mcc43                                                                                                                                              Google+

Siamo consapevoli che le notizie sulle quali fondiamo le nostre convinzioni sono di fonte esclusivamente occidentale? Che le agenzie di notizie dalle quali attingono i nostri media sono nella stragrande maggioranza americane? Che c’è la comune tendenza è fornire versioni a tutto tondo, per cui un evento, personaggio, situazione è OK o NON OK.?
Che è svanita la consapevolezza che la realtà è complessa e che ogni concezione certa tradotta in azione non porta soluzioni, ma ulteriori difficoltà?

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Le grandi accuse, e quelle taciute

 

L’attentato Lockerbie

Fu all’origine  addebitato alla  Libia  dagli Usa. Di recente, il test, che non venne fatto in vista del processo, sul timer della bomba toglie ogni credibilità all’accusa e quindi a tutto il dibattimento. Il caso è trattato nel post Lockerbie, un attentato ancora da svelare

Il massacro di Abu Salim

La notizia del massacro nella prigione di Abu Salim si ebbe dall’estero: dal NFSL, Forte di salvezza nazionale della Libia,  organizzazione creata congiuntamente da CIA e Mossad. La notizia venne ripresa da HRW, la stessa organizzazione che nella recente guerra “non vide” il massacro dei neri di Tawarga.
Poiché i corpi del migliaio di prigionieri di cui parla l’accusa non sono mai stati trovati, allorché nelle scorse settimane vennero rinvenute  ossa nel sito della prigione i ribelli affermarono essere  la prova dell’eccidio. Risultarono poi, esaminate dai medici,  ossa di animali.
Sulla rivolta nel carcere, motivata dalla richiesta di un trattamento più umano,  che ebbe certamente luogo nel  giugno del 1996, una seria indagine indipendente  non si è mai  potuta fare. L’opinione pubblica non  sa, pertanto, che l’indizio cardine viene dal prigioniero a quel tempo adibito alle cucine (rintracciato poi all’estero). Egli afferma di aver preparato 1200 pasti in meno. Questo indizio  si basa tutta la letterarura mediatica che dà per certamente avvenuto il massacro di Abu Salim.

Tuttavia le accuse, false per il caso Lockerbie,  non ancora provate nel caso  Abu Salim, sono state il frame che ha reso accettabile dai più la menzogna circa il  bombardamento governativo  dei ribelli di Bengasi . 
La notizia  prese corpo  con la defezione del  rappresentante della Libia all’Onu,  Abdurrahman Shalgam, e la sua dichiarazione di febbraio che servì a lanciare prima le sanzioni della risoluzione  1970 e poi  famigerata 1973 che istituva la fly zone sul cielo libico, precorrendo i bombardamenti Nato.
La Libia chiese per  bocca di Saif al Islam che fossero mostrate le foto satellitari comprovanti l’accusa; invano la Russia dichiarò che i suoi satelliti non avevano rilevato nulla.

Il grande nemico

La ragione per cui su Gheddafi si sono orchestrate accuse false o traballanti è che quelle autenticamente riferibili a repressioni del dissenso non giova all’Occidente rivelare.
Non giova  ricordare che Gheddafi perseguì  la LIFG, Libyan islamic fighting group, ovvero un gruppo terroristico  fiancheggiatore di Alqaeda . Non giova ricordare che fu Gheddafi, in anticipo su tutti, a  segnalare la pericolosità di Bin Laden, che per un certo periodo fu in Cirenaica. Anni dopo  Giulio Andreotti si rammaricherà che nessuno prese sul serio le denunce, e il mandato di cattura che la Libia emise contro Bin Laden.

Dopo avegli cucito su misura l’abito del finanziatore di terroristi, non giovava nemmeno ricordare che fra questi terroristi c’erano  i Palestinesi che oggi all’Onu rivendicano il diritto di avere un proprio stato.

La repressione dell’islamismo armato precorreva l’Occidente nella “guerra al terrorismo islamico” ,  con tutta probabilità ha fatto  anche vittime innocenti,  oltre a  prigionie in condizioni inumane e famiglie lasciate all’oscuto sulla sorte o la causa di morte dei loro cari. Di questo l’Occidente non ha dato segno di preoccuparsi  e la Libia fu perfino messa  per un certo tempo a capo della Commissione Onu per i diritti umani!

Gheddafi, l’antipatico

Da un lato le accuse di cui si è detto, variamente modulate a seconda dei tempi della real politic, dall’altro il sistematico dileggio della persona:  fantasie sulle quaranta vergini amazzoni, la bella infermiera, la figliolanza scapestrata, la tenda beduina e, nel contempo, una vita sontuosa. Leggendo la stampa africana, invece, ci si libera  di questa frattura fra il pauroso despota e la risibile macchietta e  l’informazione prende contorni di credibilità.

