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 Thomas Isidor Sankara
e l
a rivoluzione burkinabè 

Thomas Sankara

     “Occorre rivelare che può esserci serenità per i nostri popoli soltanto se giriamo radicalmente le spalle a tutti i modelli che hanno provato a venderci durante questi 20 anni. Non può esserci per noi sviluppo al di fuori di questa rottura”.    

Non è l’affermazione di un teorico, ma di un vero capo di stato. Un presidente  che conosceva e affrontava   di petto i problemi della sua terra.
L’Alto Volta, che con lui prenderà il nome di Burkina Faso: “ il paese degli uomini che dicono la verità”, era uno dei più poveri al mondo.
Con Sankara lo sviluppo ha portato  il bilancio del paese, in deficit di 1 miliardo nel 1983, a un attivo di 2 miliardi nel 1985.

La convinzione che lo ispirava  era semplice e chiara:

“La felicità a partire dagli ultimi”

La prassi economica consisteva in molti “NO” al mondo ricco e il perseguimento dello sviluppo secondo un modello  alimentare e un  modo di vivere basati su quanto offriva il paese e sulla produzione locale.

riso bianco di importazione? No,  miglio locale, più nutriente e dà occupazione: lo produciamo noi

mele di importazione? No, manghi, più nutrienti e danno occupazione: li produciamo noi

vestiti d’importazione? No ai “costumi” stranieri. Fasò danfanì, il costume tradizionale, dà occupazione:  tessuto, tinto e confezionato da noi

La sovranità alimentare era il suo primo obiettivo raggiunto in meno di quattro anni.
Due pasti e dieci litri di acqua al giorno per tutti ” dà la misura delle condizioni dell’Alto Volta quando Sankara arrrivò alla Presidenza sull’onda di una rivolta popolare che lo liberò dagli arresti domiciliari in cui lo teneva  il regime militare al potere.

Il debito: No alla doppia morale.
Come si fa a parlare di aiuti, e accettarli da quegli stessi paesi che, per una via evidente, inviano ciboe per altre più nascoste inviano armi per uccidere? Quegli stessi stati che impongono all’Africa come modello di sviluppo la perpetua mendicità.

Gli aiuti del FMI: No agli aiuti dall’estero.
Il finanziamento di una superstrada che colleghi il Nord e il Sud del paese non serve al Burkina Faso, che  ha il diritto di decidere e scegliere, conoscendo quello che  serve: una ferrovia che percorra il paese.

L’importanza di questi programmi non era solamente un progresso delle condizioni di vita, era la conservazione di una visione propria, la possibilità di procedere dai bisogni immediati e basilari ai bisogni superiori senza abbandonare la propria cultura. La difesa di sè diventava arricchimento del mondo, in contrasto con l’appiattimento della globalizzazione su pochi modelli imposti, sul consumismo in particolare, e, col tempo, avrebbe favorito la creatività delle idee e dell’arte.

 

«Per l’imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità. »

1987

In uno storico discorso alla conferenza panafricana di Addis Abeba, Sankara  si rivolge all’Occidente

«Ci avete sempre preso tutto, non vi dobbiamo niente: lasciateci in pace, e proviamo a vivere insieme, in modo Burkina 1dignitoso e autonomo».

Chiese la cancellazione del debito, aggiungendo: vi andava bene quando guadagnavate,  ora chiedete il rimborso? Signori, avete giocato al casinò e avete perso, ecco tutto e la vita continua”
Invece per lui la vita non è continuata, ma lo aveva predetto

«Se il Burkina Faso resterà solo nella richiesta di cancellazione del debito, io l’anno prossimo non sarò più qui a questa conferenza»

L’eroismo è avere piena coscienza del rischio a cui si va incontro e, ciononostante, andare avanti.
Thomas Sankara venne ucciso il 15 ottobre 1987. Mandanti mai accertati: nessuna indagine è stata condotta. I promotori della petizione per chiedere giustizia puntarono il dito su Parigi. Diretto  beneficiario fu il successore Blaise Compaoré, uomo della Francia tuttora in carica.

  2008

Mariam Sankara “Il presidente Compaoré è giunto al potere dopo un terribile bagno di sangue che ha provocato la morte di mio marito e di dodici suoi compagni” scriveva a Sarkozy alla vigilia della visita di Compaoré in Francia

2011

Abbiamo fame gridano i burkinabè in piazza.
Vattene, recitano i cartelli all’indirizzo di Comparoé, che non ha detto nessun NO al FMI e agli speculatori, ora che il grano e il riso hanno raggiunto prezzi proibitivi e i corrotti si arricchiscono.

La situazione interna è deteriorata al punto che durante la primavera ci sono stati numerosi ammutinamenti nell’esercito, compresa la Guardia Presidenziale e la Polizia di Stato. I conflitti avvengono anche fra fazioni delle Forze dell’Ordine il che, insieme all’esasperazione del popolo , prefigura non pochi rischi di esplosioni di violenza.

Occorre tenere presenti due fatti.
La popolazione è per metà islamica, l’altra metà si divide fra cristiani (Sankara lo era) e animisti. Sappiamo come sia facile oggi innescare tensioni  religiose.
Il Burkina Faso confina con la Costa d’Avorio, teatro di un recente intervento militare della Francia sul quale i grandi media hanno sorvolato. (vedere nota in calce*)

Il declino, e la guerra civile, è nel destino dei popoli quando non dicono un NO abbastanza forte al manipolo di prezzolati che apre le porte ai predatori stranieri. Ma chi si oppone muore.
Così è stato per Sankara, così è stato per decine di attivisti per il riscatto dell’Africa e dei diritti umani, così è stato anche per Gheddafi e il suo sogno panafricano.

Così sarà sempre, se i NO dell’Africa non avranno eco da noi, ma nelle manifestazioni degli indignados a New York,  Barcellona,  Londra,  Roma si è gridato “Giù le mani dall’Africa” ?

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Tutto su Thomas Sankara nel sito dedicato: http://thomassankara.net/spip.php?rubrique67&lang=fr

articolo da Libia360 : Il y a 25 ans, Thomas Sankara était assassiné : Ses visions sont vivantes comme jamais !

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*nota su Costa d’Avorio: 

Sarkozy ha destituito Laurent Gbagbò, bombardando il palazzo presidenziale,  e insediato  Alassane Ouattara,  il cui nome era uscito da un contestato esito elettorale. Ouattara è da molti ivoriano considerato straniero, essendo la madre cittadina del Burkina Faso e, pertanto, secondo le leggi vigenti un candidato ineleggibile. Ha studiato in America e lavorato per il Fondo Monetario Internazionale; da quando ha assunto la carica  ha lanciato una caccia gli oppositori politici.
Gbagbò è sotto processo alla ICC; a torto o a ragione, l’accusa di crimini contro l’umanità sta diventando uno dei modi spicci per liquidare i leader che non servono più o che non si piegano agli interessi occidentali.
 

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