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La Detenzione Amministrativa è una limitazione della libertà personale che si differenzia dall’arresto per natura e per applicazione secondo il dettato della Convenzione di Ginevra per la protezione dei civili in tempo di guerra o occupazione territoriale (1949). Gli stessi principi sono ribaditi nel “Patto Internazionale relativo ai diritti civili e politici” (1966). Misura di carattere eccezionale, viene dal governo d’Israele applicata sistematicamente e, come attesta il Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu, in alternativa ai regolari processi penali che garantiscono i diritti dell’imputato.

1)Che cos’è la Detenzione Amministrativa secondo il diritto internazionale
2)Come la recepisce il codice israeliano
3)Discrezionalità dei militari e giudizi a porte chiuse
4)Conseguenze sul “detenuto amministrativo”, la famiglia, la società palestinese
5)Legge speciale per gli abitanti di Gaza

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1) Che cos’è la Detenzione Amministrativa
secondo il diritto internazionale 

La DETENZIONE AMMINISTRATIVA, che di seguito indicheremo come D.A., è una procedura di limitazione della libertà, ammessa in casi limitati assoggettati a regole intese a evitare ingiuste persecuzioni. Tali regole sono scritte  nella Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra (testo e allegati  http://tinyurl.com/m7o8obv) che è “parimenti applicabile in tutti i casi di occupazione totale o parziale del territorio di un’Alta Parte contraente, anche se questa occupazione non incontrasse resistenza militare alcuna.”
Il testo della Convenzione definisce e denomina “persone protette” tutte le persone che vivono sul territorio occupato, i cui diritti la Convenzione stessa mira a tutelare.
Israele è internazionalmente considerata “potenza occupante”; la definizione Territori Occupati, per Cisgiordania, Gerusalemme Est e  Striscia di Gaza, è comune sia all’estero che in Israele, la quale in qualche sede sostiene trattarsi, invece, di “territori disputati” . (Nota a)
Il concetto cardine per la limitazione della libertà di qualsiasi “persona protetta” è che essa costituisca un pericolo per la potenza occupante. Dalla Convenzione di Ginevra risulta, pertanto, una misura preventiva che esclude il carcere, conserva il diritto di presentare appello, che dev’essere sollecitamente esaminato, e i diritti economici.

 Art. 78 
Se la Potenza occupante ritiene necessario, per impellenti motivi di sicurezza, di prendere misure di sicurezza nei confronti di persone protette, essa potrà tutt’al più imporre loro una residenza forzata o procedere al loro internamento. 
Le decisioni relative alla residenza forzata o all’internamento saranno prese seguendo una procedura regolare che dovrà essere fissata dalla Potenza occupante, conformemente alle disposizioni della presente Convenzione. Questa procedura deve prevedere il diritto di appello degli interessati. I ricorsi d’appello devono essere decisi entro il più breve termine possibile. Se le decisioni sono mantenute, esse saranno sottoposte ad una revisione periodica, possibilmente semestrale, a cura di un organismo competente istituito da detta Potenza. 
Le persone protette, cui è stata assegnata la residenza forzata e che sono perciò costrette a lasciare il domicilio, fruiranno, senza restrizione alcuna, delle disposizioni dell’Art. 39 della presente Convenzione.” 

L’articolo 39 citato stabilisce che tali persone, qualora abbiano perso la loro attività lucrativa, saranno messe in grado di trovare un lavoro retribuito”  o ricevere sussidi dal paese d’origine, dalla Potenza Occupante o dalle società di beneficenza.

2) Come viene recepita la D.A. dalla legislazione israeliana

Israele intende la D.A.  non come assegnazione di una residenza forzata o internamento in un campo, bensì come misura carceraria, applicabile senza formali accuse, e senza che sia necessariamente seguita da un regolare processo come si vedrà in seguito; mentre una persona che si sa o si suppone abbia già commesso un crimine viene arrestata e l’iter del caso è regolato dal Codice Penale, una persona colpita da ordine di D.A. non ha commesso crimini. A questa misura Israele ricorre sistematicamente in base a tre proprie leggi

L’articolo 285 dell’Ordine Militare n.1651, applicato nella West Bank, Cisgiordania
-Internamento dei Combattenti illegali, secondo una legge apposita, applicato ai residenti della Striscia di Gaza dal 2005;
-La legge dello stato di emergenza (Emergency Powers Detentions Law) applicata ai cittadini israeliani.