La sua scomparsa dalla scena viene riconosciuta come una grave perdita per le sorti del continente che la politica gheddafiana mirava a strappare all’invasione colonialista dell’occidente, tuttavia si descrive con naturalezza anche la pesantezza caratteriale del personaggio: le entrate teatrali, l’atteggiarsi come se l’Unione africana fosse il suo club privato.
Valga per tutte l’episodio del Summit di Kampala del  2010. Alla sala possono accedere con i capi di stato anche le scorte, purché disarmate, invece la scorta del colonnello viene pizzicata mentre cerca di introdursi con le pistole (evidentemente l’intelligence riteneva che non tutti i plaudenti convenuti fossero realmente suoi amici). Nasce un alterco fra i libici e un’altra squadra di scorta, il rappresentante dell’Uganda  protesta, in quattro e quattr’otto Gheddafi si avvicina al suo ministro degli esteri e gli appioppa una sberla davanti  a tutti.

passato alloccidene con mille segreti e uno schiaffo

Chi era nel 2010 il ministro degli esteri libico? Mr. Moussa Koussa, vecchia conoscenza, già capo dell’intelligence, già considerato nella prima indagine Lockerbie sulla Libia il mandante dell’attentato, colui che nello scorso marzo se ne va e chiede asilo alla Gran Bretagna (paese accusatore nel processo Lockerbie)  colui al quale vengono scongelati i beni e ora alloggia serenamente  in un albergo di lusso nel Qatar (il paese che ha inviato truppe a fianco dei ribelli, che ha creato i falsi , distribuito false notizie sulla ribellione e che ora cerca di esercitare, complice una parte del CNT, un controllo sulla “nuova” Libia.)

Si diventa ciò che si odia.

Come tutti i dittatori, soprattutto quando fomentano il culto della loro  personalità, Gheddafi ha polarizzato  la gran parte dell’opinione pubblica in ottusi adoratori e ottusi  detrattori. Poteva, quindi, essere prevedibile che ad un certo punto gli oppositori aiutati dall’estero potessero rovesciare il regime. E’ ciò che è accaduto e ancora accadrà, mille volte.
Ma quello che  si è realizzato in Libia è diverso e  inaccettabile sul piano del diritto internazionale: è stato perpetrato da una coalizione straniera, truppe straniere, bande mercenarie al soldo di qualunque committente e in mancanza di un sufficiente apporto popolare. Ciò ha causato, ed era prevedibile, la guerra civile.

I paesi stranieri e i transfughi del regime,  galvanizzati dalla loro protezione,  hanno commesso e stanno commettendo tutto ciò di cui avevano accusato Gheddafi: genocidio, repressione politica, incarceramenti senza accusa, confische di proprietà private.

Epilogo in tribunale?

Non sorprendentemente, dai media occidentali viene ignorata la situazione creata dall’intervento Nato, perfino lo stop della produzione petrolifera – che ormai si ritiene impossibile riportare a regime entro l’anno prossimo. Impossibile quindi attendersi che sia data notizia delle azioni legali che da varie parti vengono promosse contro i governi stranieri e il CNT per crimini contro l’umanità presso la HRW.

Sarebbe la prima volta che coloro  che ribaltano un governo vengono portati in Tribunale. Già si sapeva dell’iniziativa di due avvocati francesi contro Sarkozy, di quella di Aisha Gheddafi  contro la Nato per il bombardamento della sua casa e della morte della figlia, del marito e altri famigliari. Intanto la sistematica raccolta di prove dei crimini contro l’umanità commessi sotto l’ombrello del CNT e della Nato sfocia ora nella denuncia che si può leggere in vari website, oltre che nel blog di Christof  Lehmann . Bene da sapere: fra gli accusati compaiono i nostri ministri Frattini e La Russa.

In questo scenario, e con la presenza in Libia di altre delegazioni delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani,  non sono la formazione del governo e il far ripartire la società i problemi impellenti per i membri del CNT, afferma Franklin Lamb, avvocato e attivista per la pace e i diritti umani.
Mahmoud Jibril, sul quale pende il sospetto di aver ordinato l’uccisione di Gheddafi,  si è dimesso e  si dedica alacremente  alle interviste. In una conferenza, affollatissima di giornalisti,  ha ripetuto che l’ordine è venuto dall’estero, e questa volta lo  ha detto chiaramente,  “da una persona, uno stato o un Presidente”.

Nel presente, sotto il suo sostituto Al Qeeb , che non ha fretta di disarmarle, le bande continuano la “pulizia politica”. Coloro che per parentela, amicizia o motivi di  lavoro – personale di servizio domestico – hanno avuto contatti con il regime di Gheddafi vengono inseguiti, sottoposti a vessazioni e  ricatti,  i loro beni confiscati e sono numerose sono le sparizioni. Dire che “il tale è sparito” è diventata in Libia una frase comune, che può significare sia “se l’è filata in tempo” sia  “l’hanno preso”.

Considerazioni di rispetto del  diritto iniziano  a pesare , allora  Saadi Gheddafi ottiene asilo in Niger; a Saif al Islam e alle personalità del vecchio establishment riparate all’estero gli avvocati consigliano  di non consegnarsi, non esporsi, aspettare perché il CNT crollerà sotto il peso dei crimini commessi. Può darsi che non lo si voglia far crollare per i crimini, ma che l’iter  sarà travagliato e forse breve lo si può ragionevolmente dedurre dall’incapacità di prendere il controllo delle bande armate e dal tempo che trascorre mentre i problemi del paese rimangono da affrontare.

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Tutti gli articoli e i documenti da cui sono state tratte le notizie sono
nella raccolta:
Schiaffi e vendette