Tripoli: al rombo dei missili,
al ritmo dei tradimenti,
con il contrappunto delle menzogne

Immagini dei cinegiornali della prima invasione italiana in Libia, riflessioni in un convegno,  ricordi delle continue insidie e attacchi alla Libia negli ultimi decenni,  immagini di questa guerra insensata

Sintesi dell’iniziativa “LIBIA il sangue e il petrolio. A cent’anni dall’aggressione italiana in Africa una nuova guerra imperialista”, tenutasi il lunedì 19 settembre, alla Casa delle Culture – Roma: i contributi di Paola Pellegrini, Maurizio Musolino, Giampaolo Calchi Novati, Manlio Dinucci, Marinella Correggia e Domenico Losurdo.

Assolutamente da leggere questo articolo di Manlio Dinucci, in Coriintempesta

Gli italiani scatenerano una vera e propria caccia all’arabo: in tre giorni ne furono fucilati o impiccati circa 4.500, tra cui 400 donne e molti ragazzi. Migliaia furono deportati a Ustica e in altre isole, dove morirono quasi tutti di stenti e malattie. Iniziava così la storia della resistenza libica. Nel 1930, per ordine di Mussolini, vennero deportati dall’altopiano cirenaico circa 100mila abitanti, che furono rinchiusi in una quindicina di campi di concentramento lungo la costa. Per sterminare le popolazioni ribelli, furono impiegate dall’aeronautica anche bombe all’iprite, proibite dal recente Protocollo di Ginevra del 1925. La Libia fu per l’aeronautica di Mussolini ciò che Guernica fu in Spagna per la luftwaffe di Hitler: il terreno di prova delle armi e tecniche di guerra più micidiali.

almeno un pò di ironia sull’Italietta crudele, facciamola….