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La pubblicità è uno strumento, è nata con l’industria e la sua necessità, ignorata dall’ artigianato, di entrare in contatto con gli acquirenti. Più che lecito, utile ad entrambe le parti, se c’è informazione corretta e buon gusto. Lo strumento, però, ha conquistato vita propria, è diventato esso pure industria e ha iniziato a vendere pillole “educative”.

 

Alla fine dell’800, per esempio, oltre a consigliare prodotti industriali, iniziava a dare consigli sulla salute.

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Passo dopo passo, è arrivata in camera da letto con la signora che stringe il guanciale fra le cosce e ci assicura che non “lo” evita più, lo cerca. Una coppia trionfante annuncia che sa quand’è ora di  farlo dribblando quella noiosa ovulazione, o strizza l’occhio: “finalmente dorme”, il bambino. Giunge dall’America il sesso vegano: lo spot esalta la potenza sessuale e la gioia dei vegani, ma non tutti i network si sono risolti a trasmetterlo essendo tanto esplicito da assimilarsi a un tutorial per l’amplesso.
Medici e sessuologi servono meno, il personale buon senso non è contemplato perchè, rassicuriamoci,  i “creativi” della pubblicità_propaganda pensano a noi.

La fantasia sottesa alla produzione pubblicitaria sembra essere quella di un pubblico di incapaci a gestire la salute, l’estetica, gli acquisti, le relazioni interpersonali, non a caso abbiamo avuto spot chiarissimi al riguardo: fatti furbo fai così e così anche tu.
Siamo poveri di sogni e lo spot ci suggerisce battute di caccia e/o eroici salvataggi di animali. La casa non è casa senza Micio, la famiglia non è felice senza Fido, nel letto e/o sbaciucchiato, tanto a Supermamma è suggerito lo stermina_microbi. Fai sorridere la pancia e alza le barriere contro il colesterolo….

In questo parterre di italiani imbranati spicca, secondo la creatività pubblicitaria, il più imbranato di tutti:
l’UOMO.

Il maschio italiano non sa, non capisce, non fa niente oppure lo fa da pasticcione.
Secondo la Tim, aveva bisogno della moglie e delle figlie per capire le offerte commerciali. Secondo la Vodafone conquista la bella solo se scatta verso di lei come l’internet superveloce. Vedere l’articolo di Fabrizio Marchi: Sei lentissimo!
La signora chiede consiglio al cane per scegliere l’assicurazione dell’auto più conveniente e il bonario quadrupede suggerisce di chiudere il bipede marito in cantina.
Ha un bel visetto simpatico la testimonial di Secret’escape, ma intrattiene dialoghi segreti alle spalle del tonto chiuso in bagno. Non un bel modello di comportamento da suggerire, ammettiamolo.
Questo ammiccare alle donne: “tu sei più sveglia di lui” è forse una nascente ginecocrazia come rivalsa del maschilismo?

L’uomo se la cava un po’, sempre secondo i “creativi”, solo quando affronta compiti un tempo considerati donneschi come il cambio del pannolino al pupo, il bagnetto, la pappa. Ma c’è di più ora: lo spot dell’uomo promosso al cimento con i collant, il reggiseno e il funzionamento del Tampax.

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Suggeriscono un vago sospetto di  invidia verso la donna da parte del maschio, sia etero sia omosessuale, e a proposito di quest’ultimo l’offesa è più ambigua. Anche se dall’America è giunta l’etichetta Gay, gaio allegro contento, acquisire la conoscenza del proprio orientamento sessuale è raramente privo di complessità e anche di sofferenze. Ancor più raro che avvenga di nascosto ai famigliari e comunicato a tavola sforchettando un surgelato Findus; comunicazione alla madre (la quale assicura di aver già capito tutto … e parlarne no?)  sarà lei, poi, a dirlo a papà, l’ebete ignaro.

***

Ci sarebbe molto da indagare sotto questo dileggio del maschio, ma nell’immediato preoccupa il suo essere feroce supporto alla dilagante campagna contro il maschio femminicida.
Nel sito Uomini Beta si trovano molti articoli che approfondiscono questo luogo comune e indagano sulle violenze di cui gli uomini sono oggetto anche in famiglia, ma vogliamo restare ai numeri.
Da un articolo sul rapporto Istat  per la sicurezza del territorio

Nel 2013, è donna il 35,7 per cento delle vittime di omicidio volontario. (quindi il 64,30 è uomo) Molto spesso, nel 42,5 per cento dei casi, a ucciderle è il partner o l’ex partner.Un rapido calcolo: il 35,7% di 502= 179 vittime femminili il 42,5% di 179,22=76 vittime uccise da partner o ex partner …..e le altre? quante sono le donne che hanno ucciso altre donne? Un dato un po’ in contrasto con la campagna propagandistica delle femministe e dei centri antiviolenza che campano di allarmismo sul tema della violenza sulle donne.

Mentre si affronta l’odioso crimine dell’uomo che uccide la donna, si dovrebbe ricordare che nello stesso

anno 2013  i morti per incidente stradale sono stati 3.385,
le donne vittime della violenza del partner sono state 76.

Tante, certo, non dovrebbe essercene nemmeno una, ma sembra più logico convogliare sull’ auto, l’arma che è legittimo detenere, e sul comportamento al volante l’attenzione e la ri-educazione collettiva.

 

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