Ad Abdelbasset al-Megrahi, unico condannato per l’attentato di Lockerbie, era stato concesso di lasciare il carcere, ufficialmente per ragioni umanitarie, e tornare in Libia  nel 2009.

 “Sono ovviamente sollevato,  lascio la cella della prigione straniera  e torno finalmente in Libia, la mia patria. Vivrò i giorni che mi restano  all’ombra dell’errore del  verdetto. Mi sono trovato davanti a una scelta terribile: rischiare di morire in prigione nella speranza di una riabilitazione postuma del mio nome o tornare a casa portando il peso del verdetto di colpevolezza, che ora  non verrà mai più cancellato. La scelta che ho dovuto fare  mi dà  dolore, frustrazione e collera. Temo che non  riuscirò mai a superarli”  

Due mesi prima del rilascio i suoi avvocati avevano presentato istanza di revisione del processo presso la Corte di Edimburgo per vizi  nella raccolta delle prove. Dopo il ritorno in Libia – trascorsi i tre mesi che secondo i medici erano la restante aspettativa di vita – su quello che veniva definito un provvedimento di clemenza vennero condotte inchieste giornalistiche. Sono emerse  evidenze di pressioni sul prigioniero affinché rinunciasse all’appello in cambio della concessione del rimpatrio.

L’anno precedente, ottobre 2008, Gheddafi aveva annunciato l’erogazione di 1,5 miliardi $  al  fondo per  le vittime americane negli attentati terroristici a lui attribuiti dagli Usa  (discoteca Berlino, Lockerbie,1986 e 1988).  Il Segretario di Stato definì il gesto “lodevole pietra miliare” per l’espansione dei rapporti Usa-Libya. Gheddafi fu costretto ad ammettere all’Onu la responsabilità dei suoi ufficiali e definì la somma versata non “un risarcimento” ma il prezzo, la traduzione dall’inglese significa pizzo, da pagare per entrare nella comunità internazionale.  (Nota*) Il versamento dell’importo a saldo venne dilazionato  e corrisposto solo quando gli Usa riaprirono, il 6 settembre, l’ambasciata a Tripoli presente  Condoleezza Rice che dichiarava “Gli Stati Uniti non hanno nemici permanenti” e, con ciò, conquistava il cuore del colonnello.

In seguito, nel 2010, un’inchiesta di Newsnight BBC  introduceva basilari dubbi sul reperto in base al quale era stato condannato Abdelbaset Ali al-Megrahi.

“I test diretti a riprodurre lo scoppio tolgono al caso il collegamento forense centrale, basato su un piccolo frammento identificato come parte del timer della bomba. I test  suggeriscono che il frammento, che legherebbe l’attentato a Megrahi, non avrebbe potuto resistere all’esplosione.  Il frammento era conficcato in un resto d’indumento carbonizzato, recante l’etichetta “made in Malta”.  Le indagini si focalizzarono su Malta per scoprire chi poteva averlo acquistato. Un commerciante dell’isola identificò Megrahi, ma ciò avvenne solamente anni dopo, quando vide in una rivista una sua fotografia che lo indicava come sospetto attentatore di Lockerbie. Newsnight ha scoperto che il frammento – cruciale per la condanna – non venne mai sottoposto all’analisi chimica o swabbing per stabilire se fosse effettivamente stato coinvolto in un’esplosione.”

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” I do find it quite it extraordinary and I think highly improbable and most unlikely that you would find a fragment like that – it is unbelievable”
UN European consultant on explosives,
John Wyatt

La ragione per cui, prima del fortunoso riconoscimento del maltese, Al-Megrahi era stato arrestato consisteva: a) nella sua nota appartenenza all’intelligence libica, b) nella scoperta che il giorno precedente l’attentato si trovava a Malta, viaggiando sotto altro nome, con un connazionale, lui pure agente segreto. Che gli 007 viaggino in incognito non è strano, inoltre si era arrivati a Megrahi  attraverso una catena di circostanze e un riconoscimento successivamente screditato. Di conseguenza il frammento di timer (conficcato in un  abito maltese dentro una valigia spedita dall’isola) diventava il pilastro dell’accusa ai fini della condanna.
Va ricordato, e questo articolo lo fa in maniera esauriente, il clima politico degli anni 90. Numerosi erano i paesi o gruppi  terroristici fre-lance con  motivi per colpire gli Usa, ma  molti erano troppo potenti, come Iran e Siria, per essere posti sotto accusa. La Libia era isolata sulla scena internazionale, inoltre manifestamente amica dell’Ira, dell’Eta, dell’ Olp.

