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Allan Lichtman non sbaglia il pronostico delle elezioni presidenziali fin dal 1984. Segue un suo metodo, forse arricchito dall’esperienza di una candidatura al Senato nel 2005 andata male.
Durante la campagna elettorale aveva previsto, in controtendenza alle aspettative e ai sondaggi, il successo di Donald Trump. Aveva aggiunto, però, un secondo pronostico: l’impeachment.

Video-intervista al Washington Post

I Repubblicani non vogliono un presidente imprevedibile, ne vogliono uno sicuro come Mike Pence. Un conservatore fedele alle linee del partito. Al Congresso, pertanto, i Repubblicani potranno scegliere di sfruttare una delle tre grosse debolezze del Presidente Trump.

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& Tradimento degli interessi nazionali

Trump si è circondato di persone che hanno interessi in stretta connessione con la Russia. In particolare, il Segretario di Stato e  magnate del petrolio Rex Tillerson. Ci si aspetta da questo entourage una mossa non chiaramente nell’interesse dell’America e, appena ciò accadrà, si avranno le avvisaglie d’impeachment o dimissioni. Verranno usate anche le informazioni – ovviamente negate da Putin – dei video di contenuto sessuale durante un viaggio di Trump a Mosca, che rendono il presidente americano ricattabile da una superpotenza straniera.

& Conflitto d’interessi

Trump non ha creato un blind trust: ha semplicemente ceduto la direzione delle sue attività economiche al figlio.  Il motivo per cui ogni presidente si era comportato diversamente era dar garanzie al paese di non trarre personale profitto dal mandato. Il blind trust protegge altresì da eventuali accuse in tal senso. Ora, con Trump, gli elettori devono basarsi solamente sulla sua parola, aver fiducia che padre e figlio non discuteranno mai gli interessi economici della famiglia e che, eventualmente, il presidente in caso di discordanze di interesse sceglierà sempre quelli dell’America. Sarà costretto a dimostrare la giustezza del suo operato qualora venisse accusato formalmente o attraverso i media e già si vede prendere piede la voce che dalla lista dei paesi del Muslim Ban mancano proprio quelli in cui Trump ha grossi interessi.

& La “guerra” con i media 

Le grandi testate e le televisioni americane sono state quasi tutte contro di lui in campagna elettorale, comprensibile da un punto di vista personale essere irritato, ma ora Mr. Trump è Mr.President e i malumori non se li deve concedere.
Non può continuare a vedersi come la celebrità da rotocalco, quando anche gli scandali servivano ad ampliarne la notorietà e non aveva importanza se fosse o non fosse verità quanto veniva pubblicato.
La  sfrenata ostilità lo spinge a cercare di delegittimare preventivamente la stampa per suscitare dei dubbi su “fatti” raccontati. L’ex segretario al Lavoro Robert Reich in un video illustra i vari modi con cui Trump sta ostacolando l’informazione: rimproveri, limitazione dell’accesso (per esempio dall’estate scorsa i giornalisti non avevano potuto seguirlo durante i viaggi), minacce di citazione in giudizio, scarto dei giornalisti e comunicazione diretta al pubblico.

Osserva R. Reich “La parola “media” deriva da “intermediazione” tra il potente e il pubblico. I media rendono i potenti responsabili [di ciò che dicono], esigono chiarimenti e correzioni, pongono domande cruciali e riferiscono su ciò essi fanno.  A quanto pare Trump vuole eliminare tali intermediari.”

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Staff : get out of my country”
Giornalista “I’m US citizen ”
Staff “Get out!…”

Appena postato in Facebook, il video è stato rimosso…