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[aggiornamento 2 febbraio in calce all’articolo]

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E’ in corso sotto gli occhi del mondo una tragica commedia, un gioco delle parti che coinvolge molti attori. Una commedia della politica che intrappola in un labirinto giuridico un fratello e una sorella a causa del loro cognome:
Saif al Islam e Aisha, figli di Muhammar Gheddafi .


****Il CNT: esige un processo in Libia. Lo spettacolo di Saif messo a morte servirebbe a rinsaldare il potere vacillante del Consiglio e del Governo, ma non si sa se e quando saranno in grado di celebrare il processo.

****La CORTE PENALE INTERNAZIONALE:  indotta dal Consiglio di sicurezza Onu ad emettere un mandato di cattura illegittimo (non avendo la Libia aderito al trattato di Roma che istituisce la Corte stessa) è alle prese con un impianto accusatorio basato su voci che si sono rivelate  infondate e con un avvicendamento nel ruolo di Procuratore che avverrà tra qualche mese. Non vuole accollarsi un processo che terminerebbe con tutta probabilità in un’imbarazzante assoluzione.

****La TRIBU’ ZENTAN:  ha effettuato la cattura di Saif, oppure ha ottemperato a una richiesta di  “ prelievo” proveniente dalla Nato o da un paese della coalizione, e lo detiene in quarantena. Gruppo di privati cittadini,  abili nel gioco del voltar gabbana  , teoricamente potrebbe, nel caso di cambiamenti del clima politico o di un più fermo impegno della Corte Penale Internazionale, essere accusata di rapimento e sequestro di persona. Anche volendo rinunciare a questa pedina oggi politicamente preziosa, non è chiaro a chi lo si potrebbe consegnare.

****Gli STATI UNITI: poco dopo la cattura di Saif   l’ambasciatore americano Gene Cretz è stato inviato ad  ossequiare, con grandi manifestazioni di deferenza, i coraggiosi Zentan che tutto il mondo ammira.  Non essendo  stato pronunciato l’ordine più appropriato “vi abbiamo liberato, adesso rispettate la legge e consegnate il prigioniero alla Corte Penale” ,  si può presumere un accordo segreto sulla detenzione di Saif che giova ad entrambe le parti.

****La GALASSIA dei VERDI, libici o stranieri: vogliono  Saif  in Libia per quando la resistenza avrà sconfitto la Nato” o quando potrà“ presentarsi alle elezioni” .  Mossi, onestamente o meno, da queste chimere, pur essendo il prigioniero in quarantena, diffondono gaudiosi annunci delle sue “passeggiate” e del matrimonio con una signorina della tribù.

****ISRAELE nella persona di Nick Kaufman, l’avvocato al quale Aisha ha affidato  le azioni legali riguardanti lo sterminio della sua famiglia, ad opera della Nato, e per la situazione del  fratello.
La scelta di un professionista israeliano ha provocato molto stupore, ma ha la sua logica nell’ accreditamento internazionale di Kaufman e nella sua disponibilità ad assumere l’incarico a fronte del sospetto dileguarsi di altri avvocati, nonostante la notorietà che questi processi conferiscono sulla scena mondiale.

****HUMAN RIGHT WATCH nella persona di Fred Abrahams:  l’unico che sostiene di aver visto  Saif con i suoi occhi. Superando le resistenze delle guardie, afferma di avergli parlato in privato per mezz’ora. Racconta di una mano destra operata e senza il pollice, dell’atteggiamento ironico di Saif verso i carcerieri, della protesta per non aver ancora avuto contatti con un avvocato e per l’essere completamente tagliato fuori dalle notizie della Libia, del mondo e della sua famiglia.  Il prigioniero sembra non rendersi conto di non essere più un vip, osserva, e questo sta a significare  che gli Zintan danno a Saif un quadro della situazione libica funzionale a tenerlo quieto e collaborativo?
Non ci sono foto né registrazioni a provare tutto questo,  ciò che dà al racconto un sapore di verità è la conclusione dell’articolo di Abrahams

“Ma, appena ci siamo trovati nel mezzo della stanza, con gli Zintan lontani, stringendoci le mani sinistre per salutarci, mi ha fissato negli occhi un paio di attimi troppo lungo. Mi chiedo se fosse una sfida o forse il rivelarsi della paura.”

