“La mia madre biologica è l’Italia,
ho sposato la Francia
ma la mia nutrice è stata la Tunisia”
Adriano Salmieri
Quelli di Pirandello erano personaggi in cerca di un autore, altri, invece, sono persone in carne ed ossa che cercano un pubblico per la loro storia. Un luogo dov’è facile incontrarne è il treno. Il caso fa da mediatore e chi ha voglia di ascoltare deve solo intuire che dietro la “copertina” c’è una storia che vuol uscire.
La storia di Carola
Si è seduta di fronte a me. Scambio di sorrisi esplorativi. Qualche frase banale e le presentazioni. Poi il racconto di Carola ha cominciato a fluire.
“Mio figlio è andato in vacanza in Tunisia, io non ci metterei piede per niente al mondo dopo quello che mi hanno fatto!”
Una razzista? No, una donna la cui storia personale è stata deviata dalla Storia.
“Io sono di Tunisi, anche i mei erano nati là, invece i miei nonni venivano da Palermo. Ci hanno cacciati via con la scusa dell’indipendenza, non ci volevano più.. Cosa gli avevamo fatto noi? Ce l’avevano coi francesi ma non ero mica stata io a chiedere la cittadinanza francese, ce l’avevano imposta.. Noi stavamo bene a Tunisi, lavoravamo … io ho cominciato a dodici anni.. E sì mia mamma mi ha mandato a lavorare perché eravamo tanti da mantenere. Allora c’erano i francesi… Andavo nel laboratorio di un ebreo, ci pagava… in nero si capisce, ogni tanto ci diceva di nasconderci perché l’avevano avvertito che stava arrivando un’ispezione. Era il ’61, siamo venuti via con un baule.. non abbiamo potuto portare niente. I tunisini … maledetti loro. Non ci potevano vedere, mia sorella una volta che tornava a casa hanno cercato di aggredirla.. Mia mamma non la lasciava più uscire da sola… L’indipendenza… sì…l’indipendenza … Noi stavamo bene, non avevamo niente contro la Tunisia, sono stati i tunisini che ci hanno cacciato.”
Cerco di venire a capo di questo intreccio di origini e di cittadinanze che tirano in ballo Italia, Francia e Tunisia, senza riuscirci. Mentalmente rimando tutto a ricerche successive, perché m’importa il seguito di quel fatidico 1961.
“Siamo saliti sulla nave italiana, niente avevamo, mia sorella invece è andata in Francia. Ci hanno fatto fare il giro: Tunisi, Palermo, poi Napoli, poi in treno fino a Ventimiglia. Da lì ci hanno portati in montagna a… Pigna… in un casermone dove prima c’erano i soldati… un freddo … eravamo in uno stanzone… Distribuivano le razioni e dovevamo rientrare per le otto di sera, se no si stava fuori. “
Carola continua a raccontare, di come sono riusciti a venirne fuori, a trovare una sistemazione in Lombardia, ancora sacrifici, lavoro, le nozze, i figli, il progresso continuo fino al benessere di cui gode oggi nella sua villetta nell’hinterland milanese.
Dunque è così? Avevo sempre immaginato i migranti con la voglia di Me ne voglio i’ all’America ca sta’ luntano assaie, invece avevo davanti a me qualcuno i cui bisnonni, prima dell’Unità dell’Italia, avevano semplicemente o fortunosamente attraversato il Mediterraneo.
La Storia: I Migranti italiani e i Francesi
E’ una diaspora con numeri significativi già quando la Tunisia era una “Reggenza” dell’Impero Ottomano; così mal amministrata che nel 1869 è costretta a dichiarare fallimento. Viene formata una commissione finanziaria anglo-franco-italiana, qualche anno d’impasse poi -con il connivente silenzio dell’Inghilterra – nell’estate del 1878 la Francia si annette la Tunisia. Gli Ottomani non ne sono felici e ai francesi occorrerà aspettare fino al 1881 per far entrare le truppe in Tunisi e ufficializzare l’istituzione del Protettorato. Per gli italiani è il bruciante “schiaffo di Tunisi”, che il Fascismo crederà di vendicare alleandosi alla Germania contro Francia e Inghilterra.
