina e da quella con cui Zelenski è stato preso in custodia dalle teste di cuoio francesi interrompendo una trattativa con Putin, che, ora, si vede costretto ad affrontare i tempi e le perdite di combattimenti casa per casa. Per comprendere cosa significhi per i russi il rischieramento delle batterie di missili NATO in Ucraina: Kiev dista 534 miglia da Mosca, 860 km.

-La guerra degli Stati Uniti è contro la Russia, potenza globale, contro l’alleanza Russia – Cina, ma è anche combattuta in Europa, come è loro consuetudine e, quindi, contro gli europei, che dovrebbero guardarsi dallo schierarsi in campo con una delle due potenze. Ma, qui, soccorre la NATO e, senza né dibattito politico né dichiarazione di guerra, uomini, aeroplani e mezzi sono partiti, anzi, sono già al fronte.

È venuta in soccorso anche l’eversione che, con Mattarella, ha completato il venir meno della divisione dei poteri fra Legislativo, Esecutivo e funzione giurisdizionale su cui fonda la democrazia della Repubblica. La Costituzione dice e Draghi comanda, come è capace. Poche righe, ma necessarie per capire come in Italia si va alla guerra. Così, non siamo più soldati in guerra, nemmeno di pace. Siamo in stato di emergenza guerra. Impossibile non citare il disconoscimento dell’INPS dei benefici combattentistici di legge a questi combattenti.

Risalta la strumentalità a favore della guerra della NATO da parte dei leader della politica, tutta, che esprimono così la loro vicinanza alle popolazioni coinvolte. Possiamo dire che altrettanta vicinanza sarebbe stata gradita dalla gente del Donbass aggredita in questi 8 anni; per esempio, come lo scorso ottobre, con i droni avuti dalla Turchia. Citiamo solo il divieto del governo di Kiev di parlare russo, in vigore da due anni, contro quella popolazione senza dubbio russofona.

L’aggressività della propaganda americana e filoamericana lascia temere scenari pericolosi, anche perché non concede al suo avversario alcuno spazio o tolleranza per le paure e i pericoli che giustamente vede in questo progredire costante della NATO verso Est e intorno ai suoi confini. Sembra, anzi, che la consapevolezza di doversi confrontare con una Cina, in crescendo anche militare, stia spingendo Washington a serrare i tempi con la Russia. Anche in questo serrare leggiamo un segno del declino dell’impero del dollaro, certi che una convergenza fra Russia e Europa ne determinerebbe la fine. Sarà, perciò stesso, molto difficile che l’anomalia istituzionale che si fa chiamare ma non è l’Unione Europea possa evolvere almeno in uno stato sovrano federale, con una unica politica estera e il suo esercito.

nota IMPEGNO NATO DI NON ESPANDERSI A EST: il documento