La  D.A. riguarda, pertanto, soprattutto il territorio della Cisgiordania; i cittadini israeliani e gli stranieri teoricamente possono diventare detenuti amministrativi, ma nel corso degli anni è accaduto solo per nove coloni israeliani. (Nota b).
Il Consiglio Internazionale dei Giuristi ha presentato nel 2013 all’Onu una relazione sull’ordine militare n.1651 che dice “Le  Autorità israeliane hanno usato la detenzione amministrativa indiscriminatamente e regolarmente come alternativa alla normale procedura penale.”  (vedere documento UNHRC

La frequenza di applicazione in Cisgiordania ha oscillato per tutta la durata dell’Occupazione, ma in costante aumento a partire dallo scoppio della Seconda Intifada, nel settembre 2000; a quel tempo Israele deteneva in D.A. 12 Palestinesi, ma alla fine del 2002-inizio 2003 erano diventati più di 1000, giungendo poi alla cifra record di 8.000. Tra il 2005 e il 2007 la media mensile dei detenuti palestinesi in D.A. è rimasta stabile, diminuendo via via, ma da dicembre 2015 almeno 660 Palestinesi sono stati messi in detenzione senza accusa né processo, e, fra questi, due membri del Consiglio Legislativo Palestinese.

3) Discrezionalità dei militari e giudizi a porte chiuse

L’emissione dell’ordine D.A. rientra nei poteri del comandante militare israeliano di zona e a Gerusalemme del Ministero competente. Il comandante militare basa la sua decisione su informazioni tenute segrete, cui non può accedere il detenuto né il suo avvocato. La Corte Suprema israeliana in diversi casi si è espressa in modo confermativo, in  violazione del diritto dei detenuti amministrativi di conoscere il motivo del loro arresto, come specificato anche nel Patto Internazionale relativo ai diritti civili e politici  (testo integrale in italiano http://tinyurl.com/l34rrmn) che Israele stessa ha ratificato nel 1991, con “riserve e dichiarazioni”.

Art. 9
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà e alla sicurezza della propria persona. Nessuno può essere arbitrariamente arrestato o detenuto. Nessuno può essere privato della propria libertà, se non per i motivi e secondo la procedura previsti dalla legge.
2. Chiunque sia arrestato deve essere informato, al momento del suo arresto, dei motivi dell’arresto medesimo, e deve al più presto aver notizia di qualsiasi accusa contro di lui.
3. Chiunque sia arrestato o detenuto in base ad un’accusa di carattere penale deve essere tradotto al più presto dinanzi a un giudice o ad altra autorità competente per legge ad esercitare funzioni giudiziarie, e ha diritto ad essere giudicato entro un termine ragionevole, o rilasciato. La detenzione delle persone in attesa di giudizio non deve costituire la regola, ma il loro rilascio può essere subordinato a garanzie che assicurino la comparizione dell’accusato sia ai fini dei giudizio, in ogni altra fase del processo, sia eventualmente, ai fini della esecuzione della sentenza.
4. Chiunque sia privato della propria libertà per arresto o detenzione ha diritto a ricorrere ad un tribunale, affinché questo possa decidere senza indugio sulla legalità della sua detenzione e, nel caso questa risulti illegale, possa ordinare il suo rilascio.
5. Chiunque sia stato vittima di arresto o detenzione illegali ha diritto a un indennizzo.

Cosa avviene in pratica a un individuo, che nella quasi totalità dei casi è un Palestinese, colpito da ordine di D.A. ? E’ un civile, ma il suo caso nasce e prosegue al di fuori dei tribunali civili: militare è il comandante che emette l’ordine, militare è il giudice titolato a verificarne la “legalità”.
L’ordine D.A. deve essere sottoposto a monitoraggio come stabilito dalla Convenzione di Ginevra almeno ogni sei mesi, e ciò avviene; l’ordine viene rinnovato, poichè non esiste un limite massimo per la D.A.; anche dopo la firma degli accordi di Oslo con l’Autorità Palestinese, AP, decine di  residenti della zona A (Cisgiordania amministrata da A.P.) sono stati messi in D.A. per periodi superiori a 2 anni, arrivando al caso limite di una detenzione di 8 anni.

Il detenuto dovrebbe essere portato davanti a un giudice entro otto giorni dall’emissione del provvedimento (mentre secondo la legge civile israeliana ciò deve avvenire entro 48 ore) ma il limite rientra nei poteri discrezionali del comandante militare; significa che può apportare modifiche e, per  esempio, in un caso del 2002  tale periodo venne esteso a 18 giorni.

