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Questo articolo è la continuazione di  Israeliani e Palestinesi: separati insieme  di  settembre 2011, quando il Consiglio di Sicurezza  ONU ricevette e respinse la richiesta della Palestina di essere riconosciuta come stato membro a pieno titolo.

Mahmoud Abbas    — detto Abu Mazen:  padre di Mazen suo primogenito prematuramente scomparso —  mentre scrivo sta portando lo stato di Palestina all’Onu. Non membro a pieno titolo, solamente osservatore come lo stado del Vaticano,  ma è un passo fuori dal fosso del passato, quando i Palestinesi per far parlare di sé avevano solamente  la lotta armata.

Abu Mazen, emarginato dai paesi arabi, ma non dalla maggioranza dell’Assemblea, la cui volontà non è per nulla rappresentata dal Consiglio di sicurezza, dove gli Stati Uniti posero il veto ad un pieno riconoscimento.

Ottobre è stato un mese nero per Abbas e l’Autorità Palestinese  che governa la West Bank ma non Gaza, conquistata da Hamas nel 2005. Il 23 ottobre Khalifa al-Thani, emiro del Qatar è andato in visita, primo fra i capi di stato del mondo, a Gaza, proclamando amicizia con il primo ministro Ismail Haniyeh e pieno sostegno per Hamas.  Il sostegno del Qatar, si è visto in Libia e in Siria, consiste in una pioggia armi e di soldi.
Subito dopo la partenza dell’Emiro da Gaza sono tornati a partire le raffiche , di razzi , verso Israele. Il seguito è noto: la risposta durissima, i morti, molti, fra i palestinesi e vittime  in Israele.  Arrivati alla mediazione dell’Egitto, Abbas non è stato convocato.

Molti sottolineano che  con il limitato riconoscimento di osservatore in pratica “non cambierà niente”. E’ falso. Se da un lato la Palestina resterà ancora sotto occupazione militare di Israele, le si apriranno opportunità finora negate.

Cito dall’articolo della giurista internazionale Grazia Careccia, pubblicato in Nena News

Lo stato palestinese potrà infatti ratificare le convenzioni internazionali sui diritti umani.[…]La ratifica di questi trattati multilaterali inoltre consentirà alla Palestina di assumere un ruolo importante nella nomina dei membri dei meccanismi incaricati di assicurare il rispetto delle norme di tali convenzioni.
Lo stato palestinese potrà, con più facilità rispetto a quanto non sia avvenuto per l’UNESCO, diventare membro di importanti agenzie specializzate delle Nazioni Unite, come per esempio l’Unione internazionale delle telecomunicazioni. Oltre agli strumenti per la tutela dei diritti umani, la Palestina potrà diventare un’Alta Parte Contraente delle Convenzioni di Ginevra e ratificarne i due protocolli aggiuntivi, il che darebbe alla Palestina il potere di perseguire i crimini internazionali commessi sul proprio territorio, in virtù dell’Articolo 146 della Quarta Convenzione di Ginevra. Questa norma di diritto cogente andrebbe a prevalere su eventuali accordi di natura pattizia conclusi dalla Palestina che prevedano deroghe a tale principio.

In altre parole: liberarsi da alcuni dei molti ricatti subiti.

Come sta reagendo Hamas? Il leader  Khaled Mashaal ha telefonato a Abbas per esprimere il suo sostegno alla candidatura a stato non membro. Un comunicato dell’Autorità Palestinese parlava di una simile mossa di  Haniyeh ma da Gaza è arrivata una smentita. E’ un errore. La via perseguita dalle autorità  politiche di Gaza è  restare aggrappata al palese ruolo di vittima, anzichè uscirne. Non c’è una via realistica per sconfiggere Israele con le armi, la politica dei piccoli passi è lenta e frustrante, ma l’unica.

Alcuni sosterranno che la decisione dell’Assemblea Onu è una sconfitta per Israele. Anche questo è falso. Sconfitta per gli Usa certamente, ma per la classe politica di Israele sarebbe altra la sconfitta: la soluzione di “uno stato binazionale” dovesse trovare maggiori consensi ulteriori a quelli che già ottiene anche presso una parte della società israeliana.

GMT   22  del 29 novembre 2012:   L’Assemblea ONU ha votato

  138 si , 9 no, 41 astenuti,

l’Assemblea dell’Onu approva risoluzione che riconosce Palestina come stato osservatore all’ONU