Il 7 ottobre ha fatto irrompere la questione palestinese agli occhi del mondo, provocando conseguenze inattese: Il sistema di sicurezza di Israele non è inviolabile, e il paese non è più esente da critiche in ambito mondiale.

La comunicazione pubblica israeliana in tempo di guerra non è stata efficace come nel passato, quando invariabilmente conduceva il giudizio degli osservatori verso le ragioni dello Stato di Israele.  Talune affermazioni raccapriccianti o sconvolgenti questa volta suscitano perplessità a seguito di casuali scoperte oppure non superano i controlli intenzionalmente condotti. Presentiamo due eclatanti dichiarazioni che al momento della diffusione erano state assunte dai media come dati di fatto.

Primo caso

Il 7 ottobre Haaretz scrive: “Infiltrazioni a sorpresa e massicci sbarramenti sconvolgono Israele. Oltre 250 israeliani uccisi, 1.590 feriti. Civili e soldati tenuti in ostaggio a Gaza”. Il giorno 8, dopo l’intervento delle forze militari, Haaretz riporta: il numero degli “israeliani uccisi” è 700 . Il 12 ottobre Ansa li quantifica in 1200 e ora il numero che più spesso si trova nei media è nei social media è 1400.
In poche ore – troppe visto il tardivo intervento dell’IDF – ai commando di Hamas si attribuisce la strage, nonostante disponessero solo di armi leggere,  mentre le testimonianze dei sopravvissuti indicano che l’esercito è intervenuto con carri armati ed elicotteri.

I corpi bruciati, le case sventrate: viaggio nell’orrore del kibbutz di Kfar Az” titolava il giorno 11 ottobre Rainews. 

israele-archeologi-hamas-miliziani-bruciatiLa necessità di dare risposte alle famiglie dei dispersi ha indotto le autorità a rivolgersi all’ Israel Antiquities Authority. L’Istituto dispone delle tecniche e delle conoscenze acquisite negli scavi archeologici di antichi siti bruciati, utili allo scopo.
Il video in cui gli archeologi illustrano il loro lavoro è visibile, con sottotitolo in italiano in Rumble .
Al minuto 1’25” l’archeologo dice “Nella stessa casa troviamo molti cadaveri di terroristi con le loro armi”

Se da un lato tre video verificati da HRW mostrano miliziani Hamas sparare ai civili, dall’altro sono emersi via via rapporti indicanti le forze israeliane responsabili della morte di civili e militari israeliani nell’immediatezza e nei giorni successivi al tragico 7 ottobre. Le parole di una sopravvissuta, Yasmin Porat, sono chiare nell’intervista,  visibile in Rumble, e sottotitolata in italiano. Descrivendo la condizione di ostaggio nel Kibbutz Be’eri, racconta che i rapitori trattarono lei e gli altri ostaggi “umanamente”, subito chiarirono l’intenzione di portarli a Gaza, con la previsione di ritirarsi sani e salvi proprio perché insieme agli ostaggi.
Ma, racconta Yasmine Porat, i soldati al loro arrivo “hanno eliminato tutti, compresi gli ostaggi. C’è stato un fuoco incrociato molto, molto pesante”. La testimonianza è completata da prove che l’esercito israeliano ha sparato proiettili di carri armati contro gli edifici dove erano nascosti militanti e  ostaggi. Le case bruciate e distrutte visibili nel video dell’Israel Antiquities Authority lo confermano.

Allo stato attuale delle conoscenze, i commando di Hamas non avevano l’ordine di distruggere il kibbutz e uccidere le persone.  Vedere a questo proposito la conferenza stampa dei rappresentanti di Hamas sul lancio dell’Operazione Al Aqsa Flood a questo link .
Ciò che non è ancora possibile appurare se l’operato totalmente distruttivo dell’esercito di Israele sia  dipeso da errata conoscenza della situazione o se, come molti sostengono, per applicazione allargata ai civili di un protocollo militare illustrato in Il soldato d’Israele e la Direttiva Hannibal (Nota1)

Secondo caso

Si tratta questa volta di un fact-checking intenzionale condotto da Al Jazeera su questa comunicazione ufficiale “In un briefing domenica 5.11 con i media internazionali, il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, Daniel Hagari, ha rivelato nuove prove e informazioni di intelligence che dimostrano l’utilizzo da parte di Hamas delle strutture mediche nella Striscia di Gaza per scopi terroristici. Hagari ha presentato un video che mostra un ingresso sotterraneo che dall’ospedale Sheikh Hamad conduce alla rete di tunnel di Hamas.”

factcheck-aljazeera-ospedale-gaza-tunnelLe autorità israeliane hanno spesso affermato l’esistenza di bunker di comando e tunnel che corrono sotto gli ospedali di Gaza.
L’affermazione serve a giustificare il bombardamento di siti e strutture sanitarie, il che non è ammesso dal  diritto internazionale che, al contrario, le protegge.
Al Jazeera, attraverso la sua agenzia investigativa digitale, Sanad, ha esaminato il video presentato come prova dall’IDF smentendone le affermazioni.
Non vi sono tunnel per combattenti di Hamas sotto l’ospedale di riabilitazione e protesi di Sheikh Hamad, comunemente noto come Ospedale del Qatar. La scelta, fra i molti casi possibili, si spiega con la comune appartenenza di AJ e dell’ospedale al Qatar.

Quello che la comunicazione israeliana presenta come l’ingresso del tunnel è in realtà un serbatoio per l’acqua. 

Il video, con sottotitoli in italiano. è visibile in Rumble. (Nota 2)

Maria Carla Canta

Nota 1 Evidente pasyop quello dei 40  bambini decapitati , nato come diceria dei media
Nota 2 Credito per le traduzioni in italiano Stefano Alì