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Il giorno 11.11 piazza Tahrir era popolata solo di blindati e poliziotti. Ci chiedevamo alla vigilia della manifestazione del Movimento dei Poveri, Haraket Ghabala, “Si tratta di una velleità? Di una trappola?” Ora la domanda è: in che modo si è arrivati al fallimento della protesta?

“In 6 ore le forze di sicurezza possono  essere inviate ovunque per proteggere il paese”. Così Al Sisi ammoniva equiparando l’esplosione dello scontento popolare a una minaccia per lo stato. Il Ministero dell’Interno alla vigilia aveva provveduto con solerzia a rinvenire la pistola fumante in mano ai presunti responsabili del complotto, avvalorando le voci già precedentemente diffuse. I Fratelli Musulmani, ai quali  sarebbero state confiscate armi e munizioni nascoste in un cimitero, e frange dell’esercito con la scoperta di cinque fabbriche di bombe e l’accusa di coordinamento con la Fratellanza per attaccare i posti di blocco della polizia. Inoltre, il Ministero aveva aumentato la sorveglianza degli studenti; sui tetti  di qualche università i passanti videro appostati dei cecchini e 24 studenti di Al-Azhar vennero arrestati per aver fondato il movimento “Wakastoona” (letteralmente: ci hai rovinato) in appoggio alle proteste del Movimento dei Poveri.

L’Occidente aveva raccontato il golpe del 2013 contro Mohammed Morsi come una svolta laica. La realtà che ne è seguita vede inserita nella Costituzione la Sharia e gli imam ricevono dal Ministero per gli Affari Religiosi le linee guida dei sermoni.  Questo il messaggio ai fedeli per l’11.11 “Proteggere il Paese non è solo prendere le armi contro i nemici e i pericoli stranieri; ci sono altri modi, per esempio non permettere a nessuno d’immischiarsi negli affari del vostro paese e diffondere corruzione o complottare contro il suo popolo e terrorizzarlo. “

Anche star dell’intrattenimento hanno provveduto a screditare una sollevazione popolare. In risposta al suadente articolo di cairoscene, un commento: “Dici che una protesta di massa potrebbe far finire l’ esperimento democratico in Egitto infliggendo una ferita che ritarderà la ripresa del paese!! Sinceramente mi sono fermato a questo … Se pensi che in Egitto c’è un esperimento democratico o che è su un percorso di recupero, sei un illuso o peggio ancora sei parte dell’illusione!! “


L’
avvocato del Centro per i Diritti umani sociali ed economici, Malek Adly, intervistato da Reuters anticipava Il blocco rivoluzionario è restio a protestare perché ormai sappiamo che qualsiasi azione intrapresa nelle piazze finisce in un bagno di sangue. Non ci sono risultati che possiamo ottenere con questo regime”.

proteste-egitto-movimento-dei-poveriTuttavia in varie parti del paese alcuni gruppi hanno sfidato la minaccia di Sisi.
La polizia l’11 ha represso una serie di proteste arrestando almeno 130 manifestanti. Al Cairo, dove era massiccia la presenza di agenti in previsione delle proteste, gli arresti sono stati 39.  Altre  decine di fermi fra i manifestanti nella città portuale di Suez.”

Una manifestazione di grandi proporzioni  avrebbe interferito con l’iter della politica economico-finanziaria impostata da Sisi. Lo stesso giorno il Fondo Monetario doveva approvare la concessione di un prestito di 12 miliardi di dollari in 3 anni. Il prestito è stato concesso e il debito sovrano  dell’Egitto è stato riclassificato da negativo a B stabile.  Il FMI prevede una crescita dell’economia del 4 % l’anno prossimo, posto che alle misure già prese il governo aggiunga la cancellazione di residue sovvenzioni ai prezzi del carburante; per i cittadini è in previsione per l’anno prossimo un’inflazione al 17. Con la fluttuazione della moneta, Standard & Poor’s ritiene che il cambio più competitivo potrebbe essere benefico per le esportazioni di beni e servizi, nonché per il turismo ora in sofferenza, se verranno risolti i problemi di sicurezza. In altre parole se  i gruppi jihadisti verranno sconfitti, ma secondo gli analisti questo richiederebbe di ripensare completamente l’attività antiterrorismo condotta in Sinai dove, a differenza di quanto sostiene il governo, l’Isis gode di un profondo radicamento.
Non è ingiustificata una perplessità: se un prestito di 12 miliardi crea aspettative di sviluppo, perché ciò non è avvenuto nel triennio precedente quando I Sauditi e, in misura minore, gli altri paesi del Golfo Persico hanno dato all’Egitto 30 miliardi  di dollari in aiuti nel corso degli ultimi tre anni” ?

Tra la rabbia per la crisi che investe le famiglia e la prospettiva di morire o finire in carcere, gli Egiziani si sono piegati alla seconda. Complice la stanchezza di cinque anni di continue proteste che hanno dato solo vittorie all’esercito e alla Chiesa Copta: la distruzione dei Fratelli Musulmani e l’incarcerazione del presidente eletto Morsi, a fronte di un continuo deterioramento dello standard di vita dal tempo di Mubarak.

Con il pervasivo dispiegamento dell’intelligence non era impossibile intravedere questa stanchezza. Resta, allora, negli osservatori un’altra perplessità: perché tanto gonfiare la minaccia del Movimento dei Poveri?  

Da MadamasrAlcuni hanno accusato lo Stato e i suoi media di esagerare la portata dell’appello alla protesta dell’11 novembre come pretesto di misure repressive. False notizie sono state diffuse circa il collegamento di esponenti della rivoluzione, come Mohamed El Baradei, tramite tweet fittizi con loro appelli a sollevarsi in armi contro il governo, mentre i filogovernativi nei talk show sostenevano che l’11 novembre era un “complotto satanico dai Fratelli Musulmani.”

Un fallimento così palese non giova forse a rappresentare agli osservatori internazionali Abdel Fattah Al Sisi come uomo forte  che tiene in pugno il paese, tal quale Nasser?

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