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La Guerra di Corsa differiva dalla pirateria poiché quest’ultima era, e tuttora è in alcuni mari, esercitata per conto proprio, mentre le navi corsare inalberavano la bandiera di un sovrano.
mappa-liguria-anticaLe coste della Liguria per secoli furono assaltate dai Corsari Barbareschi che combattevano per l’Impero Ottomano.

Gli effetti concreti delle spedizioni di questi corsari, chiamati anche Turcheschi, non differivano da quelli delle azioni piratesche.
Gli equipaggi  erano composti da Ottomani e Saraceni, rispettivamente turchi e arabi, ma spesso anche da europei “rinnegati”. Il capitano rispondeva al proprietario della flotta di galee e vascelli, le scorrerie avvenivano per ordine diretto dell’Ammiraglio capo della Marina Ottomana, o comunque negli interessi dell’Impero.

La guerra marittima nel Mediterraneo costituì un filone della contrapposizione dell’Europa e del Medio Oriente; rappresentata come guerra di religione, fu fondamentalmente una rivalità economica (vedere http://tinyurl.com/h357uj6 )

Repubblica di Genova
stemma-repubblica-genova

andrea-doria-doge-genovaNel secolo XVI la flotta cristiana che difendeva la Liguria era al comando di una figura sorta ad emblema della Repubblica di Genova:  il Doge e Ammiraglio Andrea Doria.
Nobili natali, esperto
uomo di mare trasformò il Comune in Repubblica Marinara cui diede un’ impronta aristocratica.
Il Doge veniva ogni due anni scelto tra gli appartenenti agli 
Alberghi dei Nobili, ovvero associazioni di famiglie imparentate e della cerchia dei loro subalterni.
Doria come uomo politico fu sagace e disinvolto nel cambiamento delle alleanze, fu implacabile nel reprimere le volontà indipendentiste delle altre città liguri e intempestivo nella difesa di quelle a lui soggette. Savona, potenziale rivale economica di Genova, pagò duramente la propria volontà di autonomia: nel 1528 venne conquistata, le mura distrutte, il suo porto interrato.
Nel corso della lunga vita, morì nel 1560 a 94 anni, Doria ebbe come avversari due grandi comandanti della Guerra di Corsa.

Impero Ottomano

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Insegna di Solimano

Solimano I il Magnifico,  in Oriente detto Kanuni: il Legislatore, governò l’Impero Ottomano dal 1520 fino alla sua morte, nel 1566. L’efficacia guerresca dei Corsari che combattevano per lui fu spesso superiore a quella dei comandanti del fronte europeo, nonostante l’alleanza dei Doria con l’imperatore Carlo V nel 1528.

Il suo primo grande ammiraglio fu ariadeno-barbarossa-ammiraglio-ottomanoKhayr-al-Din, chiamato dagli italiani Ariadeno Barbarossa. Figlio di un albanese convertito all’Islam e di una cristiana ortodossa, divenne Paşa dell’Impero Ottomano e Viceré  di Algeri. Aveva al suo comando un’imponente flotta stanziata nei porti dell’Africa settentrionale: Tunisi, Algeri, Gerba. Sorprendentemente capace di sentimentalismo, risparmiò a Reggio Calabria il saccheggio perché, invaghitosi della figlia del Governatore, l’ottenne in sposa.
Una delle sue maggiori vittorie avvenne nel 1541, quando una spedizione partita dall’Italia verso Algeri terminò con la perdita di 150 navi, di tutte le artiglierie e dei cavalli; diverse migliaia di soldati italiani tedeschi e spagnoli morirono e altri caddero in schiavitù.

Alla morte del Barbarossa, Solimano conferì la carica di Ammiraglio al luogotenente: Dragut.

dragut-turgut-reis-ammiraglio-ottomanoTurghud Ali’, detto Dragut, o Turgut Reis, era stato catturato da Giannettino Doria, tenuto come marinaio schiavo per quattro anni, riconsegnato poi, incautamente, al Barbarossa dietro pagamento di un lauto riscatto.
Assunta la carica di ammiraglio, d
al 1546 Dragut divenne il terrore dei Liguri, costieri e dell’interno: Sanremo, Riva, Laigueglia, Alassio, Rapallo furono pesantemente e ripetutamente bersagliate dalle sue flotte che potevano contare fino a venticinque unità.

