Jehan Bseiso è una figlia della diaspora palestinese ed è una poetessa. Jehan è anche un medico che collabora con Médecins sans Frontières, lavora come ricercatore al Cairo, è nata a Los Angeles, è cresciuta in Giordania e ha compiuto gli studi in Libano. Conosce com’è essere senza una patria in cui vivere al sicuro, dove sentirsi davvero a casa.
Questa è la poesia che ha dedicato a Baghdad, all’indomani dell’attentato che ha causato una strage fra la popolazione intenta allo shopping per i festeggiamenti dell’Aid el Fitr.
Qui Baghdad
Babilonia sta bruciando, i giardini pensili sono neri.
L’ottava meraviglia del mondo è che siamo ancora vivi.
Sto cercando la mia faccia nello specchio.
Cos’è rimasto.
Trovo una mappa di tutte le bombe a Baghdad,
Girovagando in Facebook, tra foto di bambini e di spiagge.
Intere città e famiglie sono cerchi rossi.
Le didascalie raccontano: le strade sono piene di sangue.
Non abbiamo acqua, non abbiamo l’elettricità.
Ecco una foto in bianco e nero a Barcellona.
La didascalia dice: Innamorati dell’idea dell’amore.
La verità è che posso capire perché un venticinquenne vorrebbe far volare
il suo corpo di profugo da un balcone di Beirut.
Caro Daraya, mi dispiace.
L’unico aiuto che potremmo darti è uno spray antizanzare e qualche titolo.
Io sono gli attacchi dei droni nel Nord Waziristan che uccidono 50 persone a un ricevimento nuziale.
Io sono tutti i titoli che non si guadagnano la prima pagina del New York Times.
Io sono tutte le bombe che strappano famiglie come la nostra da Taiz a Tul Karem
Io sono la non differenza tra minore non accompagnato e orfano, se la mamma è morta.
Io sono il non t’azzardare a speculare su questo, Tel Aviv.
Non ho abbastanza vita dentro di me, per stare al passo con tutto questo morire.
Houna Baghdad
Babylon is burning, the hanging gardens are black.
The 8th world wonder is that we are still alive.
I am looking at my face in the mirror.
What is left.
There is a map of every bomb in Baghdad,
making the rounds on Facebook, between baby photos and beach pics.
Entire cities and families are red circles.
The caption reads: the streets are full of our blood.
We don’t have water, and we don’t have electricity.
Here is a photo of us in black and white in Barcelona.
The caption reads: In love with the idea of love.
The truth is, I can understand why a 25-year-old would dance
his refugee body off the balcony in Beirut.
Dear Daraya, I’m sorry.
The only aid we could give you is mosquito repellent and headlines.
Je suis drone strikes in North Waziristan kills a wedding party of 50.
Je suis all the headlines that don’t make it to the first page of the New York Times.
Je suis all the bombs that rip families like ours apart from Taiz to Tul Karem
Je suis there is no difference between unaccompanied minor and orphan if mama is dead.
Je suis don’t you dare pinkwash this, Tel Aviv.
I don’t have enough life in me, to keep up with all this dying.
- dal periodico egiziano Mada Masr,
*****
Il 4 luglio a Baghdad sono morte, secondo le stime quasi 300 persone, almeno 25 delle quali erano bambini, e 225 sono rimaste ferite.
Intervista al giornalista di Askanews Adib Fateh Ali
Nell’inferno di Baghdad: “Sembrava un girone dell’inferno, questo Paese non ha futuro”
.@CNN drone footage shows scale of devastation in #Baghdad, where suicide bombers killed more than 200 people. pic.twitter.com/ZnBPJb7gaw
— Eliza Mackintosh (@elizamackintosh) 4 luglio 2016
un macello che si ripete e di cui non può vedere la fine
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Come ha reso bene la disperazione e il senso di impotenza. parole asciutte che graffiano..
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La poesia è un seme che il vento trasporta in ogni dove, spero davvero che da qualche parte ri.nasca una nuova umanità.
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Sì, e che tocchi finalmente i cuori di pietra.
Proprio oggi più chiara la notizia che la commissione d’inchiesta inglese ha concluso (alla buon’ora) che l’intervento di Blair e Bush in Iraq nel 2003 non aveva sufficienti basi giuridiche e venne messo in atto pur essendoci altre vie pacifiche da seguire. Purtroppo non si torna indietro, il paese è distrutto, gli odi già presenti al tempo di Saddam si sono esacerbati e forse finirà frammentato. Miglia di morti per niente, centinaia di bambini nati con handicap a causa dell’uranio delle bombe, generazioni cui è stato impedito uno sviluppo normale. Un modo nuovo di praticare la schiavitù…
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Credo si sia persa la citazione introduttiva di Stanley Kunitz che in originale leggeva: “The heart breaks and breaks and lives by breaking”
Proporrei:
“Il cuore si rompe e si rompe e vive nel rompersi” – Stanley Kunitz
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Le intenzioni erano due, ricordare la tragedia di Baghdad e far conoscere Jehan Bseiso, perchè in questo blog i Palestinesi sono un argomento importante e portante. Per questo ho valutato che la frase anteposta alla poesia complicava le cose richiedendomi di spiegare che Kunitz è un hokeista e un poeta, visto che è sconosciuto al pubblico italiano. La frase è toccante e non metterla non è stato indolore.
Ho avvisato via Twitter Jehan della traduzione inviandole il link del post e nella sua risposta, con mio sollievo, non ha protestato.
Grazie del passaggio e del commento, che mi ha permesso di conoscere il tuo blog, che molto mi ha colpito.
Buona giornata
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Grazie per la precisazione! Io non conoscevo nessuno di voi 3, ed è una bella scoperta!
PS: Conosci https://facebook.com/spreadpoetrynotfear ? Pensavo di aprire una pagina gemella italiana, ripostando e traducendo (per esempio questa)
PS2: Il mio blog è un’istantanea sfocata di molti anni fa: ho continuato a scrivere, ma perlopiù lasciandone in offline/privato… chissà un giorno esondaranno nuovamente tutti i flutti
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Che bella circolarità… sono andata sulla pagina e ho trovato Nazim Hikmet! Angina Pectoris… Sono tornata nel tuo blog e ho messo dei Like loggata in Fb così hai il mio alias con cui sono in facebook
Ho condiviso About my heart and my head, che trovo molto molto bella.
C’è proprio bisogno di poesia che ricomponga i pezzi frantumati dalle troppe brutte notizie che leggiamo.
Grazie, Andrea 🙂
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Grazie per averlo tradotto! Comunque, c’è una tale assurda e disumana indifferenza verso l’Iraq da far gelare il sangue nelle vene… Che tristezza…
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L’audience si “stanca”, necessita di sempre nuovi scenari per il solito vecchio spettacolo della distruzione di un paese..
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