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Fatah, il partito che guida l’Autorità Palestinese, va verso il Congresso del 29 novembre, dal quale uscirà una nuova composizione del Comitato Centrale e la designazione del successore di Mahmoud Abbas.

Più che in altri contesti, la scelta del leader palestinese attiene non tanto alle qualità personali quanto ai rapporti di forza fra correnti politiche legate a patron internazionali amici, ma a volte ostili alla causa dell’indipendenza dei Palestinesi.

Il Presidente dello Stato della Palestina Mahmoud Abbas ha detto che il Comitato Centrale del Movimento “Fatah”  all’unanimità ha deciso di tenere il settimo Congresso del Movimento Martedì 29, del mese di novembre.”
La comunicazione è stata data l’1 novembre in lingua araba e poco ripresa dai media. La settimana seguente il Segretario Generale del Consiglio Rivoluzionario ha precisato  che
il Congresso si terrà alla data prevista e che sono infondate le voci di pressioni esercitate sul movimento per una cancellazione dell’evento.
Le pressioni proverrebbero dalla Giordania, che ha minacciato di privare della nazionalità quei palestinesi-giordani che parteciperanno a questo Congresso che vedrà riuniti i delegati di Gaza, Cisgiordania e quelli della diaspora.
Il congresso rinnoverà l’intero Comitato Centrale: l’organo responsabile dello sviluppo e dell’attuazione della visione strategica e delle iniziative negli ambiti più importanti e sensibili della politica palestinese, e sceglierà il nuovo leader che sarà altresì Presidente di AP, l’Autorità Palestinese.

Creato nel 1963 per 10 membri, il Comitato Centrale al presente ne conta 23: il presidente, 19 eletti, tre nominati. Nel 2009 (Nota 1*) fra i nomi nuovi spiccarono quelli di Marwan Barghouti, già in carcere a vita in Israele, di Saeb Erekat, ora Segretario generale dell OLP, e di Mohammad Dahlan, ora senza incarichi ufficiali, considerati rappresentanti della generazione dei giovani.
La composizione nel 2009 premiava la Cisgiordania, annoverando solamente 6 membri di Gaza che per protesta si dimisero.
Il nuovo Congresso doveva tenersi nel 2014, ma venne cancellato per l’attacco di Israele a Gaza. Rimandato a gennaio 2015, fu nuovamente cancellato a causa di insuperabili difficoltà organizzative; all’occasione, il presidente del comitato incaricato della preparazione raccomandò la data 29 novembre 2015, che torna ora posposta di un anno.

La politica palestinese, sempre che non avvengano quegli intoppi dell’ultim’ora che spesso  ne vanificano le intenzioni, sta dunque per cambiare “testa”. Impossibile prevedere se il rapporto numerico dei rappresentanti sarà più equilibrato fra le due entità geografiche e quanto peseranno i delegati della diaspora nella scelta del presidente.

Fra i nomi considerati in corsa dalla maggior parte dei media, spicca la terna già ben nota.

marwan-barghoutiMarwan Barghouti. La sua storia politica passata lo vede all’opposizione di Abbas. Sebbene condannato a 5 ergastoli, che sconta nelle carceri israeliane, spesso in isolamento, è una figura carismatica. Questa sua dichiarazione del 2002 ne rende conto “Mentre io, e il movimento Fatah di cui faccio parte, fortemente ci opponiamo agli attacchi a civili all’interno di Israele, nel nostro futuro mi riservo il diritto di proteggere me stesso, di resistere all’occupazione israeliana del mio paese e di lottare per la mia libertà”. Più di recente, sulla scia delle tensioni a Gerusalemme, Barghouti aveva chiamato a una terza intifada: “L’Intifada armata di Yasser Arafat è la nostra eredità, è imperativo riconsiderare la nostra scelta di resistenza come mezzo per sconfiggere l’Occupante”.
Ritengo fuori da ogni realistica possibilità che, qualora eletto, Barghouti venga scarcerato; la sua elezione sarebbe interpretata come un’escalation di ostilità verso Israele, le cui conseguenze sarebbero incalcolabili.

