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La “cattura” del delfino di Muhammar Gheddafi nel novembre 2011, suscitava molte domande. Le ricostruzioni erano contrastanti e la versione accolta dalla maggior parte dei media – secondo la quale era stato catturato grazie al tradimento della guida del convoglio presso Oubari nel sud della Libia, caricato su un aereo e consegnato alla città di Zintan, 160 km. da Tripoli – era piuttosto romanzesca, come questo blog aveva ricostruito .

saf-al-islam-gaddafiCircostanza stupefacente – considerando che sulla sua testa già pendeva un ordine di cattura della CPI e che la milizia detentrice affermava di non voler consegnare a nessuno il prigioniero – fu la visita amichevole, che appare perfino servile nelle ricostruzioni del dialogo, dell’allora ambasciatore americano Gene Cretz al quartier generale di Zentan. 

Il tira e molla fra Corte Penale, CNT, Consiglio nazionale di transizione, successivo governo libico di Tripoli e tribù Zentan – di cui un alto rappresentante aveva sorprendentemente ottenuto la carica di Ministro della Difesa libico – si protrae per anni.

Picchi di interesse nel 2013 quando Zentan processa Saif per un tentativo di fuga, ma le fonti filo-Gheddafi  diffondono “notizie” sulla sua vita privata da uomo libero, novello sposo e forse anche padre.
Nel 2105 un tribunale tripolino condanna a morte Saif, che da Zentan appare  in video alle udienze del processo.

Veniamo ai giorni nostri: i media riportano la notizia della sua “liberazione” venerdì 9 luglio, secondo l’ANSASfugge all’attenzione, però, che la medesima dichiarazione si ebbe nell’estate 2016, con contorni talmente confusi da sfiorare il ridicolo.

8 luglio: ” L’avvocato Marcel Ceccaldi, venerdì, ha confermato che il suo cliente era partito dal carcere il 12 aprile 2016, come riportato in origine da FRANCE24, senza obbligo di arresti domiciliari.  Ceccaldi ha detto che Saif al-Islam vuole contribuire all’unificazione politica della Libia e combattere il terrorismo, in riferimento allo Sato Islamico insediatosi nel paese” (ndr. il link  di France24 non funziona più) .
Lo stesso giorno da Zentan smentiscono l’avvenuta liberazione, tuttavia dichiarano che potrebbe usufruire di un’amnistia generale.
10 luglio: il Consiglio Presidenziale del governo sostenuto dall’Onu sostiene che è da escludere per lui l’applicazione dell’amnistia
11 luglio: l’avvocato libico di Saif conferma che il suo assistito è libero

Tornando al presente e alla nuova “liberazione”, la BBC afferma che il “prigioniero” avrebbe ottenuto la libertà grazie ad un’amnistia.

Se la situazione reale di Saif Gheddafi resta avvolta in una nuvola di incertezze – a partire dalla sua eventuale resa del 2011 concordata con i vertici Zintan che lo hanno protetto dall’ordine di cattura internazionale – la ragione di questo rilancio della sua “liberazione” serve alla lotta interna contro il governo Serraj internazionalmente riconosciuto. E il gran rilancio da tutte le più importanti testate giornalistiche suggerisce che del nome “Saif Gheddafi” chi vuol ricavarne utilità per i propri scopi non è un attore di secondo piano.

La disinvolta condotta diplomatica degli Zintan li vede ora in stretta collaborazione politica e militare con l’uomo degli Usa e dell’Egitto: Khalifa Haftar.

Generale dell’esercito libico nella guerra del Ciad, fatto prigioniero, Haftar (o Hiftar) ebbe l’incarico dagli Usa di organizzare colpi di stato contro Muhammar Gheddafi, ottenne la cittadinanza americana, tornò in Libia nel 2011. Insediato a Bengasi, sta tenendo in scacco gli sforzi Onu per dare un governo regolare al paese.

Rammentando la sollecitudine dell’ambasciatore Cretz nello stringere buoni rapporti con Zintan, non è fuori luogo prevedere ciò che alcuni libici si augurano  e altri temono: Saif pedina nella partita che il vecchio establishment gheddafiano gioca per tornare in sella.
O è semplicemente un partita che gli Stati Uniti combattono contro l’Onu? 

Nessuno sembra occuparsi della prigionia in Tripoli dell’altro rampollo di Muhammar: Saadi Gheddafi. “Comprato” con laute erogazioni al Niger, estradato a Tripoli, imputato in un processo che sembra trascinarsi senza arrivare a conclusione. In carcere? Non in carcere?

“A fine maggio una  milizia armata fedele al governo nazionale di Sarraj ha assaltato e preso il controllo del carcere di Al Hadaba, a Tripoli.Nella prigione sono reclusi alcuni degli esponenti del regime di Gheddafi, tra cui il figlio del Rais, Saadi, e l’ex capo degli 007 Abdallah al Senoussi. Secondo alcune fonti i prigionieri sarebbero stati trasportati in un “luogo sicuro”. In un’intervista radiofonica, l’esponente del Consiglio superiore della magistratura in Libia, Khaled Ghouil, ha riferito che i prigionieri “stanno bene”.

Tentativo infruttuoso cercare di appurare la verità o intravedere un chiaro scopo di questo prelevamento di prigionieri gheddafiani, perchè questa è la nuova Libia: quel che accade davvero non si sa, molto si sa di ciò che sembra accadere.

 

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