****AISHA: rifugiata politica, accolta per ragioni umanitarie in Algeria con i suoi bambini, con la madre, due dei fratelli ancora in vita e le loro famiglie. In cambio dell’accoglienza algerina, il suo luogo di residenza è ignoto, non le è consentito rilasciare interviste e il suo ultimo messaggio audio diffuso dalla tv AlRai le aveva provocato una severa reprimenda delle autorità.

In questa fase di stallo, con la Corte Penale che non ha ancora ufficializzato un sì o un no al processo da tenersi in Libia, e afferma di aver avuto notizie sulla salute e la condizione globale del prigioniero ma di volerle tenere riservate, Aisha ha preso l’iniziativa di denunciare questo inaccettabile blackout per mezzo del suo avvocato Nick Kaufman. Da un articolo di Reuters India:

Aisha Gheddafi ha chiesto al giudice di essere messa in grado di fornire informazioni alla Corte Penale Internazionale dei suoi tentativi di contattare Sayf al-Islam e dei due colloqui telefonici intercorsi con il sostituto procuratore della Libia, è scritto nel documento presentato dal suo avvocato Nicholas Kaufman.

“Da queste conversazioni telefoniche, si può dedurre che le autorità libiche, le quali sostengono di indagare per perseguire Saif al-Islām Gheddafi, rifiutano altresì i contatti con il consulente legale internazionale”  dice Kaufman nel documento.
Le informazioni dettagliate, non esposte nel documento, saranno fornite sotto condizioni di riservatezza, aggiunge Kaufman.

Vedere anche in italiano La Presse

E’ una sorella che tenta in completa solitudine di salvare il fratello, dopo averne già pianti tre, mentre il quarto, Saadi, è come lei un rifugiato politico, in Niger.

Alexandra Valiente del sito Viva Libya, sempre in prima fila nel richiedere  che sia rispettata la legalità, ha pubblicato un nuovo articolo sollecitando tutti quelli che della legalità ritengono non si possa fare a meno in un’epoca di civiltà di inviare un appello agli organismi internazionali con la richiesta del rilascio di Saif al Islam in ossequio ai principi della Convenzione di Ginevra, della Convenzione contro la tortura e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani,

THE GENEVA CONVENTIONS ,  CONVENTION AGAINST TORTURE , UNIVERSAL DECLARATION OF HUMAN RIGHTS

e che sia reso possibile a un team legale internazionale prendere contatto con l’indiziato.

We the people of the International Community, demand that The United Nations, The European Union, The African Union, The International Criminal Court, the World Governments and International Human Rights Organizations and The Libyan Transitional Government (NTC), ensure that the rights of Saif Al Islam are upheld in full compliance with International norms and that there be prompt intervention to protect Saif Al Islam Qadhafi.

We demand that an International team of lawyers be granted immediate unobstructed and unconditional access to Saif Al Islam Qadhafi in accordance with International Law as defined in The Geneva Conventions, The Convention Against Torture and The Universal Declaration Of Human Rights.

We demand that Saif Al Islam Qadhafi be granted the right to choose his own legal counsel who will negotiate his release and exhoneration from all charges.

A questo link http://vivalibya.wordpress.com/2012/02/01/we-demand-saif-al-islam-gaddafis-immediate-release/  tutti gli indirizzi degli Organismi internazionali, in particolare, essendo il caso di Saif al Islam una palese violazione di numerosi articoli della Convenzione di Ginevra sul trattamento e il rilascio dei prigionieri di guerra,  ovviamente competente è l’Alto Commissariato per i Diritti umani con sede a Ginevra.

Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR) 
High Commissioner Ms. Navanethem Pillay
Palais des Nations
CH-1211 Geneva 10, Switzerland
infoDesk@ohchr.org

2 FEBBRAIO AGGIORNAMENTO

LA ICC RIFIUTA LA RICHIESTA DI AISHA: NON APPROPRIATA

ICC rejects Gadhafi daughter input in Seif case

February 02, 2012 — THE HAGUE, Netherlands (AP) — International Criminal Court judges have rejected a request by Moammar Gadhafi’s daughter to intervene in the case against her brother, Seif al-Islam.

Aisha Gadhafi filed a request Tuesday to act as “amicus curiae,” or “friend of the court” to provide “concrete information” she said could help judges decide their next step. Judges rejected the request Thursday, saying it was “misplaced and contrary to the intended purpose” of an amicus curiae.


Si può tranquillamente definire: Persecuzione

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