“Nel 1538 ad Albenga i Corsari danno una dimostrazione del loro coraggio e della capacità di colpire a sorpresa in qualsiasi situazione, anche quelle più impensabili. L’azione si svolge in un momento in cui la riviera di Ponente è presidiata dal più grande esercito d’Europa, una quantità tale di soldati tedeschi che le comunità sono rovinate dalle spese che devono sostenere per il mantenimento. Nel bel mezzo di ciò i Corsari l’8 maggio hanno l’ardire di infiltrarsi e assalire in pieno giorno un gruppo di diplomatici che, protetto da un reparto di cavalleria, sta procedendo da Albenga verso Alassio.
Nelle mani dei predoni finiscono l’ambasciatore di Russia e alcuni accompagnatori, ma ciò non sembra soddisfarne l’avidità: pochi giorni dopo al piano della Foce (ndr.Albenga) con un’incursione analoga s’impadroniscono del ricco tesoro di due cardinali del seguito di Papa Paolo III, diretto a Nizza per un convegno con Carlo V e Francesco I.
(nota1)

Il Ponente ligure a metà del XVI secolo ormai opponeva scarsa resistenza, come si vede da questa incursione a Sanremo.

Il 20 maggio maggio1552 una galea corsara cattura due barche al largo del capo di Sanremo e le conduce verso Livorno. Si verifica qui un fatto sconcertante che dà la misura dell’inaffidabilità di coloro che sono  preposti alla sicurezza comuni.
Quando il vascello barbaresco si è presentato nello specchio d’acqua dominato dal capo, la sentinella in servizio ha fatto il segnale di “netto” anziché quello di “brutto”. Il podestà di Sanremo conduce una rapida indagine e scopre che il milite preposto alla guardia aveva abbandonato la postazione per andare a casa, lasciando in sua vece il figlio, il quale, senza preoccuparsi di controllare il mare e incurante delle possibili conseguenze, ha fatto i segnali che indicano l’assenza di pericoli.”.

Nel 1555 Dragut  sbarca a Ospedaletti , con i suoi uomini batte il territorio circostante e rapisce numerosi abitanti di Colla.

“I corsari si sentono talmente padroni della situazione che subito dopo la scorreria si fermano alla spiaggia di Sanremo e offrono la possibilità di riscattare gli abitanti di Colla appena catturati.  Il podestà Giustiniani accorre assieme alle altre autorità e gran parte della popolazione. Chi ha denaro sufficiente può  immediatamente comprare il rilascio dei propri familiari; altri invece sono costretti a rivolgersi ai mercanti che, fiutando l’affare, si sono precipitati sul posto e ottengono le somme necessarie ipotecando le proprietà dei prigionieri.
Le operazioni si protraggono per alcune ore con estenuanti e dolorose trattative; poi improvvisamente si alza un vento furioso e i Barbareschi partono, però si premurano di avvertire che si fermeranno ad Antibo e che le trattative là potranno continuare.
Con l’interessamento delle autorità e
l’intervento, meno lodevole ma pur sempre utile dei mercanti di Nizza, per quasi tutti i prigionieri catturati da Dragut l’avventura si conclude positivamente.”

Le incursioni dei Barbareschi sulle coste mediterranee continuarono fino agli inizi del XIX secolo,  quando si fecero sempre più efficaci le operazioni da parte degli Stati europei: Gran Bretagna, Spagna, Regno di Sardegna, Impero Austroungarico e Francia. Anche gli Stati Uniti intervennero nel 1801 impiegando il Primo Reggimento dei Marines, un corpo creato pochi anni prima, nel 1775. Ancora oggi l’incipit dell’inno del United States Marine Corps rammenta quell’intervento:

From the Hall of Montezuma
to the shores of Tripoli
We fight our country’s battles
In the air, in land, and sea.

 

Nota 1 Le citazioni di episodi provengono dal saggio
Corsari e pirati   in Liguria, di Giorgio Fedozzi, Dominici Editore, Imperia.

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