L’esame avviene in un’udienza a porte chiuse. In aula solo il detenuto, il suo avvocato, il giudice, il procuratore militare. In passato, presenziava anche un rappresentante dei Servizi Segreti, così che il giudice potesse prendere visione delle prove segrete; durante la ri-occupazione della West Bank nel 2002 la procedura è stata modificata e tale presenza è a discrezione del giudice che nella maggior parte dei casi opta per la non visione dell’intero, o in sintesi, materiale segreto; decide pertanto ignorando le prove, senza ascoltare il rappresentante  dei servizi segreti e senza esaminare l’autenticità delle informazioni.  In palese violazione del Patto Internazionale che esplicita:

Art. 14
1. Tutti sono eguali dinanzi ai tribunali e alle corti di giustizia. Ogni individuo ha diritto ad un’equa e pubblica udienza dinanzi a un tribunale competente, indipendente e imparziale, stabilito dalla legge, allorché si tratta di determinare la fondatezza dell’accusa penale che gli venga rivolta, ovvero di accertare i suoi diritti ed obblighi mediante un giudizio civile.

Le eccezioni alla pubblicità del processo sono concesse se riguardano sopratutto la moralità, le controversie famigliari e la tutela dei minori. Inoltre, l’articolo 14 stabilisce

2. Ogni individuo accusato di un reato ha il diritto di essere presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente.
3. Ogni individuo accusato di un reato ha diritto, in posizione di piena eguaglianza, come minimo alle seguenti garanzie: a) ad essere informato sollecitamente e in modo circostanziato, in una lingua a lui comprensibile, della natura e dei motivi dell’accusa a lui rivolta; b) a disporre del tempo e dei mezzi necessari alla preparazione della difesa ed a comunicare con un difensore di sua scelta; c) ad essere giudicato senza ingiustificato ritardo. 

L’articolo aggiunge che per i minorenni si dovrà tener conto della loro età e dell’interesse a promuoverne la riabilitazione. (Nota c)

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4) Conseguenze dalle violazioni israeliane
sul “detenuto amministrativo”, la famiglia
e la società palestinese

israele-prigioni-mappa-La prima circostanza di cui tener conto è che i Palestinesi vengono portati fuori dal Territorio Occupato e carcerati in Israele, in violazione della Convenzione di Ginevra:

Art. 49

I trasferimenti forzati, in massa o individuali, come pure le deportazioni di persone protette, fuori del territorio occupato e a destinazione del territorio della Potenza occupante o di quello di qualsiasi altro Stato, occupato o no, sono vietati, qualunque ne sia il motivo.

La Potenza occupante potrà tuttavia procedere allo sgombero completo o parziale di una determinata regione occupata, qualora la sicurezza della popolazione o impellenti ragioni militari lo esigano. Gli sgombri potranno aver per conseguenza lo spostamento di persone protette soltanto nell’interno del territorio occupato, salvo in caso di impossibilità materiale. La popolazione in tal modo evacuata sarà ricondotta alle sue case non appena le ostilità saranno cessate nel settore che entra in linea di conto.

Procedendo a siffatti trasferimenti o sgomberi, la Potenza occupante dovrà provvedere, in tutta la misura del possibile, affinché le persone protette siano ospitate convenientemente, i trasferimenti si compiano in condizioni soddisfacenti di salubrità, di igiene, di sicurezza e di vitto e i membri di una stessa famiglia non siano separati gli uni dagli altri.

La Potenza protettrice sarà informata dei trasferimenti e degli sgomberi non appena essi avranno luogo.

Da notare: i Territori Occupati non hanno a tuttora, una Potenza protettrice. (Nota d)

La maggior parte dei detenuti amministrativi maschi sono attualmente nelle prigioni Ofer, Megiddo e quelle del Negev (da n.14 a 16 nella mappa). Le donne sono nel carcere HaSharon (n.6 nella mappa). La Corte Suprema dal 2002 permette l’emissione degli ordini di  D.A. senza indicazione del luogo della detenzione, in contrasto con la stessa legge israeliana d’emergenza del 1979. I detenuti amministrativi dovrebbero essere avviati a una sezione di detenzione separata, ma la decisione della Corte Suprema facilita la violazione e consente di mettere i detenuti amministrativi in qualsiasi centro di detenzione.

I Palestinesi che desiderano visitare i loro parenti detenuti da Israele devono richiedere un permesso ai Servizi di Sicurezza israeliani, un permesso speciale per entrare nello Stato occupante che viene rilasciato a discrezione dell’autorità stessa. Anche se il detenuto amministrativo ha il diritto secondo la legge israeliana di ricevere due visite della famiglia, a molti ciò viene vietato; inoltre  sono ammessi alla visita solo i familiari più stretti: padri, madri, mariti, mogli, nonni, nonne, figli, figlie, sorelle e fratelli, generalmente con un limite d’età:  sotto i 16 anni e  sopra i 64.   (Nota e)
Dall’inizio dell’Occupazione, 1967, le forze israeliane hanno arrestato o detenuto più di 800.000 Palestinesi, significa quasi il 20% della popolazione totale nei Territori Occupati, Poichè per la maggior parte sono uomini, significa che circa il 40% dei Palestinesi di sesso maschile nei Territori Occupati ha subito un arresto.

