Dall’inizio del 2022 le forze di sicurezza di Israele hanno ucciso 174 cittadini palestinesi, tra cui 41 bambini, in Cisgiordania, a Gerusalemme e nella Striscia di Gaza.

Uday at-Tamimi, 22 anni, è stato ucciso la sera del 19 ottobre all’ingresso dell’insediamento israeliano di Ma’ale Adumim, a est della Gerusalemme occupata, dopo aver presumibilmente sparato contro due guardie di sicurezza.
Uday ha lasciato  uno scritto con le disperate motivazioni del suo gesto.

 

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Sono Uday Tamimi, del campo dei martiri profughi Shufat
che viene perseguitato.

La mia operazione al checkpoint di Shufat è una goccia
nell’oceano della lotta fallimentare.

So che diventerò un martire, prima o poi, e so che non libererò la Palestina con una sola operazione,
ma l’ho fatto con un obiettivo in mente.
Il mio obiettivo è che questa operazione spinga centinaia di giovani a prendere la pistola dopo di me.

Da lontano, questo messaggio suscita ogni sorta di emozioni e di giudizi diversi a misura di quanto si conosce della condizione del popolo palestinese. Un popolo disperso in campi profughi in vari paesi del Medio Oriente, che nella Palestina subisce l’illegale Occupazione da parte di Israele, e che anche quando si tratta di persone con cittadinanza israeliana subisce discriminazioni. 
Per chi abbia come bussola morale la Giustizia, i gesti disperati dei ragazzi e delle ragazze contro i militari, che sono lo strumento dell’oppressione, non sono umanamente incomprensibili. 
Ciò che è da sempre incomprensibile è il favore internazionale che ottiene lo stato di Israele nel suo disprezzo delle Risoluzioni Onu che condannano l’Occupazione chiedendo il ritiro delle forze militari dalla Cisgiordania e dal settore arabo di Gerusalemme.

Si tratta di un uomo
Incatenarono la sua bocca
legarono le sue mani
alla roccia della morte
e dissero : “ sei un assassino “

Mahmud Darwish 

L’Onu e la lezione che Israele rifiuta di apprendere