L’8 novembre 1921, la Francia dispone che ogni individuo nato in Tunisia da genitori di cui almeno uno fosse nato in Tunisia assumevano la cittadinanza francese; nel giugno 1923, un decreto consente la facoltà di optare per la nazionalità d’origine al conseguimento della maggiore età; contestualmente dispone che i figli di genitori con cittadinanza italiana assumano alla nascita la cittadinanza francese. Stranieri in famiglia…
L’8 settembre del 1943, mentre Tunisi festeggia l’armistizio, la colonia degli italiani contempla l’inizio della discesa verso il nulla: deportazioni, espropriazioni, chiusura delle scuole, l’interdizione di pubblicare giornali in lingua italiana, espulsione di numerose famiglie, esclusione dall’esercizio di varie professioni e l’interdizione della pesca nelle vicinanze della costa tunisina.
Mentre gli italiani partivano, i francesi arrivavano determinando un forte mutamento demografico.
La Storia: I Migranti italiani e i Tunisini
Nel 1956 la Tunisia diventa indipendente e, l’anno successivo, una repubblica, con Habib Bourguiba presidente. Ora sono i francesi ad abbandonare il paese ed inizia la “tunisificazione” . Le leggi tagliarono fuori dal mercato del lavoro un buon numero di Italiani, ad esempio autisti e tassisti vennero sostituiti con i locali, le licenze commerciali trasformate in temporanee, quindi, revocabili; la nazionalizzazione delle terre colpì un gran numero di agricoltori italiani. Alla data dell’indipendenza tunisina gli Italiani erano 66 500, nel giro di sei anni la comunità si dimezza, infine passa a 3 000 nel 1962. E’ qui che si colloca la vicenda dolorosa di Carola, cacciata dalla sua terra natale…Gli italiani se ne devono andare e l’unica scelta è: verso l’origine, l’ Italia? O verso il paese di cittadinanza, la Francia? Molti scelsero la Francia, anche perché la sentivano culturalmente più vicina. L’Italia appariva a molti un paese straniero. A questo link del blog VENTO una testimonianza di abbandono della Tunisia, e sui campi profughi, simile a quella narrata da Carola.
La Storia: Vita da italo-franco-tunisini
Sarà l’architetto scrittore Adrien Salmieri il primo a dare voce ai ricordi della diaspora impedendo che ne andasse persa la memoria. Ne parla estesamente il saggio L’Épopée des italiens de Tunisie da cui traggo questo ritratto nel periodo coloniale.
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“Grazie al suo peso demografico, questa comunità, composta principalmente da siciliani, ma anche sardi, genovesi, di toscani di calabresi e campani, è una minoranza dominante, che si batte per la preservazione del suo particolarismo culturale. Questa colonia, che noi chiameremmo stravagante, connivente con l’amministrazione francese in un paese contestato che è il pomo della discordia tra le due “sorelle” latine, Francia e Italia. […] Adriano Salmieri descrive una sorta di frattura in seno alla colonia italiana a livello sociale e culturale, tra una minoranza di notabili, insegnanti e artigiani che gravitano intorno al Consolato d’Italia e all’associazione Dante Alighieri – che rivendica con forza l’identità – e una massa popolare indifferente, spesso dall’identità fragile, sradicata e senza riferimenti, potenziale candidata alla naturalizzazione francese, poiché trova in seno alla nazione dominante i mezzi per soddisfare i bisogni quotidiani. Contrariamente alla massa di operai non qualificati e lavoratori proletari, gli Ebrei d’origine italiana, che beneficiano di una condizione molto più agiata, sono alla testa delle associazioni scolastiche, ospedaliere, bancarie italiane create a Tunisi dalla fine del IXX sec. Padroneggiando l’italiano letterario, amano sottolineare la differenza dai compatrioti per la maggior parte analfabeti (si stima il 40% alla fine della prima guerra mondiale). Questa minoranza di italiani borghesi, dominata pertanto dal “clan dei Livornesi” perviene, presso i compatrioti più disarmati, a condurre un’opera civilizzatrice parallela a quella del colonizzatore francese. Adrien Salmieri scrive che “ i Livornesi, nazionalisti e unici veri gestori della colonia, tirano verso l’italianizzazione le grandi masse di immigrati siciliani perfettamente estranei, se non ostili, a ciò che è italiano” […] Gli italiani vivono un sentimento di insicurezza e ansia, in particolare di fronte alle circostanze politiche che sfuggono al loro controllo. Ad esempio, dopo l’invasione italiana della Libia nel 1911, scoppiano i moti anti-italiani e molti che vivono nella Medina di Tunisi vengono aggrediti e uccisi.”