5) La legge speciale per gli abitanti di Gaza 

Per la Striscia di Gaza Israele adotta la Legge per i “combattenti illegali”; tale è secondo questa legge “chi ha partecipato direttamente o indirettamente ad atti ostili o è affiliato a una forza che intende perpetrare atti ostili contro lo Stato di Israele” e non ha diritto a status di prigioniero di guerra secondo il diritto internazionale umanitario.

Emanata  dalla Knesset nel 2002 per trattenere i prigionieri libanesi, era stata bocciata dalla Corte Suprema israeliana; i Libanesi furono rilasciati, ma la legge rimase in vigore.
Dal 2005, dopo l’unilaterale “disimpegno” di Israele dalla Striscia di Gaza, essa viene applicata per detenere i residenti della Striscia, la maggior parte dei quali sono stati arrestati durante l’Operazione Piombo Fuso (dicembre 2008-gennaio 2009).

I termini fissati dalla legge prima che sia emesso il provvedimento di fermo permanente sono 96 ore di detenzione, che si estendono a 7 giorni qualora il governo dichiari “l’esistenza di ostilità su larga scala”. In pratica offre ancor meno tutele della D.A. perché si fonda su una doppia violazione del principio della presunzione d’innocenza di cui all’ art.14.2, perché sposta l’onere della prova d’innocenza sul detenuto.
Prima violazione: il rilascio del detenuto danneggerà lo stato, a meno che egli non provi il contrario. Seconda violazione: qualora il Ministro della Difesa abbia stabilito che l’organizzazione d’appartenenza del detenuto si era macchiata di atti di ostilità contro Israele, tocca al detenuto dimostrare il contrario.

Amnesty International chiede a Israele di

Interrompere l’uso della Detenzione Amministrativa.
Rilasciare tutti i prigionieri coscienza immediatamente e senza condizioni.
Annullare l’internamento secondo la legge sui Combattenti illegali e i paragrafi 284 e 294 dell’ordine che regola le norme di sicurezza.
Proteggere i detenuti da tutti i tipi di torture e trattamenti inadeguati.
Assicurare che i prigionieri in scioperi della fame siano trattati in modo umano, e ricevano cure mediche in ospedali civili, con servizi e medici competenti e di loro scelta.
Assicurare che i prigionieri e i detenuti in sciopero della fame non siano puniti.
Assicurare che tutti i detenuti saranno trasferiti in centri di detenzione nei Territori Occupati e che tutti loro, compresi i detenuti della Striscia di Gaza, riceveranno le visite dei famigliari. 

— Note:

Nota a) Alla base del rifiuto della definizione di Territori Occupati, e di essere quindi Potenza Occupante, è la tesi che “prima del 1967 non esisteva in Cisgiordania, Gerusalemme Est e  Striscia di Gaza una sovranità legittima e riconosciuta internazionalmente.

Nota b) Meir Ettinger  dopo  il rogo della famiglia palestinese Dawabsheh venne arrestato con procedura regolare, mutata poi in D.A. , in tal modo dopo otto mesi è stato liberato : nessun processo e nessun colpevole per lo sterminio di una famiglia.

Nota c) Sulla traduzione in lingua araba affinché il detenuto possa comprendere, e sul processo ai minori vederne la violazione in Bambini di Palestina processati dal tribunale militare di Israele

Nota d) Studiosi palestinesi sollecitano AP a presentare una richiesta di porre i Territori sotto protezione ufficiale dell’ ONU.

Nota e)  Circa 1500  detenuti Palestinesi in Israele sono entrati in sciopero della fame per rivendicare, innanzitutto, il diritto ai colloqui con le famiglie e per l’applicazione integrale dei principi scritti nella Convenzione. Vedere l’articolo
Marwan Barghouti al NYT: perchè 1200 prigionieri in sciopero della fame

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Documentazione dell’articolo: 

Convenzione di Ginevra – 12 .8 1949 inglese 

Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra 

On Administrative detention 
di Addameer, Diritti Umani – Palestina

Administrative Detention
di Amnesty Int.

From “Occupied Territories” to “Disputed Territories” by Dore Gold 

Israel’s use of administrative detention against Palestinians draws concern of UN rights office

 

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