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                     Il nostro è un paese “compassionevole”  

           

(ANSAmed) – BEIRUT, 16 DIC – E’ atterrato nel primo pomeriggio a Beirut un aereo della Cooperazione italiana che ha trasportato aiuti umanitari per le migliaia di profughi siriani rifugiatisi in Libano per sfuggire alle violenze nel loro Paese. Il materiale, ha fatto sapere l’ambasciata italiana a Beirut, é stato scaricato e consegnato ai rappresentanti della commissione per i soccorsi del governo libanese e dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), che si occuperanno della distribuzione presso i circa 6.000 rifugiati siriani, concentrati nel nord del Libano.

PressTV:  Dec 21, 2011 12:34PM GMT

Un funzionario libanese dichiara che un jet da combattimento italiano che trasportava aiuti per gli elementi dell’insurrezione antisiriana è atterrato a Beirut.
Il Segretario del Comitato di direzione del movimento libanese indipendente  nasseriano (INM)***  Mustafa Hamdan ha detto martedì che il velivolo militare è arrivato in aeroporto di Beirut nel tentativo di fornire aiuto per i cosiddetti rifugiati siriani, e il Ministero degli esteri ha confermato la notizia, secondo la IRNA. Ha aggiunto che nè il primo ministro Najib Miqati né quello della salute e i ministri degli esteri erano informato della cosa, e che solo un certo numero d’individui sconosciuti era in aeroporto a ricevere l’aereo. Affermando anche che elementi stranieri stanno facendo sforzi per creare instabilità in Libano, Hamdan, ha criticato il silenzio dei media del paese sulla questione e ha detto che tali azioni rappresentano una grave minaccia per la sicurezza e la stabilità del Libano e che questo genere d’iniziative sono  in linea con l’intenzione dell’assistente del Segretario di Stato per il Medio Oriente Jeffrey Feltman di creare basi militari in Libano per sfidare la Siria.

Se i sospetti espressi da questo partito libanese sono infondati, occorre comunque ammettere che l’Italia  deve  essersi mossa male, non bussando a tutte le porte giuste.

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Eppure una limpida chiarezza è necessaria nel trattare con il Libano che non ha dimenticato quello che i nostri politici forse sì, e l’opinione pubblica certamente. Si deve andare indietro al 1978, quando gli indizi raccolti da una commissione d’indagine libanese segnalavano l’arrivo a Roma dell’Imam iraniano-libanese Musa Sadr proveniente da Tripoli. L’imam scomparve nel nulla, l’indagine, atto dovuto da parte degli inquirenti italiani, fu bloccata poiché Domenico Sica, giudice preposto al caso, ignorò le circostanze e i ritrovamenti di oggetti, compreso il passaporto dell’imam, in un albergo romano.
Uscita l’Italia dalla questione, il cerino acceso è rimasto in mano ai libici e, nella vulgata mediatica ancora oggi reiterata, la faccenda è data in questi termini “Gheddafi ha fatto uccidere Musa Sadr” senza uso del condizionale,  nemmeno ora che sono riemerse voci secondo le quali sarebbe ancora vivo.

Il Libano è sempre intenzionato a far emergere la verità e aveva ottenuto assicurazioni dal governo Berlusconi. Ora: un Gheddafi in vita era un “perfetto” indiziato, un Gheddafi morto con i suoi segreti no. Non può accontentare né la famiglia dello scomparso (e di altre due persone che lo accompagnavano) che in questi anni non ha mai cessato di reclamare la verità, né il Governo di Beirut.
Non dovrebbe accontentare nemmeno noi italiani perlomeno da aprile, quando il giornalista scrittore Fausto Biefeni Olevano, a due mesi dalla pubblicazione della sua indagine sul caso dell’imam scomparso nel libro La “verità” nascosta è morto in circostanze che giornali e blog hanno definito misteriose, ma  è perlomeno strano il modo in cui si è saputa la notizia

(ANSA) **– BEIRUT, 25 APR – All’eta’ di 49 anni si e’ spento a Roma, per cause ancora da accertare, il giornalista e scrittore Fausto Biefeni Olevano, autore tra l’altro di un libro-inchiesta, pubblicato solo due mesi fa, sulla misteriosa scomparsa in Libia dell’imam sciita Musa Sadr nel 1978.
Ne ha dato notizia un’amica di famiglia che ha raggiunto telefonicamente l’Ansa di Beirut. Biefeni Olevano e’ stato trovato senza vita ieri nel letto della sua abitazione e dai primi accertamenti medici sarebbe deceduto nella giornata di venerdi’. Sulla sua salma sara’ condotta oggi un’autopsia per accertare le cause dell’improvviso decesso
** il link non funziona più, ma si può leggere l’art da Irib

 Mi sfugge la ragione per cui di un italiano morto a Roma si dia notizia attraverso l’Ansa di Beirut, alcuni blog la definivano una morte sospetta e informavano che il magistrato aveva disposto l’autopsia.  I risultati? Dalla notizia della morte a fine aprile il nome di Olevano non compare più nelle notizie.

Il silenzio fa pensare a cause naturali? Perché non dire chiaramente e tacitare illazioni!
O non si è trattato di morte naturale?

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Ricordiamo che il 27 maggio sei militari italiani in forza all’Unifil (2000 italiani  sui 12000 soldati della missione)  stanziati presso Sidone sono stati feriti in un attentato di cui, ovviamente, non si conoscono con certezza gli esecutori. Commentando la notizia, il giornale libanese Dailystar scriveva, sotto il titolo: Ingiusta ricompensa

“L’attacco di venerdì invia un messaggio all’ Italia sul Libano: in cambio delle truppe UNIFIL, così come della fiducia   nelle prospettive del Libano, i soldati italiani saranno i bersagli di violenza omicida.”

La nostra missione è di peacekeeping per dare al Libano stabilità, ma la situazione della confinante Siria è tale da mettere in pericolo proprio la stabilità del paese che ha più correnti politiche e religiose di quante se ne possano ordinatamente elencare.
Non è  pertanto  il caso di fornire armi sottobanco ai rivoltosi siriani, se mai ciò fosse fatto, ma altrettanto da evitare è tenere atteggiamenti che suscitino sospetti in qualche componente della galassia libanese. Anche questo è peacekeeping. /// aggiornamento 9 aprile 2013 – 4 giornalisti italiani rapiti in Siria da un” gruppo salafita”, il governo chiede silenzio stampa, psyop  sulla vicenda da parte dei supporter dei ribelli – vedere ricostruzione nel post Quattro giornalisti in Siria e l’italica logorrea  ///

nota*** al-Murabitoun o INM è il movimento indipendente che si ispira all’ideologia del leader egiziano Nasser, è avversario della componente cristiano-maronita, antifascista e di orientamento socialista. Avversario, pertanto, del partito degli Hariri che hanno dominato il Libano con la corruzione, furono indicati coinvolti nell’assassinio del Presidente Rafik Hariri, poi prosciolti senza che si arrivasse ad accuse formali.