saeeb-erekat-palestine-congress– Saeb Erekat, o Abu Ali, storico negoziatore, di grande fedeltà ad Abbas. La sua credibilità fu oscurata nel 2011 da un leak di Aljazeera, i Palestine Papers, secondo il quale Erekat avrebbe fatto concessioni importanti e segrete al PM israeliano Ehud Olmert sui confini e su Gerusalemme. Erekat ha smentito ripetutamente l’autenticità dei documenti, tuttavia all’epoca si dimise da negoziatore dopo che un’indagine interna palestinese scoprì che la fonte era il suo stesso ufficio. I veleni si sprecano nel mondo politico palestinese sempre sottoposto alle lusinghe della corruzione della potenza occupante. Pochi mesi più tardi Erekat assunse nuovamente la sua posizione di negoziatore e fu l’artefice degli stretti rapporti di Ap  con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu e con i paesi europei.

mohammed-dahlan– Mohammed Dahlan – Questo blog si è occupato varie volte della sua ambigua figura, delle sue vaste relazioni politico-finanziare con le Monarchie del Golfo, con l’Egitto e con Israele. Cacciato Da Gaza e dalla Cisgiordania, ha coltivato relazioni grazie alle quali reintrodursi a Gaza.
Scrive Al Monitor che il rapporto tra Hamas e Dahlan sembra illogico a molti, data la storica rivalità tra i due che ha origine a metà degli anni 199, quando Dahlan, a capo del Servizio di Sicurezza Preventiva, fu accusato da Hamas di arrestare e torturare i suoi leader. Il giornale riporta, però, le parole di un membro Hamas che, a titolo privato, dichiara che Dahlan sarà sempre più coinvolto nella vita politica grazie ai progetti di aiuto, le idee e le soluzioni per la Striscia di Gaza.  “La politica è questione di interessi, e la [nostra] politica può cambiare, pur mantenendo intatti i nostri valori e i principi morali “. Più che di principi, sarebbe più esatto parlare degli ingenti fondi raccolti nel Golfo e ampiamente dispensati nella Striscia con le sue iniziative “umanitarie”.

L’Egitto, ai ferri corti con Abbas – che ha preferito l’iniziativa internazionale di pace promossa dalla Francia alla sua proposta di indire colloqui diretti Palestinesi-Israeliani –  coltiva le simpatie degli abitanti di Gaza per Dahlan aprendo più spesso il valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto. In una intervista densa di critiche ad Abbas rilasciata a Middle East Eye dalla sua residenza egiziane, Dahlan nega di avere ambizioni presidenziali e dichiara di sostenere l’elezione di Barghouti.
Date le disinvolte caratteristiche e la storia divisiva del personaggio, una sua eventuale vittoria al Congresso, possibilità molto sottolineata dai media, renderebbe il futuro della politica palestinese più incerto all’interno e più condizionato in ambito internazionale dai legami che intrattiene con Israele ed Egitto, nonché dallo stato dei futuri rapporti fra i due paesi.

A questa terna, i media hanno aggiunto di recente il nome di   Nasser Al-Kidwa.Nasser-Al-Kidwa Come spiega estesamente Al Monitor, Kidwa (o Qudwa) è stato ministro degli esteri e inviato OLP all’ONU, è membro del Comitato Centrale; è nipote di Yasser Arafat e non gli si addebitano scandali finanziari. Non ha base popolare, alcuni dicono sia in stretti rapporti con Dahlan, altri che abbia una granitica solidarietà con Abbas. Di lui si parla estesamente in Israele e il quartetto Egitto-Giordania-Arabia Saudita-UAE ha chiesto ad Abbas di designarlo come successore. Visto tale supporto, non stupisce che ai vertici di Fatah tale candidatura non susciti entusiasmi. Oppure è un aplomb mantenuto per non bruciarne il nome?
I Palestinesi ci hanno abituato agli enigmi e molto può accadere all’ultimo minuto, prima del 29.

Nota 1*–  Tutti i membri del Comitato Centrale di Fatah 2009 e le biografie: https://www.washingtoninstitute.org/uploads/Documents/pubs/FCCProfiles2.pdf

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QUI LO SVOLGIMENTO E LE CONCLUSIONI DEL CONGRESSO (PDF)

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