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Moussa Koussa

Condannato Al Megrahi come esecutore, la giustizia inglese e la Cia, però, non poterono assicurarsi quello che era indicato come l’ideatore: Abu Moussa Koussa, che nel frattempo era diventato il Ministro degli Esteri della Libia. Si è dimesso nel mese di marzo, “non desidero più lavorare per Gheddafi”, ha detto, e ha chiesto asilo in Inghilterra. Scelta che suscita stupore perché proprio la Gran Bretagna era il paese che lo avrebbe voluto sul banco degli accusati.
Tenendo conto che i  file “trovati” ora negli uffici governativi di Tripoli  registrano la sua collaborazione, anche molto cordiale, con la Cia negli anni 2000, la sensazione è di essere ancora lontani dalla verità su Lockerbie e ancora di più su quanto sta avvenendo in Libia e sulla scacchiera mondiale.
Attualmente 
Al-Megrahi è in condizioni gravi, in coma secondo i ribelli che lo hanno catturato, ma Hilary Clinton ha formalmente richiesto al CNT che sia sottoposto a regime carcerario.  Su di lui c’è accanimento: condannato sulla base di un frammento di  timer mai sottoposto ad esame prima e poi messo fortemente in dubbio dagli esperti, comatoso e muto. Non così su Moussa Koussa; è forse un teste di accusa tenuto in serbo se mai si arrivasse (e nessuno lo vuole se Gheddafi conserverà l’uso della parola) a un processo alla ICC?

 Ampliamenti 

Libyanfreepress
http://libya360.wordpress.com/2011/09/19/lockerbie-libya-syria-who-to-frame-next/

http://libya360.wordpress.com/2011/02/25/the-lockerbie-bombing-libya-was-framed/#comments

-nsbc
Il caso Lockerbie proietta al sua ombra anche sulla vita politica inglese, queste le interrogazioni dell’opposizione al primo ministro David Cameron da nsnbc  http://nsnbc.wordpress.com/2011/09/21/lockerbie-pmqs-for-david-cameron/

Il ruolo della CIA nell’uso della tragedia di Lockerbie in funzione anti-Libia.  Gli Usa mentirono al consiglio di sicurezza dell’Onu e lo fecero attraverso un avvocato che ora rivela il retroscena e definisce il castello di accuse contro i due libici “bucato come un groviera”
http://nsnbc.wordpress.com/2011/09/30/lockerbie-cia-made-us-state-department-attorney-lie-to-un-security-council/

 The Lockberbie case di Robert Black, docente di Diritto all’Università di Edimburgo.
In Scozia l’interesse per il chiarimento e la giustizia sul caso Lockerbie sono quanto mai vivi.  Dall’ultimo articolo di Robert Black :
– Swire, il portavoce delle Famiglie del Regno Unito vittime del volo 103, la cui figlia venne uccisa dalla bomba, ha ripetutamente espresso la sua insoddisfazione per la versione ufficiale. Egli stesso, dopo il processo, ha promosso la campagna “Giustizia per Al Megrabi. Hans Köchler, giurista austriaco, definisce la condanna di  Al-Megrabi come uno spettacolare caso di disfunzione della giustizia.
– In un servizio della BBC, fortemente allineata con l’intervento in Libia, in un servizio del 20 ottobre – accennando all’accusa sostenuta per anni che la Libia fosse responsabile dell’attentato alla discoteca si Berlino – ha usato la formula “potrebbe non essere stata opera di Gheddafi”.


Nota *

Inquadrando con precisione il clima politico internazionale del periodo,   Gheddafi stava dando una svolta costituzionale al paese, diminuendo il potere del governo, rilasciando prigionieri politici, invitando gli esuli a tornare. Tutto ciò venne bloccato dall’imposizione delle sanzioni economiche internazionali nel 92, che vennero cancellate solo  con il pagamento  di una grossa somma al fondo per le vittime americane; l’articolo ribadisce che  Gheddafi non ha mai  inteso con questo ammettere la responsabilità dell’attentato Lockerbie come invece i media continuano a sostenere.

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