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Se la Francia si era vendicata sugli italiani per l’entrata in guerra del fascismo, la Tunisia indipendente non vuole dar loro un posto nella costruzione dello stato. Mentre i rimpatriati dalla Libia nel 1972 si sono costituiti in associazioni e hanno portato avanti delle richieste di risarcimento attraverso lo stato italiano, nulla del genere apparentemente è nato dalla diaspora tunisina. Quella nazionalità francese imposta ne ha fatto degli stranieri in Italia, costretti a ricominciare, uscire dal centro raccolta profughi e ricostruirsi una vita con le proprie forze.
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Immagini e ricordi degli italo-tunisini in questo sito
VENTO-Progetto per un documentario tra Tunisia e Sicilia
da cui traggo queste interessanti video interviste
Nombril du monde… film tunisino che racconta la sotria dal punto di vista degli ebrei che erano là da sempre, che all’indipendenza vennero scambiati per francesi….
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sì lo conosco, è passato di recente in tv, molto carino…
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Incredibile che storia, mica la conoscevo così nei dettagli.
Stasera riflettevo con degli amici della questione migranti, beh…alla fine ne é venuta fuori una considerazione: accoglienza si ma con delle regole. Dove accoglienza non significa campi lager; dove accoglienza non significa che possono fare quel che vogliono.
Nel caso della Tunisia nemmeno han preso in considerazione le radici culturali delle persone! Ancor più grave hanno imposto la cittadinanza così…boh…
Con tutto quel che ne é seguito!
…..
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Mi ha colpito ieri un tweet che si riferiva alla probabile (visto che premono al di là della volontà dei libici)intervento militare che Mogherini lascia intendere di 6mila soldati.
“Libyan Armchair Arab @ArmchairArab:
.@AbuAdriatic our Libyan grandfathers didn’t fight the Italian occupation so scumbag immigrant fanatics could re-colonise Libya ”
Ancora vivissimo il ricordo del colonialismo, questo “spiega” l’atteggiamento dei tunisini appena scosso il dominio francese. Ma è stata folle la situazione in cui si sono trovati i nostri, ufficialmente francesi.
Sono stata contenta di conoscere questa storia, almeno quanto Carola di aver trovato chi era curioso di sapere. Ma fa male che quando si tratta di vicende collettive non capita quasi mai che ci rallegrino…
Ciao Marta, grazie 🙂
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Grazie a te sempre!
Ciao
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Una vicenda commovente …
Non posso contraddirla su come sono andate le cose. Sono tunisino nato nel 68,non ho vissuto in pieno l’ondata dell’immigrazione o il ritorno verso il paese di origine degli italiani. Ho avuto vicini di casa italiani fino agli anni 90. Mi ricordavo della comunità italiana a Tunisi negli anni 70 che era bene integrata. Falegnami, macellai, fruttivendoli nel mercato centrale ed altro. È vero che il governo di Bourguiba ha optato a sostituire tutti gli italiani e i francesi che occupavano posti strategici e nella pubblica amministrazione con dei tunisini. Il motivo che non si poteva lasciare il paese in mani agli stranieri (di cittadinanza straniera) per cui quello che ha accettato la cittadinanza tunisina poteva conservare tutti i suoi diritti,” anche in Italia, non puoi lavorare in un ente pubblico senza la cittadinanza italiana (europea adesso)”. non dimentichiamo che gli europei in Tunisia avevano dei privilegi, funzioni alti e di prestigio … terreni grazie al protettorato. È stato restituito la parità nei diritti alla popolazione autoctona. Io penso che molti italiani hanno lasciato il paese per altri motivi: la mancanza dei quei privilegi che avevano prima, il crollo economico della Tunisia senza l’aiuto della Francia, cercando futuro migliore in Europa.
Mi rimangano dei bei ricordi di quella gente che era per me famigliare, mi ricordo di zia Lucia e Calogero e la mia famiglia ogni tanto cita i loro nome e parla bene di loro anche se sono passati 40 anni …
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Infinite grazie, Tarek per questa testimonianza.
Penso abbia compreso che non c’era nel mio racconto nessuna condanna verso la Tunisia indipendente, il comportamento è stato logico e comprensibile. Quello che sempre colpisce me è come le vicende dei popoli, anche quelle positive come il raggiungimento dell’indipendenza, calano nelle vite individuali sconvolgendole.
In particolare questi migranti si sono trovati a un crocevia burocratico con … cittadinanze variabili, una complicazione che nessun altro migrante italiano si è trovato ad affrontare. E ancora sottolineo il rimpianto che ho visto negli occhi di quella donna perchè nel suo cuore la “patria” — al di là di quello che era scritto sui documenti – era per lei il suo quartiere di Tunisi. Peccato che non abbia saputo superare lo choc e tornare… A volte ci si fa del male da soli, continuando ad accusare altri.
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